mercoledì 24 marzo 2010

Shutter island

Di corsa tentiamo di raggiungere il cinema, quello che ogni volta speri che riuscirai a parcheggiare. Non ci si riesce, è un'utopia, lo sanno tutti. Lei guida in fretta, senza esitazioni, ci consultiamo e arriviamo dall'altra parte della città. Parcheggio abile, che la seconda zona non è molto meglio. Davanti al cinema prendiamo una birretta. Improvvisamente si forma una fila alla cassa e si sente la voce amplificata del cassiere che dice "15 posti, sarete in prima fila". Qualcuno rinuncia, noi ridiamo stupite. Come sarà successo? Eravamo quì davanti, quando sarebbe entrata tutta quella gente? Entriamo, osando. Terrorismo psicologico del cassiere o fortuna nostra: troviamo due posti centrali in quinta fila. Siamo in tantissimi. Non sappiamo molto del film. Guardando le facce giovani, molti uomini, immaginiamo che sia un film particolare. Lo è. Lungo, a tratti pesante, a tratti angosciante, bello. Di Caprio, che normalmente non mi piace, è fenomenale. Atmosfera surreale, inquadrature violente, incubi deliranti. La mente e i suoi meccanismi di difesa, il dolore che occupa tutto lo spazio e avvolge tutto nella nebbia. Usciamo e recuperiamo l'ossigeno che mancava da più di un'ora. Impressioni potenti da portare a casa. Bel film. Non rassicurante ma affascinante.

Queste serate sono ormai collaudate, ribadito l'amore per il cinema.

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