sabato 27 marzo 2010

Sorci verdi

Pomeriggio lavorativo con il collega dolce. Né usciamo distrutti: ci hanno fatto vedere i sorci verdi! Due signore delle pulizie sono malate e l'agenzia ha mandato due persone. Una filosofa albanese e una bimbetta che viene dai monti di un paese ai confini del mondo civilizzato. Il che si traduce in guai continui che ci tocca risolvere in emergenza. Più di settanta persone in albergo e in ogni camera manca qualcosa di fondamentale tipo la carta igienica. Unico dato positivo che siamo in due e riusciamo a correre ai ripari (più o meno).
Alle 23 affontiamo il collega con problemi di gestione della collera psicotica e, miracolosamente, riesco nel proposito di rassicurarlo (gli spiego venti volte come si infila il foglio nel fax nuovo e il tasto da premere). Ce ne andiamo verso casa sereni con le nostre due rose in mano.

Domani è un altro giorno.

Stasera mi ritrovo con un dilemma curioso: amica che compie gli anni, avvocato elegante ma tifosa sfegatata, richiede festeggiamento nel bar dei maschiacci. Non sono sicura di voler passare la serata a guardare la partita Roma-Inter :-)

venerdì 26 marzo 2010

Piccoli abbracci

Oggi mi sento molto coprofaga!

Risveglio di "gran spolvero".
Mr C mi sveglia che mi sono dimenticata che dovevo svegliarmi e andare da lui. E' allegro, prende bene che continua la chemio e oggi decide che si lancia nella speranza. Mi richiama per visita alla Piazzola. Gli dico, letteralmente, per questo evento salto giù dal letto! Io mi limito a calzini fashion e incensi alla cannella, lui cerca e trova un gilet di pelle per ri-preparare le "pezze" da motociclista.
Il sole ci accompagna per la passeggiata (piccola che il fisico è quello che è).

Torno a casa e d'impulso chiamo i miei tre nonni lontani 84-86-97 anni. Tesori dolci. Li faccio ridere un po' e tutti e tre mi ringraziano almeno 10 volte.

Drinn. E' il bell'uomo dello Sri Lanka del negozietto vicino a casa di mia madre. "Solo per chiederti se la mamma stia bene, non la vedo da una settimana". Dolce. La mamma sta bene, per fortuna ieri l'ho invitata a pranzo (altrimenti mi sarebbe venuto un colpo).

Bisogna volersi bene. E impegnarsi un po' nell'amore :-)

giovedì 25 marzo 2010

Così non va Veronica

Ho un difficile rapporto con il mio nuovo capo. Mi fa saltare i nervi e sbotto continuamente. Praticamente siamo alla deriva. Mi scappano troppe parole. Non mi piace come reagisco e mi sto rovinando giorno per giorno. Dice che sono "spigolosa". Lo sono. E me ne pento ma non riesco a frenare le mie reazioni eccessive. E' venuto a salutarmi M., il ragazzo nuovo, e mi ha dato una chiave interpretativa a cui non avevo pensato. Disse "sai cos'è...tu non ti poni in modo discorsivo, non metti in atto nessuna trattativa e un capo non lo può accettare".
Registrato, ci penserò. Comunque la molestia è continua e io non ho pazienza da utilizzare per queste m......te. Ma devo fare qualcosa per non spappolarmi il fegato ogni giorno. E, come disse il saggio, farmi scivolare via le stupidaggini degli altri, anche se sono troppe, anche se il loro modo di pungolare agisce su di me tipo tortura cinese. Le anelle, importantissime anelle.

(e comunque, anche lui ha perso le staffe, succede a tutti)

mercoledì 24 marzo 2010

Shutter island

Di corsa tentiamo di raggiungere il cinema, quello che ogni volta speri che riuscirai a parcheggiare. Non ci si riesce, è un'utopia, lo sanno tutti. Lei guida in fretta, senza esitazioni, ci consultiamo e arriviamo dall'altra parte della città. Parcheggio abile, che la seconda zona non è molto meglio. Davanti al cinema prendiamo una birretta. Improvvisamente si forma una fila alla cassa e si sente la voce amplificata del cassiere che dice "15 posti, sarete in prima fila". Qualcuno rinuncia, noi ridiamo stupite. Come sarà successo? Eravamo quì davanti, quando sarebbe entrata tutta quella gente? Entriamo, osando. Terrorismo psicologico del cassiere o fortuna nostra: troviamo due posti centrali in quinta fila. Siamo in tantissimi. Non sappiamo molto del film. Guardando le facce giovani, molti uomini, immaginiamo che sia un film particolare. Lo è. Lungo, a tratti pesante, a tratti angosciante, bello. Di Caprio, che normalmente non mi piace, è fenomenale. Atmosfera surreale, inquadrature violente, incubi deliranti. La mente e i suoi meccanismi di difesa, il dolore che occupa tutto lo spazio e avvolge tutto nella nebbia. Usciamo e recuperiamo l'ossigeno che mancava da più di un'ora. Impressioni potenti da portare a casa. Bel film. Non rassicurante ma affascinante.

Queste serate sono ormai collaudate, ribadito l'amore per il cinema.

giovedì 18 marzo 2010

Se i sogni ...

Il mondo onirico questa notte propone parole dolci e serene. Gli occhi sono verdi e liquidi. Diciamo che sento la primavera avanzare e arriva quello struggimento di cui non si può fare a meno, anche se si fanno orecchie da mercante.

Brontolo

Il collega dolce ogni volta ha qualcosa da dire. E sono sempre visioni realistiche della situazione. Però, come dice la collega, ha sempre quest'aria depressa, questo atteggiamento poco dinamico. E' stanco, lo siamo tutti (quasi, che ci sono due persone che si sono ritagliate il loro mondo fatto di "non vedo, non sento ma parlo"). So che ogni sera torno a casa pensando che sarebbe meglio se questi discorsi disfattisti non chiudessero la giornata. Perchè diventano pettegolezzi se non c'è una decisione a fare qualcosa. E penso che le abitudini sclerotizzate siano terribili e in un gruppo di lavoro fanno molti danni.

Voglio tirarmi fuori. Cercherò di farlo, con impegno.
Perchè anch'io tendo alla lamentela ultimamente e non è la mia indole, fare e dire devono avere un'utilità. E, questo è il gioco sclerotizzato, parlare senza agire crea solo malintesi e una torbida mescolanza di malesseri.

mercoledì 17 marzo 2010

La mattina delle donne

Senza gonne. Che in centro in una mattina feriale ci sono tante donne, mamme, nonne.
In Sala Borsa il gruppo delle belle mamme straniere ma comunitarie con bimbi splendidi e integratissimi da giornate serene fra libri e passeggiate. Nei negozi serene acquirenti di completi intimi e scarpe. In libreria con lo sguardo di chi non deve correre da nessuna parte. Il mondo del benessere che è fatto di tempo più che di denaro. Che certo il denaro diventa tempo. Tempo per sé, per movimenti rilassati, senza stress. Ma in giro ci sono altre persone che passeggiamo con il naso all'insù...Oggi anch'io cammino senza tempo, senza fretta.

La primavera annuncia un modo diverso di respirare.

E faccio un paio di cose che mi piaceva tanto condividere con qualcuno che ora non so più dove sia, cosa faccia. Un po' di nostalgica malinconia. Ma continuo a respirare, a fare andare avanti i muscoli delle gambe. Avanti, indietro non serve guardare.

lunedì 15 marzo 2010

Campi di cotone

Il collega mi cita e mi fa sorridere.
Gli stavo accennando con lo sguardo come sia stata la mattinata e il genio ha capito subito e "tradotto" con il gergo che velocemente racconta certi atteggiamenti di capessa e capesso.

I fazendieri oggi hanno messo in scena una delle loro commedie. Sembra siano gelosi della clientela e soffrano di frustrazione inconsulta. Mah.
Non li capisco affatto: sembrano bambini capricciosi fuori controllo. E non si rendono conto dei guai che provocano così presi ad attaccare tutti.

Sono uscita pensando che la distanza è indispensabile. Camminata nella luce della sera. Sono un po' più calma, meno male.

(ps: l'acqua termale cittadina è stata proprio utile. E ho anche fatto un incontro inaspettato in mezzo alle bolle).

domenica 14 marzo 2010

Aggiornamenti da Oxford

Oggi sole. Moquette verde. Calamari. Dove si mangiano ad Oxford? Decidiamo per il cinese. Ok, stabiliamo il programma della domenica. Lei calamari, io verdurine bollite e tortelloni. Poi lei va nel parco a vedere i vogatori e le papere. Io vado a fare la papera nei ruscelli artificiali con le bolle, ma prima cammino un po' in città. Aprile richiede già organizzazione.
Ci salutiamo con il nuovo codice. In marcia.

Come in un film

La serata è organizzata da un po'. Sono invitata. Sì, perchè a volte ci sono cose a numero chiuso...Strana situazione. Ma stiamo bene, giochiamo un po'. C'è anche lei. E per un paio d'ore siamo nuovamente quelle due persone che si conoscono così bene e che hanno vissuto tante cose fianco a fianco. Non è più così da qualche anno. L'amica comune la sera prima mi disse "non litigate". Non abbiamo mai litigato e mai lo faremo. Sono solo cambiate le cose. E rimane, ora, con la distanza, la stima reciproca e l'affiatamento, anche se nessuno vuole ripristinare la vecchia frequentazione. Le scappa una frase che le altre lasciano correre "lei ed io saremmo troppo forti se facessimo squadra, vi batteremmo senza divertimento". Stavamo giocando a Tabù (che abbiamo recuperato per svagarci un po'). La frase è una delle sue "mancate delicatezze", ma la vita è anche sapere come sono fatti gli amici con le loro debolezze e limiti. E poi, in realtà ha detto la verità. Non politically correct dirlo, ma...Sarà così importante?

Un po' mi chiedo se ci fosse bisogno di "quello". Ormai è andata. Forse non lo farò un'altra volta. Ma sono contenta della serata, nonostante la chiusura troppo brusca (a volte le mamme devono fare così per tornare al focolare, quasi temessero che se rimanessero un po' di più potrebbero non voler più andare).

(Menù della serata : 66 olive all'ascolana e tartare di tonno e mango).

venerdì 12 marzo 2010

Propaganda telefonica

Ma che cavolo! Pure questa: alzo la cornetta e mi sento la voce di Pierferdinando Casini che mi racconta due stronzate per invitarmi a votare Udc.
E l'altro giorno era un altro tizio del Pdl.
Che palle.

Altro che Grande Fratello

Ore e ore immobile

La serata mi sorprende. Faccia gonfia e il volto che brucia. Provo la febbre, che non ho quasi mai. Oggi sì: 38,2. E cosa faccio? Mi decido a chiamare la collega sapendo di obbligarla ad un brutto gioco. Le dico proprio così "non so cosa dirti, ho 38,2 dopo tachipirina e antibiotico". Mi dice che ci pensa lei, di stare a casa.

Ora, venti ore dopo, mi sento un pochino meglio e decido di uscire dal letto.
E decido anche di rimettermi in cammino. Primo passo ricordare da dove devo/voglio riprendere il tragitto. Sì perché ho capito che un giorno, mesi fa, ho rinunciato a troppe cose come se smettere di fare potesse significare smettere di soffrire. Ma non è così. Qualcuno diceva che ci sono ancora, un po' impolverata e sgualcita, ma, tolta un po' di polvere (e neve e pioggia e freddo e miserie varie), ancora sotto c'è tutto. Sta a me, a me soltanto tirare su la testa e ricominciare a nuotare.

La febbre spero mi lasci in pace. Che la settimana aveva altri programmi che sono saltati tutti, magari riusciamo a far funzionare un po' il fine settimana.

Se avessi la bacchetta magica? Mare e sabbia e sole e un bicchierino di ouzo in un baretto che dico io.

mercoledì 10 marzo 2010

La bufera in città

Avventure per tutti. Ore 06.30 chiamo il taxi credendo che sia giusto regalarmi mezz'ora in più di sonno. In linea per un tempo infinito, conferma, scendo. In strada per un tempo infinito. E' prestissimo ma ci sono tante persone in mezzo alla candida neve. Camminano in mezzo alla strada. Il resto è neve fino al polpaccio. Arriva il vicino che ha il negozio quà sotto, quello che mi ha messo sull'ambulanza quest'estate. Pala in mano e il suo solito sorriso. E' l'angelo di quest'angolo di mondo, è lui che pulisce il marciapiedi di casa mia e la zona della fermata del bus. Il taxi non arriva, la neve scende fitta, il vento si insinua bagnato nelle fessure della giacca. Richiamo, il taxi mi porta a destinazione ai due all'ora. Alla fermata ci sono almeno 50 persone, partiti con un'ora di anticipo per arrivare in tempo al lavoro. Il collega è alle prese con un ospite che non riesce ad uscire dal posto macchina, il cancello impazzisce, lo blocchiamo alla benemeglio e lo mando a dormire. Poi arriva un autobotte di gasolio per l'Oviesse, ci chiedono il favore di passare dal nostro cancello. Mezz'ora sotto la neve per capire come fare. Qualcuno, molti negozianti e garage della zona, non hanno aperto per nulla. I fornitori e i corrieri sì, lavorano. Lo scambio con tutti è fatto di un lieve sorriso. La frase più usata è "bella la primavera".
La capessa rimane con me tutta la mattina, stressa ma oggi non ce l'ha con me. Tocca alla mia collega, che non c'è. E, vista la sua abitudine a denigrare i colleghi con ognuno di noi...
Comunque, un po' ho imparato negli ultimi mesi e so cosa fare. La collega arriva decisamente in anticipo, che lei è una seria donna che se la strada è tremenda parte due ore prima. E scappo dal dentista. Alla fermata la scena è surreale: passano le auto velocissime e fanno carambola, spruzzando neve, fango e sporco cittadino su noi poveri in attesa. Il dottore mi sorride, pochi pazienti, pochi ma buoni. E mi assale con siringa e pinza. LaVanessa mi abbraccia e mi consiglia come reggere al "dopo". Camminata fino a casa con veloce passaggio a comprare due cose, sperimentando la comunicazione dei sordomuti. A casa, stordita. Riesco a parlare tre ore dopo. Nevica ancora. E sento Mr C. ...zzarola: che la sfiga ci vede benissimo. Insomma, la mattinata di bufera l'ha pescato in emergenza, ambulanza, veloce operazione di riassetto del tubino nel rene. Tipo un po' di pace?

Eppure...
Mi viene da ridere.
Sarà l'effetto dell'antidolorifico.

lunedì 8 marzo 2010

Piccoli ritagli e scorci

Dal piccolo schermo la vedo che ride. E mi chiama. Finalmente la connessione c'è. Da Londra, mi mostra le poltrone dell'hotel e la moquette molto old british style. Mi racconta che il jet leg l'ha fatta cadere tre volte. O saranno stati gli stivali con i tacchi? E mi racconta i proverbi della Freddy (la sua vicina di Oakland, quella signora dal look gospel che ogni mattina mi dava la buona giornata dalla finestrella del bagno). Misery loves company. E mi piazza i suoi occhi azzurri addosso mentre mi dice "mi raccomando". Ma continuiamo a ridere mentre mi volta la web perché veda la strada londinese. E mi ricordo tutte le strade di London che ho percorso e le tante cose che mi hanno fatto gioire. Ritagli che vanno e vengono. Siamo sempre noi. Con tanta vita dietro. E tanta davanti. Lo spazio c'è.

Prima della spesa, che mi tocca, mi fermo in erboristeria. La signora mi guarda e sorride. E decide che mi preparerà l'epta qualcosa. Che conta più del Rescue semplice. E aggiunge un fiore che dice mi aiuterà ad accettare le cose. E mi prepara il secondo boccettino, un po' più grande, quello da prendere "passata l'emergenza". Sorrido. Cerca l'Olive e pensa ad alta voce. Che poi si racconta più lei di me. Ho una nuova amica e due boccette praparate con amore.

La sveglia è sempre ante alba. Non il massimo dell'agio...Ma almeno posso fare alcune cose. Oggi mi sembra di averne fatte tante. Osato, d'impulso chiesto che mi dessero una mano di colore sulla chioma, basta con 'sto arancio insulso-finto. Mr Gabri ha fatto un sorriso ironico e mi ha detto "non ti ascolto ma ho capito". E quando esco mi fa pagare una cosa ridicola per un risultato che mi soddisfa. Finalmente ho un parrucchiere amico, economico e dai tempi minimi.

Finalmente la bustina sta facendo effetto. Vado a letto serena. Magie della tecnologia: quasi mi sembra di aver fatto gita fuori porta. E ho visto solo uno scorcio di un bar di Londra. Dai, che non potrà mica continuare a nevicare e piovere sempre! Oggi il gelo è stato duro da gestire, quasi mi impediva di guidare la moto, prima volta della storia.

My direttore domani vola a Berlino, mi mancherà.

domenica 7 marzo 2010

Il pero e la banana

La nipotuzza riesce a farmi ridere. E, strana cosa, meraviglioso evento, la nipotuzza riesce a capirmi. E con lei, veloce, veloce, si riesce a sdrammatizzare circostanze famigliari che potrebbero far ammattire chiunque.
Perchè lei tira fuori questa storia delle pere...
E si passa dallo stress del nonno al racconto del gioco dell'oca modello gigante.
E ride del fatto che mia madre e sua madre sono odiose in simil modo su alcune cose che ci fanno subire. E rido anch'io.

E la banana? Si agita e si preoccupa e dice cose che ormai dovremmo sapere perchè dice, dice perchè non sa fare meglio. Anche se sono antipatiche le cose che dice non è colpa sua. Dice. E noi ridiamo della sua fragilità emotiva che se ne esce aggressiva. Ma la banana si ricorda in extremis che è appena tornato da una delle sue quattro/cinque vacanze lussuose in giro per il mondo. E anch'io mi ricordo che posso dirgli scherzando che avrei bisogno di una delle sue vacanze al mese. E gli dico di respirare e mi risponde "anche tu". E allora chiudi rilassandoti nella consapevolezza che se le banane sono banane non puoi chiedere loro di essere mele. Che le mele le puoi trovare altrove. Ma alle banane si può voler bene, semplicemente.

E gli incroci di pere e banane sono risultati geneticamente modificati con le loro debolezze, come tutti. Non è colpa di nessuno. Oppure di tutti.

Vabbè. Spesa on line. Sotrarre, sottrarre.
Vabbè. Terme e spettacolino. Coccole, coccole.
Vabbè. La montagna può andare un po' verso Maometto.
No, non mi piace Guccini, è più forte di me.

sabato 6 marzo 2010

Skype batte bicicletta

Stavo per correre da signore delle biciclette per dare una sistemata alla mia adorata...e Skype mi ha chiamato. Era lei, da Oxford. Mi ha fatto vedere la stanzetta e ha controllato se ci fossero due materassi. Non ci sono. Che se ci fosse un volo low cost potrei andare un paio di giorni da lei a mangiare patate bollite con fagioli. Bleah. Un po' mi mancano le tipicità del Regno Unito.
Pare per marzo non riuscirò, voli troppo cari e quì fiere che galoppano.
Aprile? Ora vedo i voli. E con il lavoro come farò? Solito dilemma. Ma almeno il problema materasso non ci sarà. Da giugno invece sarebbe intelligente recuperare quei duemila euro per il volo New Zeland. Come? Caldaia? Dentista? Grecia?

La bici rimane in cantina in attesa del mio migliore utilizzo del tempo.
Intanto accade la solita cosa, la solita sfiga: settimana prossima ho serate libere e le amiche sono in trasferta per lavoro. Facciamo la settimana prossima? Certo, non potrò. Che balle. E saltano altre due cose, che pare la sfiga ci veda benissimo ultimamente. E l'amica A deve lavorare 12+12 ore nel w.e. E l'altra si ritrova improvvisamente con il compagno che sviene due volte al giorno mentre lei ha la febbre a quaranta ed una disgnosi di efisema polmonare. Che cavolo!

Oggi sole. Proviamo a scaldare questo periodo del cavolo.

Un ristorante mi manda invito per "serata del cavolo". In un periodo del cavolo, dicono, proviamo a sbeffeggiare la crisi con degustazione di piatti a base di cavolfiore etc. Simpatici.

Notte delirante. Stanchezza mi colpisce alle 21. Mi addormento vestita. Ovviamente mi sveglio alle due. Alle tre trenta chiudo gli occhi. Incubi vari da analisi junghiana. Il sole aiuta. Mi scappa anche da ridere.

La cicoria non potrà vincere!