sabato 25 dicembre 2010

Natale allegro in famiglia allegra

L'esperimento con gli umani non ha funzionato...
E' ora di dare il controllo agli ippopotami.

E allora, ci travestiamo da ippopotami e giochiamo!

Natale in famiglia. Siamo state veramente brave, lo devo dire. Ci siamo organizzate e coordinate alla perfezione. Alle sei eravamo tutte su un treno con i nostri mille pacchettini colorati e abbiamo passato proprio una bella serata, serena e allegra. Le ragazze erano affettuose e allegre e con la sister e la Mom ci siamo fatte tante risate. Gatto e cane con fiocchetto rosso di ordinanza elargivano coccole varie e la pappa preparata tutti insieme era ottima e perfetta. Brave. Regali a mezzanotte e la buonanotte con i nostri bei pigiamoni, baci prima di dormire, come ai vecchi tempi.
Ho sentito chiaramente che sappiamo fare squadra e abbiamo tanti spunti comuni di allegria e condivisione, bello. Questa è una forza di cui sono grata.
Stamattina il risveglio e l'uscita veloce, che l'unico uomo aveva improvvisamente fretta...ma tant'è, la serenità c'era e tutto è andato benissimo, compresa la colazione in pasticceria con allegata cagnona dolce (che si era fatta la vigilia da sola, poverina).

E via in autostrada, di nuovo.
Il nonno, quello vecchio, è felice di vederci.
Il nonno, quello più giovane, il nostro Pà, è morbido e contento.
Il direttore del ristorante e la figlia sembrano usciti da un film, con quella voce metallica...inquietanti loro e tutte quelle tizie che ci frullano intorno. Il pesce è buono, comprese le ostriche, ma nè mangio una sola che non mi fido del tutto. La delusione ci prende tutti quando arriva l'astice tutto impregnato di pan grattato iper condito. Ma che stranezze fanno in Romagna!

mercoledì 22 dicembre 2010

Miseria e nobiltà


Promessa mantenuta, che la madre espresse desiderio e mi sono organizzata. L'attore è molto bravo e molto napoletano. Incontrato al tavolino di un bar, ci invitò. Il teatro è walking distance dalle nostre rispettive case. Piove, questo non è bello. Gran ressa all'entrata, i posti sono ottimi, il caos un po' troppo ma c'è tanta allegria. Sono, siamo stanchi, in molti nella sala, lo spettacolo è lungo, lunghissimo. Un pisolo ci scappa quà e là. Mi affascina questo mondo sconosciuto di appassionati di teatro, di brave persone per nulla aristocratiche, bambini attori con sorelline addormentate, baristi-attori pieni di entusiasmo, Napoletani doc alleati con attori dialettali bolognesi. Lui mi piace, è bravissimo e si muove e parla come se fosse una versione "alta" di Babà. E me lo ricorda tantissimo. Struggimento passeggero a tratti. Nelle scene di monologo della moglie si sente una piccola voce arrivare dalla platea. E' Aristotele che chiacchiera, che i suoi genitori sono in scena e lui è abituato ad esprimersi, carino il cucciolo.

La fine arriva che è l'una, il pubblico allegro è decisamente stremato, bambini accasciati sulle poltrone, ovunque. Solo Aristotele è in piena forma e vuole fare un giro sul palco, sorride alla sala e vuole fare gli inchini di ringraziamento con mamma e papà. Fuori soffia vento gelato, a piedi non si affronta e chiamo un taxi.
Guardo mia madre e i suoi movimenti affaticati, l'età avanza, mi intenerisce la sua difficoltà fisica. Rifletto con amarezza sulla decadenza del corpo e sulle possibilità mancate, sulle solitudini dei giorni della festa, su quello che si potrebbe fare per vivere meglio un po' tutti...

Sogni strani e mal di gola. Come disse la madre, non siamo tanto adatte a questo clima. Vuoi mettere i teatri all'ombra del Partenone?

lunedì 20 dicembre 2010

La bellezza del somaro

Piacevole, divertente. Spunti intelligenti, parodie grossolane e demenziali, eccessi inutili vagamente demodè e ruffiani a tratti. Il ritratto borghese molto nel clichè del solito cinema italiano che descrive la realtà ispirandosi alle fiction, che barba. Castellito e la Morante credibili perchè attori veri, teatrali. Momenti da cine panettone che servivano al botteghino ma la risata è liberatoria, che la morale altrimenti sarebbe stucchevole e rischierebbe di apparire seriamente condivisibile. Che poi...alla fine è una stupidaggine interpretativa. Il titolo non dice niente. Insomma, meglio di tette e culi natalizi, divertente ma non facciamo finta che ci dica qualcosa di interessante.
Jannacci pittoresco per circa tre minuti, gli stessi in cui non si capisce niente di quello che biascica, ma gli vogliamo tutti bene. La ragazzina con i codini a pon pon graziosa, vagamente antipatica, speriamo tutti che i giovani capiscano di più, temo sia la solita macchietta del giovane che l'adulto non sa leggere.
La mia amica esce dalla sala dicendo che il film era triste.
La parte migliore quella delle performances dello psicopatico.

La pizza dallo "sporcaccino" (ndr pizzeria storica dove il prezzo abbordabile è compensato dalla mancanza di igiene) è degno dopo cinema della domenica pre natalizia.

Sensi di colpa preventivi, onirico delirio

Non si sa mai quando il mondo nascosto proverà a passarti una dritta. Presta attenzione alle trame più profonde che s’intrecciano appena sotto la superficie in cui si presume si stia svolgendo la storia principale.

Free Willy scrive...e io leggo e mi metto in ascolto, de che?

Sogno: ospedale, nessun dettaglio. Siamo occhi negli occhi, poi abbracciati. Entra lei e non riusciamo a fare di meglio che rimanere immobili, in silenzio, la guardiamo e lei guarda noi. Ha in braccio un bambino piccolo ed uno è affianco a lei. Come si esce dalla situazione? Il sogno non finisce, si interrompe.
Chissà cosa vuole raccontare o suggerire il mio mondo onirico?
Immagino abbia a che fare con la lunga telefonata con lui, con il fatto che gli anni sono passati e tante cose non le ho capite ma con lui mi sento capace di esprimere, anche che continuo a sentire il suo affetto, che le sue parole mi mancano. Immagino che anche la serata di sabato con il piccolo bimbo e la sua mamma abbia influenzato i meandri dell'inconscio. Che c'è una storia di ramificazioni di relazioni della quale io ero il fulcro. E oggi? Oggi forse è il tempo del riordino...Che mi sono persa nel bosco e devo fare un veloce percorso a ritroso, raccogliere le briciole, metterle nel sacchettino e ripartire dal nastro di partenza.

O forse devo solo lasciare andare tutto, farlo scivolare nel baule delle cose che sono ed erano, apprezzare ed accettare che il mistero c'è e non ha bisogno di nessuna interpretazione o azione, liberi tutti, vale tutto, per me e per gli altri.

Che se la smettessi una volta per tutte di chiedermi di fare la cosa giusta!!!
Caro Babbo Natale, la mia wishing list ha una richiesta sola: la bacchetta magica per cancellare dubbi e gabbie autolimitanti.

giovedì 16 dicembre 2010

Quando le donne...

Scendo le scale per cambiarmi, che in questi giorni di gelo lavoro con altra tenuta da quella del gelo cittadino. Incontro le ragazze delle pulizie dei piani. Sorridono e mi accolgono con rumorosi saluti come se non ci vedessimo da giorni. Rosy è truccata e luminosa e mi abbraccia piena di entusiasmo. "Sono finalmente divorziata"!
Ricambio l'abbraccio e ascolto la descrizione della sua gioia, mi mostra che si è truccata per l'occasione e mi dice che quando toglierà il grembiule da lavoro indosserà i suoi abiti migliori e andrà con le sue figlie a festeggiare.
Ha tre bambine meravigliose e fascinose che la adorano e un passato terribile che è appena concluso. E' riuscita a dare alle sue figlie una casa che ha decorato e curato con tutta la passione possibile, una serenità che erano anni che aspettavano, una vita italiana con la scuola e tutto il resto. La ammiro per la sua forza ma soprattutto per l'allegria e la generosità con la quale festeggia ogni meta raggiunta, che mi chiede sempre che turno farò per preparare una torta o un pranzetto speciale da condividere nei tre minuti di pausa comune che riusciamo a fare. Ormai ci salutiamo spesso con una delle poche parole che conosco in albanese, kusheri, cugina.

lunedì 13 dicembre 2010

Donne di ogni età

Ottanta anni. Moglie e madre. Due malati in casa. Lei che accudisce tutti con passione e amore e grande grinta, senza scordare la dolcezza.
Quando scopre che il marito, magrissimo uomo rimasto in casa ad aspettare il ritorno dall'ospedale, non ha mangiato nulla, nonostante il tegamino pronto sul fuoco...che in modo inopportuno lui dichiara che da solo non riesce a mangiare...Lei si infuria, sbotta, le tremano le labbra dalla rabbia.

In dialetto, senza alzare la voce, dice "nella vita bisogna sapersi arrangiare, anche se si è uomini, cavolo".

Quali parole?

Mettere alcune righe su una tastiera o su di un foglio spesso aiuta. Aiuto. Ecco la parolina magica. Venerdì, sabato, domenica, lunedì. Quattro giorni diversamente difficili sono finiti. Ho riempito la vasca di acqua bollente e sale grosso, ho aggiunto qualche goccia di olio essenziale del secondo chakra, ha un ottimo profumo. Ho spento le luci grandi e lasciato due piccole e un po' di candele ovunque, ho spento la tv e acceso la radio on-line sulla voce "relax", ho lavato via le ore di ospedale usando olio e una vecchia spugna.

Ho ripensato a quello che sono state queste ore, ai dubbi, ai volti, alle parole, agli occhi, alle scelte, alle attese.
Alle lacrime di qualcuno che sono scoppiate in un'esplosione improvvisa, ho rivisto quello sguardo che cercava i miei occhi e subito dopo ho riconosciuto il braccio dell'infermiera che mi sussurrava di entrare nella stanza vuota delle medicazioni, ricordo i suoi occhi solidali e accoglienti.

Ora mi sono calmata. Grazie all'amica che mi ha sostenuto con le parole e con la piccola auto che mi ha lasciato in dotazione nei giorni in cui serviva, senza saperlo. Grazie a chi mi ha risposto al telefono mostrandosi disponibile a fare quello che gli chiedevo con grande naturalezza e dolcezza nonostante non lo veda da molti mesi. Grazie ai corridoi gelati dell'esterno dell'ospedale che hanno accolto i miei passi nervosi che studiavano cosa fare e come.

Grazie a lui, che ha resistito tante ore dicendo solo un paio di "non ce la faccio più" e che, a casa, finalmente nelle sue pantofole calde, ci ha sorriso con l'occhio vivace e dolce senza nascondere che fosse merito dei farmaci anti dolore.

Trattengo e controllo la rabbia per come sono andate le cose, che tutti sappiamo che se ci fosse stato il dottore dai capelli lunghi sarebbe stato tutto diverso, lo hanno detto anche le infermiere e le signore dell'urp...spero di riuscire a parlargli anche se da domani è il primario in un altro ospedale.

Abbracciamoci forte, ora più che mai

giovedì 9 dicembre 2010

Potiche. La bella statuina

Secondo filmetto dai colori pastello della settimana. Con amica che non vedevo da parecchio, amatissima amica con la quale mi sento a casa, nell'unica casa reale dove mi sento a mio agio al 100%. Arrivata, lei, di corsa al limite di inizio del film, ci tocca entrata nella sala buia e stracolma. Appena accasciate sulle poltrone, mi ha sussurrato "mi sono persa da sola, scusa, ti voglio bene" e mi ha abbracciato. Da lì in poi il film ci ha avvolto e abbiamo sorriso e riso per due ore, con risate sonore e liberatorie. La Deneuve e Depardieu potrebbero reggere decine di pellicola a soli, che spettacolo! Simile, alla francese stavolta, al film dell'altra domenica per l'ironia e parodia di clichè e rappresentazioni, spumeggiante nelle sue esagerazioni, divertente e ben fatto.

La stanchezza ringraziava della leggerezza e allegria, la voglia di concetti intelligenti in quest'epoca becera si rilassava nell'enunciazione lieve dei pregiudizi e vizi della società.

All'uscita abbiamo incontrato Alì, il mio fidanzato storico di un paio di decenni orsono...si sono abbracciati con affetto nonostante ai tempi della nostra rottura lei fu l'unica a tenergli testa con veemenza (che anche lui la rispettava in un tempo in cui non stimava quasi nessuno). Birretta allegra dal BelAntonio e a nanna. Bella serata, alla vecchia.

lunedì 6 dicembre 2010

We want sex


Seratina carina, cinemino della domenica pomeriggio che ci stava proprio bene, benissimo. Leggero e grazioso, allegro e ironico, garbato senza essere lezioso. Brave le attrici, le sfumature favolistiche nella trama non davano fastidio, anzi.
La verosomiglianza un optional di cui non abbiamo sentito eccessiva la mancanza. Che lo sappiamo che non sono andate proprio così le cose...
Ma sappiamo bene che le conquiste e le lotte sono fatte anche di persone semplici e che si può raccontare qualcosa di importante anche in modo lieve.
L'ironia e la rappresentazione della realtà quotidiana del mondo inglese di un certo cinema è qualcosa a cui sono affezionata. Anche agli Inglesi, nonostante tutto.

E le donne! Magiche.

domenica 5 dicembre 2010

La cioccolata donata

Ieri era il compleanno di un piccolo bambino, un anno. La sua mamma è una piccola donna albanese che lavora con me. Ha un suocero con meravigliose orecchie a sventola, un signore che sembra uscito da un racconto di fate e gnomi, chiaramente uno che ha lavorato tanta terra dura e secca in qualche landa di quel paese piccolo quanto difficile. La piccola donna in qualche mese ha imparato l'italiano perfettamente, è sempre sorridente e gentile, efficiente ed efficace. Il marito è un bellissimo uomo con un sorriso ampio e morbido, dagli occhi vivaci e splendenti.
Ieri ha chiesto se poteva uscire prima dal lavoro, che aveva finito il suo lavoro. Ci ha ringraziato per averle permesso di andare a casa dalla famiglia e ha regalato a tutti una tavoletta di cioccolata, che ci sono tradizioni orientali che mi piacciono molto: se festeggi qualcosa lo condividi con un pensiero per gli altri.

Altre tradizioni che si seguono in Grecia, in Albania, in Maghreb sono il fare gli auguri ai figli per il compleanno delle madri e viceversa (in greco la frase rituale di augurio si traduce con "che ti possa vivere a lungo") e portare un piccolo regalo se viaggi da un paese all'altro. Così capita spesso che in albergo arrivino clienti mai visti dalla Turchia, dal Giappone, dall'Algeria con un pacchettino di dolci o datteri in regalo per lo staff che li accoglie al loro arrivo.

Un po' mi mancano certe cose che fanno parte della cultura della Grecia, piccole cose che fano stare bene e che quì non si usano.
Per esempio in Grecia mi salutano spesso (gli estranei) con frasi tipo "la pace sia con te" e "che Dio ti benedica" "che tu possa essere felice".
E non sono abitudini e basta, si sente la sincerità semplice che le accompagna.

Shalom, Shanti...
Inventiamoci tutti un nuovo modo di essere empatici e piacevoli con i nostri coinquilini dell'uiverso.

lunedì 29 novembre 2010

Alla locanda di Elio


Gita programmata per pranzo a casa di un vecchio e caro amico.
Ci invita ad usare il treno, che la casetta è in paesotto di montagna. Al binario arriviamo completamente fradici che piove tanto e forte. Durante il tragitto dal finestrino si vede la steppa innevata, nevicherà fino a sera. Arriviamo alla locanda e ci tocca una discesa inquietante piena di neve che la porta di ingresso è laggiù. La casetta è veramente piccina e stracolma di oggetti vari, troppi. La tavola è ancora un quadrato che si rifiutò la mattina di aprirsi, spostiamo tutto e la trasformiamo. Finalmente tutto il ben di Dio prende posto in mezzo ai mille centrini ricamati. Il cibo è tutto bio a base di granaglie e frutti dell'inverno, siamo tutti scalzi e allegri. La bimba si gode con sorriso smagliante gli amici della mamma e, mentre dalla finestra la neve è fitta e abbondante, noi si parla e ride. Mettiamo la sveglia per non perdere l'appuntamento con il treno giusto e usciamo verso la stazioncina. Finisce che ci toccano 90 minuti di attesa snervante e l'ascolto infinito dell'annuncio "il treno...è bloccato, sospeso. il treno... è spostato, i treni...hanno maturato 30 poi 40 poi 60 poi 90 minuti di ritardo". La sala d'attesa è: gelata/bagnata/zeppa di neonati e famiglie di immigrati con valigie enormi/sprovvista di sedute. La nostra bimba resiste allegra che ha i dopo sci, per fortuna. A quindici minuti dall'arrivo del treno comincia a dire che ha freddo, molto freddo e che vorrebbe tanto andare a casa a scaldarsi davanti ad un fuoco caldo. Quando ormai il nostro ospite gelato (che essendo a due passi da casa è uscito mezzo nudo) ha la sua tipica aria furibonda, il treno arriva.
Meno male che il vagone è riscaldato e possiamo togliere tutte le scarpe inzuppate.

Tutto bene.
La bimba riassume cosa ha imparato oggi:
nevica anche in città - io sono la zia di tutti per merito - le polpette di miglio non le piacciono - il nostro ospite ha tre nomi, tutti validi - ci sono persone che parlano altre lingue oltre all'italiano - la mamma della zia di tutti è la Jajà di tutti, non la nonna di tutti - torneremo presto alla locanda ma ci saranno le lasagne speciali - la neve fresca si può mangiare ma previo controllo di un adulto - in stazione non si deve oltrepassare la linea gialla etc etc

venerdì 26 novembre 2010

La lista di chi mi induce al lamento oggi


Mi lamento:
Di chi non risponde alle chiamate e ai messaggi.
Di chi chiama solo se ha bisogno che tu risolva, aiuti, organizzi.
Di chi decide che tu hai denaro sufficiente per farti lo squillo per essere richiamato come i ragazzini adolescenti ma che adolescente non è.
Di chi si permette di pretendere che tu aggiusti tutto ed ha anche il coraggio di brontolare se non scatti alla richiesta (e non parlo di lavoro).
Di chi ti sveglia a tutte le ore della notte per emerite stupidaggini.
Di chi ha disdetto il telefono fisso e ti chiede di fare telefonate internazionali per tranquillizzare una ottanovenne che ha messo in agitazione con notizie preoccupanti, senza motivo.
Di chi appesta l'aria con odori terribili alle sette di mattina e ti costringe a correre fuori a respirare per evitare ribaltamento di stomaco (lavarsi?)
Di chi aveva proposto serata di scambio solidale e invece prova a propinarmi film di Harry Potter, che è noto sia l'ultima cosa farei.
Di chi sono giorni che deve dare una conferma e non la darà e non lo dirà.
Di chi ha solo cose terribili da dire e te le urla in faccia, che non si tratta di condivisione è chiaro.
Di chi fugge alla presenza e la gioca facendo finta di niente (e il ruolo richiederebbe invece il contrario).

Di chi tocca argomenti sacri, di dignità della vita erigendosi a giudice della sofferenza altrui.
Di chi inventa pompose giustificazioni razziste e ammicca cercando il tuo consenso.
Di chi con la scusa del sentimento sbatte in faccia agli altri gelosie e aggressività.

Anche di chi, e quella sono io medesima, ancora si stupisce e rimane di ghiaccio invece di salire su un monopattino, un treno, un aereo, una mongolfiera...

giovedì 25 novembre 2010

Che banda ragazzi!

Scopro che la mia situazione è discussa da un po' di persone.
Un'amica ha preso a cuore la faccenda ma anche un medico appena conosciuto, un guru di livello internazionale. Un altro medico che nei mesi passati mi ha tanto coccolato è felicissimo che l'autorità dallo studio iper tecnologico abbia proposto cotanta chirurgia fantascientifica.
Domani mi tocca trovare collaborazione dalla mia banca...

Il sentimento è di massima gratitudine.
Gli amici quando dimostrano generosa assistenza e solidarietà sono splendidi.
Vento in poppa, che la fortuna non è non avere guai ma trovare il modo migliore di risolverli.

venerdì 19 novembre 2010

Kayo ebisu

Bio-fashion designer: piccolo negozio e signora Japanese che mi allunga il bigliettino da visita con un bel sorriso invitadomi ad entrare una volta che ripassassi. Le deviazioni spesso sono propizie, le strade laterali oggi mi regalano una serie di bei posticini, dalle lavanderie simpatiche e operose alla camiceria su misura, ai due o tre laboratori di ceramica e arti varie, alle erboristerie piene di bella luce calda e profumi delicati, dalla bottega di Max, mio vecchio collega che vende prelibatezze speciali e vini rarissimi oltre ad una collezione a tiratura limitata di cedrate e chinotti artigianali, al semplice Plenty Market centraiolo con prodotti che la grande distribuzione non avrà mai. Passeggio allegra sentendomi stanca e libera. La sosta al caffé è stata anche un bel modo di chiudere una partita della settimana scorsa: abbiamo recuperato il doppio pagamento di un aperitivo e ci siamo fatte un amico, che il proprietario ci ha rimborsato l'errore senza storie offrendoci le consumazioni e un bel sorriso. Ci sono momenti con le amiche che scaldano...

Si va al ristorante greco con tre persone che amo molto da un sacco di anni.
Si dice a qualcuno che sarebbe meglio stare alla larga dagli s.
La collega della gita alle Terme mi dice "usciamo dall'autostrada alle Terme Felsinee", certo, rispondo, così andiamo alla Barca invece che in Veneto...
La palazzina andata in fiamme (ndr il TG qualcosa aveva detto) è quella dove abita la madre della mia amica, che la sfiga ci vede benissimo.

Allegre cose a tutti.
Avrei voglia di fare oggi i regali di Non-Natale...
Cara Plain, certo che sei bella e intelligente, anzi meglio!
Passerà, passa sempre.

giovedì 11 novembre 2010

Atene, la crisi affogata in un caffè frappè



Mi dice la ragazza tanzaniana che ha sposato un compaesano che ha un bar in Atene "ma che cavolo sta succedendo laggiù? Sono tutti così tristi in Grecia!".
Elezioni comunali in Atene, come andrà? Come al solito. Leggo su un sito anarchico come avrebbe potuto essere affrontata la crisi dividendo il sacrificio fra il popolo e le banche europee. Ovvio che le multinazionali e le imprese di finanza interessano di più delle famiglie greche. Quelli che stanno meglio, i privilegiati, hanno perso "solo" cento euro al mese e tredicesima e quattordicesima. Gli altri...
Il Ministero della Salute non rimborsa le farmacie della quota dei farmaci da tre anni, praticamente chi ha una farmacia sta sovvenzionando la salute dei connazionali.
Non ridono più, dice qualcuno. Però protestano e si infuriano, a volte eccedono. E hanno una sinistra che ha messo da parte le storiche divisioni, si mormora...

Una parte di me vorrebbe tanto essere in un baretto alla Plaka con il mitico caffè (del resto carissimo ormai, mi sembra l'ultimo averlo pagato 5 €) e vorrebbe che tutta la polvere nascosta sotto il tappeto in tutti questi anni saltasse fuori alla svelta, TUTTA, costi quel che costi.
Mi pare proprio che abbiamo bisogno di risorgere dalle ceneri. Purtroppo ancora troppa roba deve ancora incendiarsi!

E c'è ancora chi pensa sia meglio andare a ragazzine minorenni a pagamento che essere gay. E non parlo del leader massimo ma del becero popolo de no'artri

domenica 7 novembre 2010

Les cuisses a l'ecart du coeur



Correndo lungo la linea sottile che oscilla tra il disagio e l’umorismo, "Les cuisses à l’écart du cœur" getta uno sguardo ora ironico ora spietato sulla complessità odierna dei rapporti tra uomo e donna. Al centro di tutto c’è l’atto sessuale, spogliato di ogni sovrastruttura romantica e trasformato in una sorta di ballet mécanique che rivela la sua natura di lotta.

Ho comprato il biglietto e sono andata, bella tranquilla, a vedermi lo spettacolo di danza contemporanea, senza saperne molto. E mi sono divertita tantissimo, mi sono goduta l'oretta di danza assaporando ogni movimento e ogni trovata pazzesca della coreografa canadese Virginie Brunelle. La coreografia mi ha ricordato nei movimenti quel magnifico periodo in cui la danza faceva parte della mia vita quotidiana, quando con Claudia, magica insegnante, si sudava due/tre volte la settimana in palestre sgarruppate. La musica e la scena spoglia mi hanno trasportato in quell'atmosfera magica che la danza mi comunica quando è racconto e ribellione, armonia e denuncia senza mezzi termini oltre che la libertà del corpo che può fare tutto.
La nudità dei danzatori era perfetta, la violenza della parodia delle relazioni sessuali una descrizione precisa seppur surreale nell'espressione.
In sala tanta bella gente, facce interessanti, donne fascinose senza abiti volgari, persone sole che avevano tutta l'aria di essere esattamente dove voevano essere, come me, coppie di ogni età che si parlavano con garbo e rilassatezza. Un bell'oasi rispetto al rumore del becero di cui è pregno il mondo.
Gran finale: un ballerino si muove sul palco usando straffotenza machista, ammiccando e citando abbordaggi volgari. Il gruppo di spalle pian piano si spoglia e, uno alla volta si tolgono le mutande e gliele infilano in bocca.
Gli applausi a luce accesa hanno mostrato ragazzi giovani, volti e sguardi bellissimi. Sono uscita nella sera fresca sentendomi proprio bene.

Poi, a cena con gruppetto di amici, il mio buonumore è stato contagioso per chi "assomiglia" a me :-)

Qualcuno ha invece perseverato nel misfatto solito: voce a decibel esagerati, sgradevole atteggiamento poco spontaneo quanto molesto. Con noioso disappunto di amici e perplessi commensali ignari. Ma questo non è affare mio, messo in atto la difesa strategica (scelto posto a tavola lontano dall'urlatrice, vicino a ragazzo delizioso). Stiamo tutti bene...Spero che chi continua ad invitare quella persona si sia convinto che spesso il "no grazie" non solo è indispensabile ma è anche lecito e giusto.

mercoledì 3 novembre 2010

Lars e una ragazza tutta sua


L'avevo addocchiato questo film e, per una volta, mi sono mantenuta l'impegno e ci sono andata. Anche se pioveva, anche se non sapevo molto del film e della serata all'interno della quale veniva presentato. Mi sono mangiata un falafel ottimo di Persepolis e sono salita nella spoglia sala dove lo proiettavano. Film delizioso, divertente, commovente, intelligente, delicato e mai gratuito. Un gran bel film, girato bene e dal ritmo che ti tiene per tutta la visione attento e partecipe di ogni piccola sfumatura. Un inno alla solidarietà e alla complicità che si nutre di comprensione e tolleranza, uno sguardo sulla sofferenza mentale che viene mostrata prima di tutto quale dolore sentimentale, difficoltà emotiva, paura di essere nel mondo e di agire in esso. Il tutto condito e accompagnato con semplicità da trovate molto spassose dove il surreale dialoga con il reale, dove tutto sembra ed è possibile se c'è l'amore e la forza dell'aiuto spassionato. Mentre la storia scorre veloce anche noi spettatori cominciamo a credere che Bianca esista oltre alla sua fattezza di bambola, esiste per Lars e, man mano che entra a far parte della piccola comunità della campagna del Nord America, quando cominciano tutti a parlarle e la accolgono fra loro, anche noi la viviamo come personaggio che ha la sua vita. E quando Lars comincia a parlare con lei, poi con la dottoressa, poi con tutti gli altri, quando esprime sè stesso e inizia la sua difficile entrata nel mondo, siamo tutti con lui e siamo grati a Bianca. Bianca è la crisi che serve a risalire, il pretesto per svoltare, lo strumento per parlare con il mondo, la principessa amorevole che vuole che Lars cominci a vivere.

Le luci si accendono e parla la psicanalista. Dopo qualche minuto ribadisce la sua interpretazione univoca. Il mio vicino sorride e sbuffa, non gli sembra vero che forzino così un film a scopi freudiani (poco ortodossi, aggiungo). E alla terza volta che la tizia parla di donna desiderio e donna ideale e di nevrosi, di identità mediata con unico riferimento il sesso...
Il vicino ri-sbuffa e mi comunica il suo dissenso, che un film così bello non può essere usato così. Gli sorrido, non so cosa dire. Dieci minuti dopo decido che non voglio mi rimangano quelle parole ma preferisco ripassarmi il film senza bla bla. Ed esco dalla sala piena di gente, salgo sulla mia moto e me ne torno a casa respirando un po' di magia ricordando scene e dialoghi del film.

martedì 2 novembre 2010

When sunny gets blue



Anita O'Day mi piace moltissimo, mi mette allegria. Come vorrei essere per un attimo trasportata laggiù...

Non so, manca un po' di magia in quest'epoca fatta di cinismo becero. Che poi non ci vuole molto. Bastano un paio di persone di chiara espressione e argomenti più alti, più interessanti...
Al baretto nella solita via incasinata, dopo cinque minuti delle solite noiose storie di intemperanze di qualcuno. Arriva questo bel signore con la coppola, il maglione grosso e le ciabatte (le ciabatte portate con maggiore eleganza della storia). La Maki lo abbraccia e lo sbaciucchia e lui si siede con noi. Occhi che guardano e parlano, presenza e non assenza o dissimulazione. E' napoletano ed è un po' che non sento parlare un Napoletano doc. Ha i modi garbati di Babà, mi scappa di pensare. Poi però parla di Massimo Ranieri e di Mariangela Melato. E' un attore che ha lavorato con i più grandi. Penso che mi piacerebbe tanto conoscere la Melato, altro che pettinare le bambole. Sta un po' con noi e parliamo di tante cose, del suo new baby che ha chiamato Aristotele, dei suoi figli grandi, di Napoli e di Bologna, della singletudine e dei rapporti.

Che poi sta tutto lì, come dice lui, la maturità espressiva è fondamentale per le relazioni. E anche se sono stata presentata quale precisa donna, ci salutiamo affettuosamente con un arrivederci a teatro (Miseria e Nobiltà, sì che mi va).

Torno a casa con il mio acquisto del secolo e con lo scontrino del conto vendita del mercatino dell'usato. Sì, l'ho fatto, ho venduto un regalo che mi ha fatto qualcuno anni fa sottolineando che si trattava di preziosa cosa. Non mi è mai piaciuto e mai mi è andata giù l'espressione con la quale mi era stato dato, sono molto felice che sia uscito di casa mia.

giovedì 28 ottobre 2010

Cocotte di pane e pancetta con uova di quaglia

e Tilla di agnello e uva bianca e nera, panna cotta alla salsa di cachi e mandarino.

Il menù è stampato su cartoncini gialli, in mezzo alla tavola una bellissima composizione di foglie autunnali presa dal bosco.
Otto donne e le loro storie. La padrona di casa ha la classe della cuoca perfetta.

La cronaca suggerisce l'argomento e vengono fuori storie che non sono state raccontate per anni.

P. oggi ha due figlie, nove e un anno. E' la femminilità fatta persona, la conosciamo bene. Racconta una storia di quando aveva tredici anni. E un amico di famiglia di trent'anni l'ha a lungo molestata. Cose serie, grosse, da denuncia pesante. Racconta di piccoli rapimenti che duravano mezz'ora, di palpeggiamenti in auto e di quando faceva da baby sitter alla bimba di quella famiglia e il padre la chiudeva in bagno con sè mentre si masturbava nella doccia. Racconta di quanto quell'uomo fosse bello e gentile e di quanto si sentisse responsabile per quelle cose perchè a lei lui piaceva. Si chiede, ci chiede perchè non l'abbia mai detto a nessuno. Lo chiede anche alla sorella che è seduta accanto a me. Ci sono voluti trent'anni perchè si decidesse a dirlo a qualcuno, ora lo fa perchè desidera che non accada nulla di simile alla propria figlia in crescita.

B. non ha figli, lavora in ospedale, nel reparto di rianimazione pediatrica. Ha una famiglia d'origine complicata, la cena scorsa ci espose il dubbio, quasi la certezza di avere incontrato il suo vero padre a trent'anni, di come lo vide e si riconobbe in ogni piccolo lineamento del suo volto. Oggi racconta dell'amico di famiglia che quando aveva tredici anni la molestò pesantemente e come, al momento che lei lo disse in famiglia tutti le si rivoltarono contro, dello schiaffone che le diede il padre davanti a tutti (maniaco compreso) accusandola di inventare tutto. B. ricorda ancora come bruciava la pelle sotto lo schiaffo quando preparava la sua valigia e quando uscì dalla casa del padre quel giorno per non tornarci mai più. A tredici anni. Dice "e meno male che i miei erano separati e sono potuta andare a vivere da mia madre".

F. è la sorella di P. Energica donna allegra e divertente. Ci dice che piccolina amava uno zio e gli saliva sempre sulle ginocchia, tutti i bambini lo fanno con le persone che piacciono loro. Ma una volta qualcosa non gli tornò, lui non fece niente di niente ma lei respirò qualcosa di diverso e corse dalla madre a esprimere il disagio. La madre allora fece un discorsetto alle figlie e si dichiarò disposta ad ascoltarle sempre, intanto teneva lo zio sotto controllo. F. racconta una storia di adulta, di una sera in cui accompagnò un amico del fidanzato a comprare le sigarette per il gruppo di amici. Le toccò stare mezz'ora chiusa in auto in una stradina dei colli seduta affianco a questo che si masturbava tenedole l'altra mano sul seno. Non disse niente a nessuno, tornò dal fidanzato e gli amici, distrutta e allibita.

Aggiungo altra storia di amica che non c'era e che non c'entra con le cocotte.
Visita medica, lei ha quarant'anni ed è un dirigente di una grande azienda nazionale, due figli, nessun abito sexi o attegiamento. Il medico è un professorone, è sera, in studio non c'è nessun altro. Lui la tocca e lei si accorge che il suo respiro si trasforma in ansimante, si alza di scatto dal lettino e vede che il pantalone è abbassato. Esce di corsa mandandolo a quel paese. Un paio di giorni dopo mi chiama e la mia reazione è immediata, inveisco ad alta voce e propongo di andare a dirgliene quattro a quel bastardo. Mi ringrazia e mi dice che in quel momento realizza che il marito non aveva reagito come me e che questo l'aveva delusa molto, anche se non lo aveva capito.

Care cocotte allegre, che dire?

Come si disse ieri sera, i tempi ora sono cambiati...Non abbastanza dico io.
Che se gli uomini fanno 'ste cose e altre, mi pare ovvio che la cultura non ha ancora chiarito un bel niente, non è netta la condanna, non è definito quale sia e debba essere il rapporto fra i sessi, non siamo ancora arrivati alla limpida enunciazione del diritto al rispetto della persona.

lunedì 25 ottobre 2010

Il posto umano

Ho cominciato ad agire, ho inviato qualche e-mail con il CV, ho dichiarato l'intento ad un paio di persone, compresa me stessa. Mi ha chiamato un amico che lavora nel mio settore e mi ha detto "ora sento in giro". Il treno è partito, il viaggio non si sa dove finirà.

Vado, che mi sono fatta una promessa e la voglio mantenere, dalla mia adorata maniperl'anima che mi accoglie sempre con un abbraccio. Dopo quasi due ore il mio corpo è tornato nel suo assetto vitale (mi devo ricordare di respirare).

Lei mi chiama "la mia B" e mi sorride sempre con affetto e solidarietà. E mi invita a condividere una nuova cosa che già mi diverte. Andremo insieme ad una serata che si chiama "Il posto umano" che è già un programma...

Penso sempre a Mr C, tesoro.

Reset, mescoliamo le carte

e cominciamo la nuova partita.
Mi appresto alla ricerca del nuovo lavoro, crisi o non crisi, che la mia è prioritaria e né voglio uscire.
Che già mi appare come battaglia dura e pericolosa...la forza ancora non la vedo ma immagino e spero che riuscirà a ricordarsi di mettersi al mio servizio, come sempre ha fatto. Preghiamo e leghiamo il cammello. Al primo "invio" mi sentirò un po' meglio? E così sia, chi cerca trova, prima o poi. Chi non cerca si rosola nella sua immobilità e finisce che perde anche la stima di sé stesso.

Coraggio!

venerdì 22 ottobre 2010

Sguardi assatanati, parole pericolose

Somatizzo. A contatto con loro resisto poi fuggo. Esco stordita, stanca, stupita, un nodo nello stomaco, le tempie che pulsano. Non analizzo, non cerco di capire. Vedo il vortice che le ha prese e vedo che vi si aggrappano. Mi allontano e ancora vedo i loro occhi pieni di rabbia e dolore, sento le parole uscire con veemenza. La loro solitudine si alimenta nella tensione rabbiosa della persona che si sente vittima ma che è anche carnefice di sé stessa.

Il silenzio potrebbe ristorare.
Intanto mi allontano, costruisco la mia zattera per andare lontano, recupero lo spazio che mi serve, silenzio, pulisco l'aria dalle parole violente.

Poi ci pensiamo, poi vedremo. Liberi tutti (quasi).
Io mi sposto, comunque.

Rimango della mia idea: le parole sono di assoluta importanza e vanno usate con attenzione.

Lapsus

Nel locale arrivo per prima, lui è sempre affettuoso. Aspetto un po', si sta bene, che la musica è la specialità di questo posto insieme alla birra ottima e all'amaro del capo versato dall'alto in micro bicchieri ghiacciati. L'oste è un uomo che mi piace, professionale e simpatico, una bella persona.

La mia amica esagera un po', gli chiede come stia, se abbia trovato una compagna dopo la separazione dalla moglie. Io rimango allibita dalla raffica di domande invasive che gli pone, vedo perfettamente che si innervosisce, che l'argomento è doloroso. Lo conosco meglio io e queste domande non le ho fatte, non le farei.

Quando lei gli chiede quando si sposò lui, sotto pressione, risponde "27 giugno 2007" e si allontana. Rimango stupita, confusa. Siamo diventati amici quando venne dove lavoravo per organizzare il soggiorno dei parenti spagnoli della moglie in occasione del matrimonio. Non era il 2007. Lo chiamo e salta fuori che ha sbagliato. Il matrimonio era nel 2003, mi ricordavo bene.

Lapsus: ci ha detto la data della separazione. Rimane sconvolto dall'errore che lo ha esposto nel suo dolore. Vorrei abbracciarlo e cancellare l'interrogatorio che ha appena subito.

Rimango della mia idea: il garbo nel parlare delle cose private degli altri, soprattutto in pubblico, non è un optional.

Lei ha cercato di rimediare dicendogli che gli vogliamo bene.
Rimango della mia idea: sarebbe meglio prevenire, pensare prima di parlare, ma anche parlare meno, rispettare le persone è anche usare la gentilezza come prima regola.

mercoledì 20 ottobre 2010

Notizie e ingarbugli

Periodo un po' pesante: arrivano notizie da lontano e vicino, funerali a cui andrei ma non posso. Telefonate, messaggi e-mail di solidarietà mi avvicinano a chi soffre.

La tensione nel mondo del lavoro ogni tanto, spesso, mi coinvolge, per me e per altri. Ieri mi sono ritrovata con qualcuno che strillava a dieci centimetri dalla mia faccia. E non era il mio capo, non era il mio lavoro. Ho mantenuto la calma, abbastanza. Dopo tre ore mi è arrivata telefonata di scuse. Mi chiedo perché non abbia pensato prima ad evitare...

Sogni. Non ricordo quasi nulla. Solo due volti che appartengono al passato. Marinella. Che c'entra poi lei? Sono dieci anni che non lavoro più con lei. Press. E' morto qualche anno fa, che legame ha con quello che succede oggi?

Nella notte ho dormicchiato e visto un film con Denzel Washington, Hurricane, il pugile accusato ingiustamente che si è fatto vent'anni di galera, così.

Devo andare da un notaio a testimoniare non ho idea cosa...Mi verrà detto.

Strano ingarbuglio fra cose di oggi e di ieri, parlo con persone che non vedevo da tempo. Il bello è sentire che le parole scorrono tranquille e senza fraintendimenti.
Di una cosa sono contenta, ci sono persone con le quali i vecchi patti di amore non cambieranno mai. Mi consola molto in un periodo in cui sembra non riesca a parlare con certa gente (ndr nuovi capi troppo preoccupati di dimostrare la loro autorità).

E mi continuo a ripetere che non è affare mio se le azioni altrui sono sconsiderate e se c'è gente che ancora urla prima di pensare.

Ma che fatica!

domenica 17 ottobre 2010

Maschietti e femminucce

Dopo cena con l'amica e il fidanzato, ultimamente ci ritroviamo noi tre.
Non ricordo come esca il discorso, è la terza volta che lui, che parla poco e niente quando c'è altra gente, imposta la discussione con me su questo argomento. E si infiamma nel dire che gli uomini sono semplici per natura mentre le donne sono complicate, complesse, puntigliose. Vorrebbe convincermi di qualcosa che non mi è chiaro e usa argomenti non-argomenti. Ma è una brava persona e ben sopporta il dialogo in cui gli chiedo di articolare i concetti che vuole esprimere. Per natura? Semplicità sinonimo di pigrizia? La mia amica (sicuramente più "morbida" di me), mentre parlo annuisce. Soprattutto quando affronto la questione della divisione in generi come qualcosa che non mi, ci definisce. Perchè a metà del cammin di nostra vita ancora qualcuno deve dirmi che sono una "femminuccia" e che questo mi caratterizza più di ogni altra cosa? Entrambe ci dichiariamo stupite per essere inglobate in una categoria. Entrambe esprimiamo il disagio nel dover rispondere di pensieri e azioni che non ci appartengono. Storia vecchia, qualcuno si difende pensando a volti del suo passato e non ti vede, non parla con te ma con l'idea che ha di te, di te femmina che non c'entri niente con fantomatici pensieri e azioni femminili che ha incrociato nella sua vita. Sorride, lui, quando gli facciamo notare che non rompiamo le scatole a nessuno, che non chiediamo prestazioni di alcun tipo. Ma forse il problema è questo. Perchè, a sorpresa, emerge che rispettare l'autonomia altrui e le scelte varie senza discutere pare essere interpretato come un giudicare dall'alto. Che poi lo diciamo, e parla anche lei, ci siamo abituate a fare da sole, a fare tutto, a non darci limiti, in due parole ad essere responsabili di noi stesse (e dei figli, chi li ha).
Certo, lasciamo liberi tutti...Non va bene neanche questo?
E il dubbio che gli viene, al maschietto, che così si definisce (non ci siamo mai definite femminucce, noi) è di essere messo in disparte, come se non servisse, come se non avesse più un ruolo.
E dice che c'è una caratteristica maschile indispensabile nello scambio. E alle "puntigliose" scappa la domandona del secolo: "quale"?
Se la definizione che ha dato è che gli uomini sono semplici, che non pensano prima di agire, che non sanno e non vogliono doversi occupare di essere affidabili o saldi, che non sanno essere consapevoli, che non pensano ad altro che ai loro bisogni primari...
Non lo dico io, non lo penso io.
Ma che opinione hanno i maschietti del loro gene maschile?
E si indispettiscono se fai la "femminista", che quando gli argomenti non scivolano, nella favella escono termini a random. L'amica scuote la testa quando rido proponendo un costume da femminista per il prossimo carnevale.

La serata finisce con un "abbracciamoci e vogliamoci bene e non smettiamo mai di confrontarci per capirci", meno male.

Rientrando a casa rifletto sul dubbio legittimo. Se smetti di pretendere e ti muovi in autonomia, dai fastidio? Se ti sei abituata a rispettare gli altri e cerchi di essere affidabile, dai fastidio? Se ti organizzi e con le tue amiche non arrivi in ritardo, se chiedi scusa quando fai un piccolo torto, se non appoggi il tuo tovagliolo sporco sul piatto dell'altro, dai fastidio? Se avviti lampadine e tratti con idraulici, se ti ingarbugli e ti sbrogli in autonomia, dai fastidio? Se chiedi aiuto e sostegno a chi non si fa lavare le mutande dalla mamma, dai fastidio?

Come se le donne non avessero bisogni primari, come se non facessero stupidaggini, come se non fossero pigre e inconcludenti, come se non sapessero essere leggere e cazzone...

Sii più morbida, mi dice quando scendo dall'auto.
Rispondo con un vaffa...
Che le donne dicono parolacce da anni annorum e bevono Sambuca con la mosca senza chiedere approvazione a nessuno.

Poi magari vanno anche dai medici senza che qualcuno lo dica, magari si iscrivono ad un corso di energetica e quando si sentono male si rivolgono ad un terapista (che pagano insieme al mutuo della casetta con grande fatica lavorando in mezzo ai semplici maschilisti che ancora allegramente scorazzano nel modo del lavoro).

Ha ragione lui, non sono morbida...
Sono di gomma!

giovedì 14 ottobre 2010

Adamo ed Eva




Proprio non lo ricordavo questo quadro. Bellissimo.
Klimt

Cugini sul web, ancora

La mia famiglia è sparsa, molto sparpagliata. Parenti entro i duecento chilometri non ci sono. Sarà che avere i genitori di due paesi diversi e che sono cresciuti in un terzo e quarto paese...
Mio padre ha tre sorelle più piccole, mia madre una sorella più piccola.
Sono la primogenita di primogeniti, sono la più grande di tutti. Da bambina, da ragazzina, sono stata la preferita dei nonni e degli zii, forse anche di mamma e papà. E i cuginetti erano quelli che mi toccavano da accudire ai matrimoni etc. Gli anni sono passati e sono dei giganti, li guardo e vedo le faccette che avevano da piccoli. E' strano come oggi ci si incroci su Facebook e scopra che il legame c'è, leggero e sincero, nonostante non ci si veda mai. E oggi, stranamente, non sono più la "grande", come allora non ero la spia dei grandi, loro malgrado.

Oggi ho incontrato il Veneto alto due metri che ha sposato una piccola e simpatica Siciliana. Quando avevo vent'anni me lo spedirono una settimana per fare un esame scolastico, aveva quindici anni. Abitavo in quaranta metri quadri con il compagno di allora. Ovviamente tante cose non le raccontammo mai...Dormiva sotto al tavolo in cucina, che a nessuno venne in mente che non avessi una camera per gli ospiti. Ci siamo divertiti molto ma siamo anche riusciti a fargli prendere il massimo dei voti a forza di lezioni notturne e birrette. Gli zii non chiesero mai dettagli, il risultato era sufficiente.

mercoledì 13 ottobre 2010

Non so, se sapessi

Densa tensione che aleggia al lavoro. Non siamo responsabili. Neppure chi forse esce dal seminato. Oggi il capo ha mostrato una perdita di controllo che certo ci ha un po' scombussolato ma è stato evidente che lì dentro c'è uno strano movimento di rimbalzo...con il collega abbiamo assistito al capo che perde le staffe di conseguenza al trattamento del "suo" capo. Che è anche il nostro...Ma, ironia del tutto, per noi è tutto più sereno e chiaro, oggi. Che stupidaggini.

Finalmente i "capi" vanno via e ci mettiamo a lavorare serenamente con i nostri veri "capi", i clienti, i meravigliosi clienti con i quali andiamo d'amore e d'accordo. E meno male. La signora giapponese corre in camera a prendermi un regalino, che si è commossa quando, dopo dieci telefonate, un tizio mi butta giù il telefono e io non demordo finchè non trovo quello che cerchiamo. Gli inchini giapponesi sono contagiosi, per cinque minuti siamo tutti sorridenti e in posizione dondolante...che ridere.

Due telefonate. Che mi arrivano inopportune. Non si può fare così. Non so, se sapessi. Come se ci fosse il tempo sbagliato, questo lo è. Non ho più tanta voglia di essere il canestro dello stress di altri. Non so, se si chiama dialogo dovrebbe andare in due direzioni, no? Non so, non ho più la forza di sentire tragedie varie.

Invece altri binari scorrono, continuano a funzionare nella loro semplicità. Mi dispiace tanto, amico adorato, amico di sempre. Vorrei poterlo abbracciare in silenzio e rimanere così un po'.

Penso chiamerò la mia ex collega giapponese, chissà che non si possa inventare qualcosa insieme...

martedì 12 ottobre 2010

Torri, camminamenti, celle e segni





Segni sui muri, sul pavimento, sulle porte di legno ancora in vita. Installazioni con voci narranti che parlano del segno e del suo artefice.

Salendo scalette ripide, camminando intorno alle torri. Una porta aperta si affaccia sul buio completo, l'unica cosa che si vede è il nome della cella. Dentro buio pesto, filtra un piccolo spiraglio di luce dalla minuscola grata. Inquadro senza vedere assolutamente nulla. Il flash farà il miracolo: fotografando il nero assoluto mi viene restitiuta un'immagine chiarissima. Continuo a scattare foto al buio e scopro che le pareti sono piene di graffiti e disegni.
Dalla torretta più alta, fra le enormi campane, si vede un panorama mozzafiato.
Il menisco farà un po' di storie, ma tant'è.

Intemperanze di sconosciuti

Che mettono nei guai. Incidente odioso al lavoro. Una tizia mi ha preso di mira e ha sporto denuncia contro di me perchè secondo lei non avrei accolto con sufficiente calore e sostegno lei e il marito disabile. Il malinteso è nato perchè, per una volta, ho seguito lo stile distaccato che il cliente aveva impostato al suo arrivo. E non le è andato a genio. Il my director mi chiede e mi mostra le righe da colei scritte. Mostro al collega che mi rassicura: nel mondo gli strambi sono tanti, è normale che una dose ogni tanto capiti a tutti.

Intanto due ore dopo qualcuno mi regala cinquanta euro per ringraziarmi della mia gentilezza e disponibilità, che le piacerebbe offrirmi una cena perchè ha apprezzato il mio modo di farla sentire sostenuta nella sua visita in città.

A volte siamo alla mercè di movimenti e intemperanze varie, c'è solo da accettare e non farsi distrarre

martedì 5 ottobre 2010

Risarcimento colorato

Mr C è provato da un anno di malattia e di pazienza. Oggi lo hanno convocato, gli hanno attaccato una flebo, gli hanno fatto tre prelievi in mezz'ora e poi hanno sancito che la flebo non serviva e l'hanno congedato, tutto bucherellato e incerottato. Meglio così, se i valori andavano bene, ma...
Ci prendiamo un caffé. Sorride dolce e, all'improvviso si volta un po' di lato, gli occhi gonfi. Ha usato modi spazientiti con sua madre e questo lo ha fatto soffrire, si sente in colpa, che non se lo merita, dice. Certo che non se lo merita, ma certamente capisce, lo rassicuro, ci provo.
Poi alza lo sguardo e mi chiede se lo accompagno a comprare il "cotone".

Così ci ritroviamo nella merceria di fiducia a scegliere venti euro di spolette di ogni colore, che la mamma sarà contenta. La signora ci accompagna nella scelta della tavolozza colorata con gentilezza e divertimento. Un piccolo incidente odioso ci distrae qualche minuto: un bimbetto si infila nella vetrina e rovescia tutto. La signora, che in quindici anni ho visto sempre pacata e sorridente, perde le staffe, pacatamente si infuria e dice alla nonna e alla madre "ma tenetelo stretto".
Le due sono talmente prive di capacità relazionali che nemmeno chiedono scusa, fanno finta di niente. In venti metri quadri???

Biciterapia a pedalata serrata. Succhino di mirtillino. Rientro sotto la pioggia. Puntata da Narciso, c'è il ragazzo bello dal sorriso dolcissimo. A casa, per entrare ho dovuto sdraiare la bici e farla passare SOTTO un auto, ma a questa gente non viene in mente che la porta sia fatta per entrare?

lunedì 4 ottobre 2010

Il bar di Cesena

Notizia del tg regionale: in un bar accettano le lire. Mi verrebbe da organizzare una gita fuori porta con sacchettino di vecchia valuta da spendere.

Immagini sfuocate

Che strana cosa, cercando un volto mi ritrovo a vedere una maschera di gomma. Invece mi ricordo un paio di occhi non umani e sento ancora ammirazione e simpatia per un modo di essere pieno di dignità e consapevolezza. Che si tratti di un quadrupede è solo un dettaglio. Intanto la signora mi dice che Saturno ancora influenza i mesi a venire. Mah!

Intanto nell'angolo pieno di pace protetto da Poseidone fanno ancora il bagno e il sole regala tiepida serenità.
Sfuocato è il sentire, mai il vedere.

Turismo della prima immigrazione

Due facce della stessa medaglia, così la vedo.
Mentre l'Europa diventa terra di approdo per il sud del mondo, meta di ricerca di una vita migliore per i nipoti delle ex colonie, che poi sono semplicemente state terre di sfruttamento, che poi è l'antico significato della colonia (vedi l'antica Grecia)...e le conseguenze e le problematiche si moltiplicano proporzionalmente alle reazioni anacronistiche e violente...che a volte capita di pensare che abbiano tutti ragione e che ci vorrebbe un arbitrato saggio che certo non può essere quello dei governanti beceri che abbiamo.
Mentre il popolo della classe media e bassa si lascia intrappolare dalla guerra dei poveri che è, come al solito, risolutiva solo per chi guarda dall'alto e si sfrega le mani piene di soldoni...

Ci sono persone che viaggiano per vedere i luoghi di origine dei nonni o dei bis nonni, famiglie piccole e grandi che arrivano quasi in pellegrinaggio nella terra che ha visto l'antenato fuggire alla ricerca del pane in un paese del nuovo mondo.

Madre e figlio dal passaporto italiano che non parlano una parola di italiano sono arrivati da Sao Paulo du Brasil per andare a visitare la stradina di Bologna dove il bis nonno esercitava da ciabattino. Una milionaria dermatologa di Buenos Aires è stata invitata dal paese di origine nel Rovigoto più depresso per ricevere la cittadinanza ad honorem. La giornalista di New York visita l'Aspromonte alla ricerca dei ricordi della nonna con il quadernino di appunti che l'anziana signora teneva sul comodino.

Un nonno arriva con tutta la sua famiglia, tre figli, tre nuore, 7 bambini in visita dal Portogallo. Il primogenito parla italiano, tutti gli altri no, i bambini però parlano inglese perfettamente. Ci tiene a dirmi che è Bolognese, lui, nonostante sessant'anni sull'Atlantico.

Non so, credo si dovrebbe dare voce a tanta gente che non ha voce e che invece avrebbe tanto da dire.

mercoledì 22 settembre 2010

Suscettibile cioè cretina

Alle 9.00 ho letto una e-mail, una frase dentro una e-mail e mi sono innervosita. Non ho reagito se non dando un invio con tre punti interrogativi ma per mezzoretta ero un po' scocciata. Sei ore dopo leggo la risposta e capisco che ho sprecato un'occasione di sottrazione, non c'era nulla per cui impermalosirsi...

Ho fatto ridere i vecchietti e l'ho fatto: ho la mia macchinina da usare quando mi servisse. Dopo anni che ci pensavo, sono proprio contenta.

In ospedale la cinghialessa-medico mi urla in corridoio gli aggiornamenti sulla nostra ragazzina. Si dimentica di dirmi che nella notte ha avuto un mezzo shock anafilattico. E quindi decido di rischiare il suo mandarmi a f.i.c. e le chiedo udienza per mezzo minuto, ringhia sotto i baffi e mi risponde. La dimettono. Starò un pochino ancora e poi vado. Che quattro giorni di ospedale sono tanti.

Pranzetto veloce con amica che mi dice "sono in città, vieni a fare la doccia"?
Un vecchio amico di passaggio in città per un caffè.
La caldaia nuova arriva domattina.
Saltata la gita nella mia città natale.
Danza con le monetine sonanti mi piace.
L'uomo mi manda tutte le password in tempo record.
In banca mi fanno anche un favore con un bel sorriso che fa piacere.
Il ginocchio sta meglio ma mi ricorda di non essere permalosa e cretina.

martedì 14 settembre 2010

La vita continua, senza paura

Tribunale dei minori, un portone, un cortile, la scala e gente che aspetta l'avvocato. Che arriva in scooter (a Bologna gli avvocati si muovono in scooter, in bicicletta o in trampoli 10 cm a spillo, brutti) con la sua borsa e il suo cellulare ultimo modello in mano. Francesco sorride e incoraggia, parla chiaro e diretto, avvisa che non sarà lui a parlare. Lei mi guarda, le avevo appena detto che avrebbe dovuto avere chiaro cosa dire al giudice e mi aveva detto con un fil di voce "ma non ci pensa l'avvocato?". Allora accenna un sorriso, lui si allontana di qualche secondo...Ci sorridiamo con lo sguardo d'intesa di due che lavorano nella stessa squadra. Quando escono lei ha finalmente l'espressione che aspettavo da mesi, non ha più paura, è tornata in sè. E' andata bene, come doveva andare. Mi dice che non le ha chiesto di spiegare perchè. Sono mesi che cerco di dirle che non è sotto accusa, che non ci si deve sentire in colpa se qualcuno ti fa del male o sparisce nel nulla lasciandoti un bambino piccolo. Andiamo a pranzo. L'avvocato festeggia il suo sorriso. Fra il primo e il secondo arrivano due chiamate, due proposte di lavoro per lei. Tempismo perfetto, la vita continua

domenica 12 settembre 2010

Velocissima corsa nel crepuscolo

Con due bicchieri di vino Pecorino nel sangue e musica bellissima nelle orecchie. La solita ciclabile verso sud, il cielo striato della sera di fine estate, il gilet di pile infilato davanti al campanile che sembra un fumetto, gente nella penombra che cammina, pedala, passeggia nelle stradine dove mi sembrano tutti così pacati e sereni. No stress sulla ciclabile. Tempo dilatato, nessuno ha fretta. Se passeggi o pedali o corri con la musica nelle orecchie non hai fretta, è tempo perfetto.
Giocatori di cricket, micro cani con le orecchie a punta, giganti pezzati e non (gruppetto alani e pitbull e pastori tedeschi), bambini e cuccioli di uomo in bicicletta, pattinatori e carrozzine di giovani e vecchi, di tutt'un po'.
Aria, serve aria fra le orecchie, nelle gambe, nella mente.

Ho un invito per un week end a Bordeaux. Devo studiarmi gli operativi Ryanair.
Lanciato invito a cena, va benissimo.

lunedì 6 settembre 2010

Incidente di percorso

Di corsa dal benzinaio, la riserva è tanto oltre la linea dell'emergenza e sono in ritardo, mi fermo comunque. Apro la sella, il tappo e cerco il bancomat. Non c'è, non c'è lui, non c'è il portafogli...
E quindi? Niente benzina, tento di arrivare al lavoro. Blocco il bancomat, la carta di credito aspetto. Cosa è successo? Dove sarà? Spero che sia caduto in casa. Non c'è. Chiamo e blocco la carta. Anche se è mezzanotte la donna che risponde è gentile. Domani mi tocca un tour uffici vari, polizia e fax e banca. Dici che alla serata danzante ho sottovalutato il pericolo ladri in agguato? O mi è caduto da qualche parte? Non ricordo quanti contanti avevo, un po'. Patente da fare e documenti vari, troppi. Le tesserine varie? Domattina mi devo fare un elenco. Sarà che mi hanno regalato un portafogli nuovo, l'avrei usato lo stesso, dai!

domenica 29 agosto 2010

Il fidanzatino di gioventù

HO OSSERVATO TANTE VOLTE IL MARMO CHE MI HANNO SCOLPITO:
UNA NAVE ALLA FONDA CON LA VELA AMMAINATA.
IN REALTA' NON RAPPRESENTA IL MIO APPRODO MA LA MIA VITA.

Chissà cosa vuole dire?

Ravanando su FB. Trovato dopo un paio di controlli incrociati, credo sia proprio lui. Ho riconosciuto un cane (nel profilo la sua foto non c'è ), ho cercato residenza e amici per capire se fosse lui. Ho trovato il fratello fra gli amici (ai tempi, si parla della preistoria, il piccolo aveva sette anni e lo portavamo a spasso con noi la domenica sera). Era una storia simpatica, una love story da ragazzini ma perfetta. Andavamo d'accordo e ci piacevamo tanto. Lui era proprio belloccio, amavamo con entusiasmo le stesse cose, musica e moto e politica e discorsi importanti. Aveva una bella famiglia di belli (il fratello grande era l'idolo del mio liceo e il mio passpartout per le cose importanti della scuola), la sua casa era la mia seconda casa, con sdegno della mia banda di amici gelosi. Poi la mia famiglia si è trasferita in un'altra città. Abbiamo pianto un po', abbiamo fatto qualche mese di treni nei fine settimana e poi nulla più. Mi arrivarono notizie su di lui qualche anno fa. Che faceva il cuoco-dj e altre cose non proprio positive (ma la "spia" ai tempi era un po' in conflitto con lui per motivi di gelosia). Magari mi risponderà. Chissà.

Cazzeggio su FB in preda al raffreddore del secolo. Ora mi faccio il brodino di fine agosto e l'ennesima aspirina. Niente, brodino bruciato, quello vero, mi tocca il dado, che ora è gelatinoso.

sabato 28 agosto 2010

Strade parallele

Lago d'alta montagna, artificiale, nel mezzo della valle c'era un paese che ora non c'è più,c'è ma è stato innondato e sommerso, un paio di volte all'anno spunta solo il campanile che campanile non è. La strada per raggiungere il paese a mille e risga metri gira intorno al lago per km e km, sali, scendi, costeggi, curve e nulla se non spiaggette con mucche sdraiate al sole, non incontriamo nessuna auto. Mi chiedo come mai il colore del lago sia turchese acceso (sui nostri monti le acque dei laghi sono molto più verdi).

Serata afosa, appiccicosa, Spagnoli vanno e vengono sorridendo, ormai parlo spagnolo con una certa disinvoltura e loro né sono entusiati. Entra un tizio, si incrocia con la famigliola francese, rimango un po' con il fiato sospeso, è lurido a dir poco, ovunque ha appese borse, zaini stracciati. "Mi scusi, avrei bisogno di un informazione", mi preparo a dirgli che no, non ci sono camere libere ma aspetto. "Le volevo chiedere se saprebbe indicarmi dove sia il dormitorio pubblico". Lo guardo con sollievo e rispondo che no, mi dispiace, non lo so. "La ringrazio tanto, speravo lo sapesse, molto gentile, grazie mille e buon lavoro". Lo guardo allontanarsi con la sua bicicletta fiammante (rubata o comprata al centro commerciale?!?). Mi ritrovo intenerita dalla sua cortesia e dignità, con sollievo realizzo che non ha sparso aromi sgradevoli nella hall (certi turisti dell'estremo oriente invece!).

Sullo scoglio sdraiata a leggere, nessuno in vista, il mare è un po' mosso ma l'acqua è sempre una garanzia del bagno migliore della piazza, non delude mai, da anni. Mi giro, chissà perchè, e vedo un gruppetto di cinque uccelli che camminano alle mie spalle sulle rocce. Sono grandi, identico colore della roccia, color terra argillosa sbiadita dal sole, mi domando se siano papere ma no, non lo sono, hanno il collo lungo e il becco rosso ma piccolo. Non mi perdono di vista ma non si scompongono quando mi alzo e mi avvicino. Arrivo ad un metro da loro e aspetto. Intanto altri due si avvicinano ma cambiano direzione per tornare verso l'acqua dall'altra parte. Rimango a guardarli camminare lentamente e mi chiedo se volano o siano delle specie di polli selvatici, che no, non credo. Si fanno un giro sotto i cespugli sempre tenendomi gli occhi addosso e poi, con calma, si allineano su una specie di terrazzetta naturale sotto la quale c'è il mare. Il capo allora comincia a strillare un po', immagino stia dando indicazioni di un'imminente partenza. Così sarà, dopo un minuto di gracchiamenti strambi, spiccano tutti il volo in simultanea per andarsi a fare una passeggiata sugli scogli di fronte, dall'altra parte della nostra piccola baia.

Ieri sera incontro il collega psicolabile, tutto bene, sono pronta e non riesce a rompere le scatole. Arrivo a casa verso le undici e trenta, stanca ma serena che la giornata lavorativa è stata tranquilla, nonostante il tanto lavoro. Mi chiama ben quattro volte, ansioso, le prime sono stupidaggini, le ultime è agitatissimo tanto che sono costretta a chiedergli di farmi parlare con l'ospite per capire il quid. Notare che si tratta di ragazzo italiano che diceva chiaramente la faccenda. Non so come sia finita, la segnalazione riguardava un allagamento al piano superiore dell'appartamento, nulla a che fare con l'albergo ma magari avranno chiamato il pronto intervento. Mai visto un uomo adulto perdere le staffe così senza ritegno. Il cliente mi ringrazia ma sento nella sua voce la perplessità che spesso lo psicolabile suscita. Che balle.

giovedì 26 agosto 2010

Dopo la puzza

Sms arrivati ora
N°1 "il suo bagaglio codice...è arrivato ed è stato consegnato al corriere per la consegna"
N°2 "il suo bagaglio codice...è arrivato e le sarà consegnato all'indirizzo indicato"

Vabbè, il bagaglio in questione è arrivato nelle mie mani alle 17 di ieri, ha sostato nella hall del mio lavoro tutto il pomeriggio, è stato rovistato in una crisi da attacco di zanzare cittadine (che i colleghi hanno lasciato una boccetta vuota di antizanzare attaccata alla spina per dieci giorni) alla ricerca dello spray Vape citronella, è stato caricato su un taxi e portato faticosamente al quinto piano senza ascensore a mezzanotte.

Che quei soldini per gli sms potevano essere risparmiati, no?

mercoledì 25 agosto 2010

In transito

Il ritardo è tale che stiamo tutti con il fiato in sospeso. Qualcuno accenna alla speranza in una notte in un hotel a Monaco di Baviera. In attesa sulla pista, il capitano tedesco dall'inglese difficile da capire ci informa delle varie soluzioni, scendiamo di corsa cercando il nostro uomo. Sono due, uno prende le carte di imbarco e sorride, l'altro è un poliziotto gigante che controlla i documenti con aria gentile e severa assai (prerogativa tutta tedesca). Ci infiliamo in una porta dai mille allarmi da disattivare e siamo in pista, tutti di corsa saliamo sul piccolo bus che sfreccia fino al nostro aereo. In un attimo siamo decollati. A destinazione in orario (ma come avranno fatto?). Il nastro scorre, dei nostri bagagli nessuna traccia. Qualcuno dice all'altro che pretendere di arrivare tutti, compresa valigia, era troppo, anche per l'organizzazione tedesca.
Certo, sono rimasti a Monaco, i bagagli. Peccato, forse avrei preferito la variante notte in Germania.

domenica 22 agosto 2010

Dalle vette altissime si scende a valle



Che anche la Grecia possiede monti alti e fiumi bellissimi.
Stamattina dieci gradi e le caprette fra le nuvole. Ora si torna fra le onde

giovedì 12 agosto 2010

Count down SI PARTE

Stanchissima, mi accingo a preparare la valigia, non vedo l'ora di vedere l'orizzonte sul mare (che sarà a mia disposizione 24 ore se 24). oggi ho visto un po' di cose che mi hanno commosso, giusto per dire che la vita è così tanto misto bene e malino e così così e stupenda e dolorosa e meravigliosa...
una carozzina a motore che sfrecciava in via Massarenti con un uomo bello e forte e sorridente e il suo bambino di 4/5 anni caricato dietro ad abbracciare il padre, in piedi su un predellino che immagino abbiano predisposto loro. parlavano allegri, completamente disinvolti nella velocità, immagine potente e positività bellissima.
turisti vari che viaggiano con frotte di bambini e che parlano loro come se fossero degli adulti saggi (solo un po' mignon) e loro rispondono essendo sereni e simpaticissimi.
anche altre cose tristi che gestite con prontezza di spirito e amore risultano diventare più accettabili, sai come una tristezza dolce, che si digerisce bene nonostante il dolore.
ora finisco un po' quì e mi faccio un panino alle melanzane da re artù. e ho anche una volontaria per aeroporto! che se l'amicizia è anche un passaggio alle cinque del mattino vuol dire che proprio male non stiamo...

abbracciamoci forte e non lasciamoci più
Herbie Hancock- preludio di Egeo e cicale marittime (che quella della città afosa hanno rotto) ps: per i cittadini che si interrogano Non sono grilli!

giovedì 29 luglio 2010

vrexi sti ftoxo gitonia'

Canzone rebetiki della mia infanzia...
Pioggerellina che pare annunciare la fine dell'estate. E ci aspetta un inizio agosto che tutti, quasi, sono in partenza e noi in piena lotta per orari terribili e discorsi a giustificare ancora peggio. Mi annuncia che mi porterà all'aeroporto, come se fosse un festa. "Che facciamo colazione insieme alle cinque".

Ho ricominciato a guardare gli annunci di lavoro. Il tempo e lo spazio sono rarefatti. Sandwich e pasta al pesto, birra alle 23 domani che sono mesi che cerchiamo di farlo. Mr C alle prese con i dolori e gli anti-dolorifici. I motociclisti in versione morbida sono anche meglio.
Vabbè, avanti, navighiamo tutti a vista in fondo.

lunedì 26 luglio 2010

Scivoloni e pensieri vari

Il party non era male, il gruppo era vario e simpatico, l'atmosfera buona. Una serata abbastanza fresca e gruppetto allegro, quello che serve ad una bella riuscita. Il quartetto di archi ha suonato in giardino con alle spalle la vetrata della vasca dietro la quale si vedevano braccia che nuotavano e cuffie variopinte. Si stava bene. C'era anche lui, a sorpresa, dopo un anno. L'ho salutato e ho evitato accuratamente quel suo sorriso appiccicato che mi rincorreva per il prato.
Poi è arrivato Mr C e sembrava tutto bene. Poi, l'uomo alto ha esagerato. E io, che, giustamente diffidente, ero stata alla larga tutta sera, ho cercato di parlargli. Un errore, forse. Ho avuto un attacco di "difendi chi ami e cerca di arginare chi invece disturba l'armonia". E' assolutamente perso in un loop di assurda follia. La discussione ha avuto un unico risultato: farmi innervosire e molto.

E la serata si è poi trasferita in una nottata che mi ricorderò, come quella volta che poi non mi ricordo più che cavolo ho detto e fatto.
Un tal Maurizio mi ha fatto compagnia fino alle ore piccole, chissà cosa ci siamo detti...

Nel frattempo l'amica mi chiama per aggiornamenti sul progetto bambino. Non so bene, l'effetto mi ha stupito, sono preoccupata per lei. Che non sono sicura che sia giusto o buono accanirsi così per diventare genitore. O forse non ho elementi utili per capire se la loro coppia sia adatta. Non so, mi sono ritrovata a pensare che non si possa "comprare" un figlio al supermercato...E cosa vuole dire "si sta cercando la persona più geneticamente simile"???

Paradossi continui.

mercoledì 21 luglio 2010

Un rapper al citofono

In piena iper attività pulizia domestica, sudata come non mai cerco di recuperare giorni e giorni di abbandono casetta. Suona il citofono:
"sonoincaricatodellapubblicitàdellapizzapuoiaprirelaportaperfavoregraziescusitanto"

Il tutto in un unico respiro, durata al massimo otto secondi, con una certa melodia e leggero accento africano, gentile e allegro.
Sorrido e gli apro, gli posso solo dire "prego, buona giornata".
Vorrei vedere la sua faccia.

Penso che avrebbe una carriera perfetta come rapper pubblicitario.
Che poi mi viene allegria improvvisa, senza grandi motivi, che è l'allegria migliore.

lunedì 12 luglio 2010

Moussaka con ospite

Il messaggio arriva inatteso, si improvvisa e si contratta con la ragazzina. Quanto insisti per il cinese? Risponde sincera e noi anche. E la maggioranza vince perchè anche i piccoli amano la buona comunicazione. Si decide, e la piccola è d'accordo, che si mangia greco. Anche stasera, a sorpresa, l'arietta c'è e si sta bene.
La ragazzina è molto simpatica e ci facciamo grasse risate.
Assaggia tutto e la guardo con passione vedendo quanto sia figlia di sua madre, che tanti dodicenni sono assai più storditi. Lei c'è. Anche se mi/ci rompe le scatole con assurdi motivetti orribili e con 'sto cellulare onnipresente.
E ci stupisce con effetti speciali...
Forchetta nel moussaka, annuncia "credo ci sia un capello". Lascia la forchetta e usa le dita. "Guarda, non è un capello. E' un insetto". Lo guardo penzolante dalle sue dita che non mollano la presa. E' morto. Lo prendo e lo getto per terra, vicino al vaso. Chiamiamo la ragazza e le diciamo, sottovoce, di cambiarci il piatto che c'era un animalino. E, serene come non mai, ci mangiamo il nuovo mussaka e tutto il resto. E mi diverte quella cosa che mi piace tanto, sempre...
Anime simili hanno reazioni simili e quando l'armonia è così totale si creano piacevoli momenti. Complimenti alla piccola che non ha fatto una piega e che ride quando la madre mi delega ufficialmente a farle "quelle prediche". Programmiamo serata sole, senza la mamma e che allegria sia!

Oggi ho rischiato un guaio che più grande non si può: fatto volare in terra il nuovissimo pc portatile del job. Schianto incredibile e la voce del direttore "Ti sei fatta male?". Io no, lui neppure, meno male.

domenica 11 luglio 2010

Baku, dejavu

Che mi capita di avere bisogno di distrarmi da un po' di macigni che appesantiscono la mente. Niente. Non si sblocca, niente si sblocca. Mi dico che starei anche bene. In realtà mi sento bene, io. E faccio un paio di telefonate, che invece la direzione inversa è silenzio assoluto. E mi dispiace ma non so proprio come fare o cosa fare per le persone che stanno male e che non chiamano e se chiamo io non accettano pensieri positivi o quasi. O forse saprò cosa dire o fare in un altro momento.

E allora galleggio nella mia solitudine che un po' mi pesa ma che non mi terrorizza e aspetto che i guai degli altri li liberino un po'. E me ne sto tranquilla progettando piccole cose buone. E mi sento meglio con un po' di ferro che sta riequilibrando la mia energia che mio malgrado pare dipenda anche dalla chimica del corpo. E gioco con la fantasia. E mi faccio il rewind delle persone che ho accolto nella città afosa questa mattina. Che il mio lavoro ha le sue graziosità...Famiglie che arrivano da tutto il mondo con i loro sorrisi e i loro sguardi così diversi e affascinanti.

La famiglia numero 2 di oggi, padre baffuto, moglie con occhi dal taglio originale e pelle di un colore bellissimo, ragazzino e bimbetta simpatica. Passaporti turchi, nascita a Baku. Dove cavolo sarà Baku? Non mi sembra Turchia, penso. E la faccia della signora mi diceva qualcos'altro. E scopro che non sapevo esattamente dove fosse l'Azerbaigian. Che è in un angolo del mondo "terribile", incastrato fra Iran, Armenia e Turchia ma vicino alla Russia che era uno stato sovietico ed è repubblica presidenziale dal 1991 e membro dell'Onu dal 1992. Baku è il più grande porto del mar Caspio. Ci sono fotografie strepitose dei panorami della città.

Chissà che ci faranno a Bologna? Chissà se un giorno, di questa o della prossima vita, vedrò un tramonto passeggiando sul lungomare (o lungolago?) di Baku?

Non so, non riesco a fare ameno di resistere alle pozze di infelicità...

venerdì 2 luglio 2010

Frammenti di storie contadine

Racconti di un'epoca lontana ma non solo nel tempo. Eppure i protagonisti sono ancora quì per raccontare. Sono appoggiata al lavello della cucina e ascolto con passione. Della madre che abbandona il suo neonato per andare ad allattare il figlio dei ricchi in città, del maiale che si era riusciti a nascondere nel bosco ed a salvare dai Tedeschi e che il giorno seguente è stato centrato in pieno da una bomba, della carne che, oltre il danno la beffa, era talmente dura e saporita di piombo da essere non mangiabile. Mi raccontano queste cose con lo sguardo che dice che le sentono vicine come fossero ieri. Il vecchio è ancora furioso per la madre che lo aveva parcheggiato peggio di un polletto nell'aia...E racconta di quanto piangesse da bambino passando vicino ai casolari da cui proveniva profumo di cibo. Le lacrime della fame, della miseria. La signora invece ha un'immagine diversa della sua infanzia in mezzo ai monti. Si ricorda di quando le diedero il primo coniglio che doveva accudire (quattro anni), di come, poi, le era concesso andare al mercato a vendere i suoi conigli per comprarsi l'unico paio di scarpe o l'unica "sottanina" che portava inverno ed estate. Mi raccontano della casa che si chiamava, e si chiama, "fermati lì" perchè la frana non l'aveva investita. Dell'andare a "fare veglia" che significa camminare per 2 km fino alla casa più vicina per giocare a carte nella stalla, del fattore e del dottore. Il dottore è il proprietario terriero e il fattore è il "caporale", il tirapiedi del dottore. E si ricorda che "Gigietto" era il dottore, però era buono, che quando i bombardamenti hanno distrutto tutto, case, campi, bestie, ha accolto i suoi contadini e le loro famiglie in casa sua per un paio di mesi. Di come, dopo la guerra, gli uomini sono scesi in città a lavorare alla ricostruzione, alla ferrovia etc. Qualcuno, quelli bravi a "fare gli interessi", sono poi tornati sui monti e ai campi a riprendere la vita di prima. Un nonno aveva trovato un violino di un Tedesco in fuga e ha imparato a suonarlo, così, da solo. Era lo stesso capace di "fare gli interessi". Il nipote dice che raccontava storie fantastiche e che aveva un sorriso strepitoso.

Così, la memoria raccontata dal vivo è così commovente.

mercoledì 30 giugno 2010

Jazz&Wine in provincia

Che la giornata è andata in vacca e la serata vorrei fosse un po' carina. Mi invita a cena con pasta al pesto e insalata (il nostro menù ripetuto). Il suo pesto è un altro. Partiamo, chiediamo indicazioni ad un gruppetto di extra-comunitari e uno di loro ci accompagna con lo scooter. Uno spasso, sfreccia davanti a noi con il braccio alzato per indicare la direzione e poi, a destinazione, ci saluta facendo segno ok. Che non avevamo bisogno della scorta, volevamo solo sapere se Ponte Ronca era prima o dopo Zola. Le guardie forestali in divisa ci dicono che non c'è più posto nel parcheggio e si deve parcheggiare nel campo di grano. Troviamo nel parcheggino della gelateria. E che gelateria! Concerto un po' schizzofrenico, che il capoband è virtuoso di chitarra acustica ma con la chiterra elettrica, nei pezzi country-folk-jazz con cui strazia il pubblico, è un disastro. Antipatico, molto antipatico. Ma le parti per cui tutti sono lì sono invece belle: flamenco di chitarra deliziosa e ballerina bravissima piena di energia. Il cantante è un bel ragazzo con il sorriso spagnolo che rincuora. Canta bene, anche se ogni tanto pare pianga...Ma il canto andaluso è così.
Rinfresco mica poi tanto, la solita mortadella che non se nè può più. L'azienda vinicola è una serissima e mi azzardo a prendere un bianco fermo. Imbevibile, terribile. Passo al rosso, così, così.
Allora ci trasferiamo in gelateria. Gelato meraviglioso e tango strepitoso, la gente balla su pezzi di musica alta, anni cinquanta, noi guardiamo affascinate. Un bellissimo cane decide che si siede un po' con noi (sperava nel gelato che è finito).

Fresco preso, un po' di musica "per bene" e un giretto andato a buon fine.

Lei dice che gli oligoelementi mi farebbero bene.

martedì 29 giugno 2010

Che faccia di libro un po' serve




Ho trovato il mio cuginetto su f.b.
Era un bimbetto simpatico e dolce con un vocione basso, basso. Ho proprio voglia di vederlo ora che è un giovane uomo dalla chioma esagerata. Vediamo se mi ospiterà nella sua bella isola.

domenica 27 giugno 2010

Supermercati &CO

Ieri sono uscita di casa accompagnata dal mal di testa e dall'indecisione...tutto da fare e nulla voglia di fare. Andavo in piscina rimandando qualsiasi altra cosa. Verso sera mi viene proposto di rimanere fuori per cenetta in collina con Mr C e noi. E la spesa? Non ho neppure il caffè...La risposta mi convince e mi lascio trasportare. Serata perfetta, oblio e risate sceme e caffè al baraccio a tifare Ghana, che va bene così.

Sveglia alle 5.30, meno male che mi avevano prestato un etto di caffè.
All'uscita dal lavoro è domenica, è caldissimo e siamo in una città umida e fetida di smog. La spesa? Esiste anche la Pam, mi sovviene. E ci passo davanti tutti i giorni, mi sovviene. E' aperta, che stranezza.

Un casino micidiale, tutto sbattuto alla rinfusa, prodotti che non ho mai visto, improbabili avventori multi-razza, multi-faccia, multi-umore-rumore-fetore. Due cassE e tanta gente, sembra di essere in un film neo-realista di un paese a caso, un qualche day after...Qualcosa compro, tipo "quello che se non ce l'hai sei proprio a zero". Esco nell'afa profumata di asfalto e sorrido ai miei colleghi della spesa svogliata-forzata della domenica pomeriggio (che sei un po' sfigato che non sei al mare, tu). E mi dico, per l'ennesima volta, che l'abitudine non ci piace, che mescolare sempre le carte fa bene, improvvisare, guardare, sperimentare, conoscere e visitare tutto. Zietta72 mi chiama e mi sveglia. "Stai dormendo?" Blatero qualcosa e lei sentenzia che, no, non stai dormendo, stai parlando. Che bello svegliarsi ridendo. Se l'incastro funzionerà si va al mare mercoledì, che ce lo meriteremmo, sai.

A p.d.s - a prova di stordito - il collega colpito e affondato- smile!
Ghana- desiderio inconsulto mi colse, VOGLIO CHE VINCA IL MONDIALE!

sabato 26 giugno 2010

Pérformance o performànce o perfòrmance?

Performance: si può pronunciare all'inglese con l'accento sulla O o alla francese con l'accento sulla A, ma MAI con l'accento sulla prima E.

Per chiarire le idee al gruppo di ieri sera e a quel simpatico ragazzo dallo sguardo limpido...

L'arte a volte produce mostri. Non si sa più se siano gli artigiani dell'arte a fare la differenza o gli "estimatori". Fatto è che a volte mi sembra di essere in una specie di girone infernale con personaggi improbabili che si agitano nell'aria densa e umida di una città. La tizia si presenta con quel suo orribile vestito rosso fuoco e urlacchia becera. Noi accompagniamo l'artista che espone. Bell'immagine il dialogo fra quel vestito rosso e la messa in piega della "vedova" - che Giò la chiamerà così tutta sera - e quei codini fatti con estension di vecchi capelli morti della medesima donna con il tatuaggio sul polpaccio. La donna-in-rouge si esibisce nella follia da padrona di casa e fa apparire la stravaganza della Modotti e di Mataro da Vergato una rassicurante normalità.

Radiografie di 2 metri per 2 si stagliano nella luce della sera, oggetti di chiesa fatti di fotografie di uomini nudi in pose strane e altre cose sulle pareti.

Due ore dopo siamo seduti nella via della movida, che si fa per dire...
La donna dei codini resuscitati ci diverte con una lunga lezione su piedi e mani. Quelli che non si possono guardare...

Giò cita settanta volta la sua Dentina che non lo vuole e che, dice, non cita più.
Intanto dice cose che gli uomini non dicono. Ridiamo tutti ma torno a casa chiedendomi MA CHE STA ACCADENDO?

Tomas mi dice due/tre volte quanto l'abbiano inquietato i codini resuscitati e le pose oscene fotografate dal Mataro. Ci mancavano i trans giovani giovani che arrivano nel bar lesbo-fiendly a tarda ora.

Stordita? Annoiata? Perplessa, sempre più.

giovedì 17 giugno 2010

Che a volte il vuoto

è uno spazio di possibilità. E lo so ma me lo scordo. Rileggo e ricordo che ci sono le cose, le persone, le immagini, le strade che mi piacciono. Intanto una delle 900 canzoni che ho sul IPod suona e mi rendo conto di non sapere proprio cosa sia e da quale banda sia arrivata a me. Mi vengono in mente piccole storie e parole legate a sorrisi simpatici.
Le due ragazze nigeriane che mi dicono, serissime, che il baby in procinto di nascere sarà una bambina e che il nome dovrà essere "utile" a lei e alla famiglia. Si scopre che le Serena sono bambine che non piangono, che Sofia è un nome pericoloso, che le Sofia sono troppo consapevoli e toste e rischiano di creare e avere difficoltà di adattamento, Irene è un bel nome ma se il cognome sarà Grandi...e le guardo e ripenso al giorno che arrivarono in Italia non sapendo nemmeno una parola di italiano. E vedo i piccoli segni che hanno sul viso di cui non mi ricordavo più. Usanza antica e barbara che però loro accettano senza discutere: il padre, che di solito ha tipo una quindicina di figli sparsi, nelle tribù di quello strano, enorme paese africano incasinato oltre ad altro anche dalla forte influenza cristiana, usa ancora fare taglietti con la lametta sulla faccia del neonato per poterlo identificare come proprio figlio.

Tornando al vuoto, ho voglia di smettere di brontolare e sentirmi "indietro", come dicevo ieri alla mia amica (che sono felice, sta molto meglio nonostante il casino che il padre di suo figlio ha messo in piedi), la libertà è sicuramente un bellissimo traguardo a cui non vorrei rinunciare.

E i temporali estivi sono divertenti.
E la ciclabile al tramonto è sempre una graziosa sorpresa e conferma.
Cocciante ha un repertorio enorme, non lo sapevo.
Babà chissà come starà? Spero bene.

Recidivi, tantrici in pre-pensionamento

Che mi è preso di rifare quella cosa...
Avevo incontrato il tantrico, l'ex-tantrico, il pseudo-tantrico...e mi aveva detto chiamami. e, in una sera di noia, che la mia vita sociale è allo zero assoluto o quasi, l'ho chiamato. si ripetono, le cose si ripetono, che già lo sai. qualcuno me lo disse e me lo ridice quando c'è occasione. la mia proposta, che era proprio proprio carina, viene bocciata. ci vediamo comunque alle 2145, che lui le sue cazzarole di abitudini non le cambia e non le varia. infilo però invito last second ad un'amica per cena ('sta stupidina, che se mi avesse avvisato che sarebbe stata in città ci saremmo fatte la serata carina, carina lei ed io!).
Morale: lei ed io e un piatto di pasta al pesto e due magnum giganti ce la siamo spassata molto fino all'ora X.
Serata con il tantrico decaduto: così così. Che poi non mi piace criticare e giudicare... Ma che PIZZA NOIA BARBA
Sclerotizzate usanze barbare tipo la spilorceria e la pigrizia mentale.
Mi sembrava un "vecchietto dove lo metto", autoreferenziale al massimo, persa la verve e l'allegria sono rimaste solo la maniacalità e l'autismo sentimentale. Che poi rimane una persona gentile e intelligente e garbata e simpatica. E ci vogliamo anche un po' di bene, che ha un suo perchè. Ma cazzarola! Mio nonno novantasettenne ispira più voglia di vivere ed essere, nella giostra della vita non nella casa di riposo per single viziato.

vabbè. continuava a dire che poi (!?!) si faranno tante cose insieme. magari ho esagerato io ed era solo un po' depresso/stressato.

boh.

lunedì 7 giugno 2010

Jason Ricci live

E le sorprese piacevoli. Castel San Pietro Blues, piazza XX settembre, al tramonto. La luce è particolare e le statue della chiesa di destra (che mai avevo notato la bizzarra densità di chiese e campanili in alcuni paesi italiani)sembrano delle figurine attaccate lassù, senza profondità, come ritagliate da un album di bambini e appoggiate là. L'aria è fresca e gradevole. La birra è la mia preferita, un po' calda ma va bene lo stesso. Il primo gruppo che apre il concerto è blues ma con scarsa presa sul pubblico, una chitarra modesta e una batteria che pesta ma non convince. La gente arriva e si siede, smangiucchia e sorride senza entusiasmo. Poi arriva Jason con il suo aspetto tutt'altro che blues. Emaciata copia del leader dei Sex Pistol con un improbabile scialle rosa e capelli sparati in alto biondi, magrissimo. Sbraita un po' e ci chiediamo cosa c'entri con il blues.
E poi la musica prende lo spazio e e ci regala grandi emozioni, lui canta e suona la sua armonica producendo qualcosa che non avevamo mai sentito. E balla divertito, ci ricorda il vecchio Rod Stewart saltellante dei concerti anni ottanta, quel cavolo di scialle rosa ci diverte molto contrastando con tutto il resto e il mezzo metro quadro di tatuaggio che ha sulla schiena bianchiccia.
Ci diciamo che siamo stati proprio fortunati. Bella serata di fescura estiva in pace e serenità. Che poi è sempre la stessa cosa: ci sono gli amici perfetti per serate perfette. Jasono Ricci, bravo!

sabato 5 giugno 2010

Villa B

Sulla collina, in un angolo bellissimo, c'è una villa strepitosa che svetta nel verde. E' famosa, tutti la conoscono anche se non ci sono stati mai... Ho un appuntamento lì, vado a prendere un'amica che ha un permesso per venire a pranzo con me. La vita ruota e gira in modo strano. Stati Uniti, nuova Zelanda e ora Villa B. Ieri sera con le amiche di sempre si diceva che una "vacanzina" a Villa B potrebbe essere un'idea alternativa. Mi vengono in mente tanti romanzi. La vita è un romanzo, tanti romanzi incastrati uno nell'altro come bamboline russe.

Ieri citavo una persona che urla e strepita e rende le serate faticose agli amici. Lo facevo sapendo di alludere anche a qualcuno che era proprio di fronte a me. Un paio di occhi mi sorridevano indicandola con lo sguardo. Un attimo di sospensione poi, lei, proprio Lei (la tizia che ha rotto tante volte le scatole tanto che sono stata tentata di saltare l'incontro solo perchè era stata invitata), ha parlato. Fra lo stupore generale "e allora perchè la si invita?".
Silenzio eloquente. Io ho risposto che quando si vuole bene a volte si sopporta e si aspetta...Lei ha accennato un sospiro e ha lasciato cadere il discorso. Noi ci siamo sentite meglio, la pazienza e la tolleranza sono state ripagate. Serata serena, Lei non ha sbraitato e tutto è andato bene.

mercoledì 26 maggio 2010

Festina lenta ma anche lentamente... festa

La bimba ci guarda e sorride, le due zie e la mamma giocano sulle parole latine e progettano di spazzare via i guai (tanti) e riuscire in un obiettivo ludico che prevede "solo" un po' di pace all'ombra, si fà per dire, della macchia mediterranea e sotto la protezione del grande Poseidon.

Ho chiamato per un salutino, che erano esattamente a cinquanta metri da me. Al mio arrivo la tensione era densa, appicciccosa. Ho anche sentito un paio di screzi a voce alta ma poi, che per un attimo ho avuto timore di voler fuggire, si è stemperato tutto nella decisione di andare fuori a pranzo. E, miracolosamente, dieci minuti dopo stavamo sgambettando sorridendo e scherzando. Che l'amore è una miscela difficile e complicata e una piccola dose aggiuntiva può sempre fare del bene.

Incontrato il marito di un'amica che non vedo da un po': nonostante la fretta mi ha raggiunto dall'altro lato della strada per uno dei meravigliosi abbracci che ama regalarmi. Bella cosa.

martedì 25 maggio 2010

Brividi gelati

Che se sei in un luogo con una porta sulla strada può entrare chiunque...
Intuisco che non è proprio a posto, non lo è. Ma è anche indeciso fra mantenere un contegno o meno. Provoca e mi scruta. Capisco che devo stare attenta alle parole e ai gesti. Gli rispondo, un po' distaccata, un po' sorridente. Prego che decida di andarsene e intanto penso a cosa fare se la faccenda si mettesse male, non farei in tempo a chiedere aiuto. Il gioco è faticoso, devo essere gentile perchè non vede l'ora di avere lo spunto per diventare aggressivo. Quando mi mette sul banco più di mille euro mi vengono i brividi ma riesco a non apparire preoccupata. Oso dirgli che ho da fare ma non sono alterata, intanto la gente viene e va, per fortuna. E' ancora lì e per un attimo temo che non andrà via. Finalmente si decide, alza un po' la voce, mi guarda fisso dicendo che sono una grande (e che vorrebbe dire molto altro ma non può) e alza i tacchi. Chiudo la porta a chiave e mi asciugo le perle di sudore sulla fronte, respiro. Guardo in faccia la mia paura e mi dico che la vita è fatta di attimi.

sabato 22 maggio 2010

Perchè 'sta primavera mi fa pensare a te

Pino Daniele che dice che la pace arriverà.
Ho cancellato un po' di fotografie, forse anche qualche sentimento che aveva preso una direzione a mia insaputa...
Un vecchio ritornello è meglio di altre inutili cose. Un paio di giorni di clausura a volte servono a pulire lo spazio e l'anima. La mia bronchite si sente meglio, sono pronta per il recupero e la convalescenza.
Pronta per l'allenamento che ora mi è chiaro devo affrontare.

martedì 18 maggio 2010

Il treno parte alle otto

La musica della mia infanzia

Το τραίνο φεύγει στις οχτώ
ταξείδι για την Κατερίνη
Νοέμβρης μήνας δεν θα μείνει
να μή θυμάσαι στις οχτώ
να μή θυμάσαι στις οχτώ
το τραίνο για την Κατερίνη
Νοέμβρης μήνας δεν θα μείνει

Σε βρήκα πάλι ξαφνικά
να πίνεις ούζο στου Λευτέρη
νύχτα δε θα 'ρθει σ' άλλα μέρη
να 'χεις δικά σου μυστικά
να 'χεις δικά σου μυστικά
και να θυμάσαι ποιός τα ξέρει
νύχτα δε θα 'ρθει σ' άλλα μέρη

Το τραίνο φεύγει στις οχτώ
μα εσύ μονάχος σου έχεις μείνει
σκοπιά φυλάς στην Κατερίνη
μεσ' στην ομίχλη πέντε οχτώ
μεσ' στην ομίχλη πέντε οχτώ
μαχαίρι στη καρδιά σου εγίνει
σκοπιά φυλάς στην Κατερίνη


e poi
Loukianos Khlahdonhs - Ena Gourouni Ligotero
Loukianos Kilaidonis - Pou vadizoume kyrioi (Ta ftiakse o minas)

Appena riesco a fare pace con la registrazione di Youtube le carico tutte!

Partire dalle frivolezze

Cure. Indulgenza con sé stessi, accettare gli errori, soprattutto i nostri.
Concedere spazio e tempo e non rimandare il sentimento e l'espressione.

Coccole e allegre stupidaggini.

Le parole possono essere gabbie

Ho resistito circa un'ora. Riunione del menga con frasette odiosette/noiosette: "azienda significa che voi siete strumenti di produzione di reddito" "disse anche Confucio che l'unico scopo è il reddito" "la segretaria deve fare i p....ni al capo". E teatrino sconcertante e delirante.
Vorrei dire ma voglio tacere. Lo guardo di profilo e mi viene in mente il cavaliere (che però il B è un pochino più abile). Chissà cosa intende fare...
Parla troppo il collega psicopatico. E il duce della bassa gli si inchina, sorride, ammicca. Tutto quello che viene detto è falso e a nessuno sembra una cattiva idea continuare a quel modo. Sai quando vorresti urlare e non né hai la forza?
Tipo incubo.

Qualcosa dovrò escogitare.

giovedì 13 maggio 2010

Le parole sono finestre (oppure muri)

Il web ha questa capacità...passando da un sito ad un altro, da una sosta veloce al blog di Musashi (musicista ska afro-japanese americano conosciuto dieci anni fa in California), fino ad arrivare ad un suo contatto a Milano, scopro un piccolo post che cita questo libro di Marshall Rosenberg sulla comunicazione non-violenta.

A proposito.

Baruffa nell'aria

E credo di essere laterale all'isteria collettiva. Che la collega dai pensieri furbissimi quanto semplicissimi dice che "gatta ci cova, vedi che i problemi sono sicuramente al vertice". The manager, l'uomo con la mania dei termini obsoleti, "egregio, pregiatissimo" e dell'orrenda formula che mette 'LE dietro ai verbi (siamo ad inviarLe etc), è in pieno delirio aggressivo e paranoico. Ieri si aggirava chiedendo spiegazione di ogni piccolo foglietto trovava sulla sua strada. Le vene del collo sono tese, le parole che gli escono sono deliranti.
Mi viene in mente Pennac, il capro espiatorio di professione. Si cerca qualcuno a cui dare la colpa di ogni cosa...

Non né ho voglia. Mi porta una guida dei servizi da controllare. E come fare? Vuole sapere veramente cosa pensiamo? Sull'italiano mi limito a piccole cose (la permalosità è una malattia tremenda). Quando arrivo all'inglese invece comincio a fantasticare di ammalarmi fino a che non l'abbiano stampato e messo in uso. Esattamente tradotto direttamente dal bolognese all'inglese assurdo di Totò made in paesello dell'Australia. Troverò la maniera, senza farmi troppo male, spero.

Pensiero da tre soldi, quando la gerarchia non riesce a gestire le cose con la giusta autorevolezza, diventa patetica.

Il collega con scivolate psicopatiche mi conferma che la questio dei dieci centimetri delle cassettine è una barzelletta che toglie punti al director. Chissà cosa gli stanno combinando i capi supremi? In effetti mi chiedono spesso come vada come se volessero farmi dire qualcosa contro di Lui.

Distanziamo, allarghiamo le maglie della rete.
Un po' di sole???