martedì 2 maggio 2017

Metti una sera a teatro

Che fascinazione l'arte.
Riesce a rendere profumata l'aria, a pulire gli occhi, a dare serena allegria ad una serata.
Anche se sull'autobus c'è stato un tentativo di scippo...
la serata è tranquilla e dolce e due passi fino a casa sono stati come scivolare in un mondo di favola.

Gratitudine, grazie Pennac

lunedì 1 maggio 2017

Primo maggio, su coraggio

Una nuova fase si è aperta...
Il mio compagno oggi è partito per la città dove lavorerà da domani mattina.
Sono contenta per lui perché il lavoro che aveva era diventato uno strazio e inizierà una nuova avventura. Sono contenta perché i rami secchi sono difficili da tagliare e quando si riesce a farlo è sempre positivo, ci si concede una nuova speranza e si apre la porta a incognite che potrebbero dare buoni risultati.
Sicuramente gli costa fatica l'azzardo. Sicuramente per noi la comodità non è una merce facile da raggiungere.
Sono anch'io contenta per me, mi auguro che la lontananza ci faccia, paradossalmente, riavvicinare.
È una sfida anche per me. Un'occasione di vivere un po' di libertà e di fare tesoro di quello che mi prospetta la solitudine. Ho iniziato a fare spazio nel frigorifero.
(Mai mi sarei immaginata di aver conflitti con il mio convivente in materia di cibo e acquisto di prodotti alimentari).

Mi serve ripristinare autonomia e focalizzarmi su quello che voglio per me stessa. Anche il cibo!
Pazzesco.

Distarmi dal nostro rapporto quattro sere alla settimana spero mi faccia ritrovare un po' di equilibrio perduto. È dura, sarà dura. Ma sarà utile, voglio che lo sia e lo sarà.

Festina lente

sabato 15 aprile 2017

Parole come coltelli

E ci sono frasi che non si possono sentire.
E fanno un pessimo effetto che mi risuona nelle orecchie, che mi rendono nervosa, che non riesco a giustificare e comprendere.
E nascondersi dietro l'età non serve...
Dice la signora che "ognuno deve stare a casa sua". E si parla di un pranzo di famiglia.
La famiglia quale sarebbe? E mi ricordo le tante occasioni in cui sono stata invitata a pranzi delle feste comandate, pranzi in cui mi hanno fatto sentire una di casa, ben accolta e ben accetta, abbracciata in una calorosa inclusione che raccontava un sentimento di condivisione che non si occupava delle convenzioni e delle "separazioni".
Ore 5.00 del mattino. Mi sveglio con quelle parole nelle orecchie. E desidero non partecipare a quel pranzo, anzi, desidero chiarire che non mi interessa proprio un rituale sterile e offensivo.
Si parla di una signora ignorante, una signora anziana. Sì, ma usa le parole senza pensare...o forse pensa, o chi se ne frega...
E spara sentenze anche quando dico semplicemente che abbiamo un invito per una birra.
Egoismo, ubriaconi, devi andare in chiesa...
Tu devi andare a F....ulo!

E mi chiedo cosa farebbe se fosse sola lei.
Peccato. Dovrebbe capitarle un giorno. Perchè capisca cosa significa sentire parole come le sue.
Ma tanto il mondo è fatto anche così, purtroppo.
Ci sono sordi e ciechi che hanno cuori e anima che superano confini e muri.
Ci sono madri di famiglia con comunicativa pessima e amore rattrappito. E il loro cibo ha qualcosa di violento, non è nutrimento e calore.
E poi ci sono altre cose, altre persone.

Ci sono Antonio e la Tania che superano momenti critici e allargano il cuore abbracciando l'amica della figlia. Ci sono i genitori di Martina che seppelliscono il mio gatto considerandomi una figlia adottiva anche trent'anni dopo.

Inclusioni ed esclusioni.
Ho problemi con il concetto di famiglia e questa famiglia mi crea dei problemi.

venerdì 14 aprile 2017

Estraneità

Ci sono momenti di tristezza che non si riescono a gestire, a superare, a controllare.

Mi domando tante cose...
E mi rispondo anche tante cose...

Quando è iniziato tutto questo?
Per quale motivo?
Non so più dare un confine, non so dare un segno nel tempo-

Non giudicare, non correggere, non cercare di interpretare. questo dicono in tanti.
Suggeriscono di stare in ascolto, di stare in osservazione serena.

Vedo.
Sento.

Un disincanto doloroso che non permette l'oblio.
C'era un incanto prima del disincanto?
Cosa dice questa strana e sconosciuta sensazione?
Guardo il mondo e mi sembra un triste circo in cui molti girano come criceti sulla ruota.
E mi sembra che la maggior parte delle persone stia recitando una sceneggiatura scadente.
Come se ci fosse un regista che ha deciso di girare un film sull'effimero e banale.
Sarà questa la psicosi? a volte mi pare di essere davanti ad uno schermo sul quale si proiettano scherzi stupidi. Quando ho perso interesse per le cose del mondo?

Ma, ci sono momenti in cui mi pare di essere in un qualcosa di vero?
Immersa nel film di Chaplin, sì.
Mentre parlo con la Doc.
Quando mi trovo al tavolino del bar con la mia amica che abita agli antipodi e che vedo ogni due anni per un paio d'ore.

Non quando leggo su Facebook maree di post assurdi.
Non quando mi ritrovo con persone che per "statuto" non hanno mai tempo.
Non quando vedo montagne di abiti e scarpe da donna che non metterei mai, neppure sotto tortura.
Non quando le amiche non fanno altro che dare condizioni su condizioni che di fatto paiono essere un negarsi anche se dicono che ti vogliono bene.
Non quando la cosa che pare più in voga pare essere il mostrare che si fà,  che si vede, che si sa...

Quando ho smesso di:
- andare in bicicletta
- andare al mare
- desiderare vestiti e scarpe e borse
- sognare viaggi e spiagge esotiche
- andare in piscina e al museo e a zonzo
- ballare
- cavillare al chiaro di luna
- cercare le stelle cadenti
- credere di avere delle capacità e di meritarmi una vita piena e soddisfacente

Alla deriva, aspettando l'onda

Vorrei essere semplice e decisa. Sono invece piena di risentimento e dubbi.
Mi accanisco contro...non riesco ad andare incontro.
Vagheggio nei desideri, non riesco a dare forma neppure al bisogno.
Scontenta mi isolo nella delusione e non riesco a trovare la chiave per uscire da una gabbia che so bene essermi creata io. Cerco nella memoria il ricordo della serenità, della voglia di fare e amare.
Soffro di claustrofobia e mi rintano nella scatola ermetica del dolore, dell'impotenza.
Vorrei essere semplice e istintiva ma la paura è diventata una scomoda compagna.

Cosa era e non è più?
Ho vissuto anni in cui mi sentivo vera e viva nonostante le difficoltà e la fatica.
Avevo spazi di libertà e soddisfazione. Ora mi pare di annaspare in una collosa melma di mortificazione in cui mi agito e resto immobile.
Come si chiama questo malessere?
E mi penso alienata e isolata, avulsa dal mondo dei volti e dei programmi di vita.
Non è vita questa...è un rancore che si auto alimenta e distrugge tutto quello che tocca.

Quando ho rinunciato a tutto? Perché l'ho fatto?
Accettare anche la mia ansia e tristezza mi costa molto, mi sento incapace di risalire la china, vorrei tanto risalirla.

Due anime combattono e si fronteggiano sterilmente. Sono bloccata nel gelo, vorrei tanto un oblio improvviso che mi permetta il riposo tanto agognato e, presto, urgentemente, un attimo di speranza e di rinascita. Basta con il senso di vuoto che non so riempire.
Nel cestino delle cose che devono tornare a essere a disposizione:
luce, mare, cinema, musica, libri, discorsi sui massimi sistemi, gentilezza contro volgarità, ideologia contro qualunquismo. Recuperare il piacere di conoscere cose e persone, ironia e allegria, movimento...

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