lunedì 27 aprile 2009

Dell'esigenza e supponenza autolesionista

Qualcuno mi ha fatto notare che mi attribuisco responsabilità ed errori che non lo sono, che sono esigente e giudicante nei confronti di me medesima, che ho assurde pretese di perfezone e non accetto i miei limiti.

SCENDI DAL PERO! Voleva dire. E ridiamo un po' insieme. Sapendo che questa responsabilità, sì, che è mia. Di darmi un po' di respiro. E di imparare ad accettare il mondo che non è perfetto e a fiorellini ma che ha pur sempre qualcosa di bello da dare. Che le cose vanno chieste con determinazione perchè sono giuste e me le merito (parolone!).

E dire che non ho avuto un'educazione cattolica in casa, pensa. E' bastato respirarla nel belpaese.
Che di colore è pieno il mondo
Che di passi e conquiste è lastricata la via
Che quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare
UFF.

sabato 25 aprile 2009

Crisi? Bivio? Precarietà?





Occasione di rinascita?

Rabbia e sfiducia pericolose?

Stimolo a ricercare l'autenticità e i valori importanti?

Sfruttamento delle debolezze e guerra fra i poveri?

Invito a superare i limiti dell'individualismo?

Terra di conquista facile per gli squali?

Punto di partenza per rinsaldare il valore della collettività?



Imput per costruire a partire dalla speranza e dall'impegno.
Speriamo.

Border line

Esagerato entrambe. La collega ed io ieri siamo state inghiottite nel caos del nostro capo. Essendo che il guaio imponeva ricerca di soluzione, non ci siamo tirate indietro: sacrificio di entrambe, allungato orario di lavoro in modo vergognoso. Che il capo non aveva dove andare ed è rimasto tutto il giorno a renderci impossibile la giornata. Che, atteggiamento psicotico dichiarato, ogni tanto diceva "mi odi vero"? L'odio non conosco cosa sia. La signora crea mulinelli di caos e atteggiamenti odiosi che mietono vittime continuamente. E, fra un urlo pieno di disprezzo (non rivolto a me, ovviamente) e battute divertenti e frasette affettuose (quelle a me, uff), si mostra icona della bipolarità teatrale. Terrifica oltre l'ora e mezza.
Morale? Uscita ormai che è buio, distrutta, mi chiedo per l'ennesima volta come fuggire da questa situazione. Oppure, come fermare quella donna? Come arginarla per riuscire a lavorare per la sua azienda?

E mi accascio con un po' di cibo sul letto e chiudo i circuiti domandandomi dove sia finita la mia vita, l'altra, quella piacevole, quella che non dipende dall'umore scizzofrenico di un datore di lavoro capriccioso, quella della serenità e dei momenti gratificanti. Vabbè, immagino che le cose siano due: cercare altro con metodo o aspettare di risolvere o scoppiare. Bella prospettiva!?!

giovedì 23 aprile 2009

AAA bar per aperitivo cercasi

Dopo una visita per acquisto regalo moto per marito che compie cinquant'anni (che dolce mogliettina disposta a spendere 12.000 € per giocattolo super aggressivo made in USA), ci si inoltra per strane periferie fatte di paesaggi suburbani, cemento, deviazioni, palazzoni, sottopassaggi, casolari di campagna a due metri dall'autostrada fino a raggiungere qualche strada riconoscibile. E la migrazione diventa la ricerca del luogo dove bere un drink. Che proprio al bar Crociali, NO. La birreria non doveva essere una birreria. La rosticceria mostra pesce e frittura, che tanto non la compriamo certa roba. E il Zampa ha il solito problema parcheggio. E il Moretto...cosa aveva? Parcheggio mancante anche lì. E i km si susseguono e siamo al Capo Nord, brutta gente. E, che il Crociali proprio, ribadito, NO. Allunghiamo? Dopo aver attraversato tutta la città, che problema c'è? E, finalmente, dalla periferia nord, approdiamo all'estremo sud ovest, pedecollinare, limite estremo cittadino da quella parte, fra un attimo siamo sulla Futa. Il bar c'è, l'atmosfera anche, il buffet e la Ribolla pure. La messa in piega è semi-salva. Il mio aspetto è ormai decadente assai. Ridendo di argomenti poco edificanti, si rientra all'ovile. Colui che non devo nominare troppo non ha chiamato, bene. E sorrido di come abbiamo salutato il mio 2008 come l'anno degli avvenimenti e del movimento, dei cambiamenti, che si spera il 2009 porti qualcosa di...bello e "stabile". Mah.

mercoledì 22 aprile 2009

Una scelta drastica

Ho una nuova collega. Tosta e capace, allegra e determinata, affidabile e simpatica. Piena di grinta e vivacità, stiamo tentando di sollevare un'azienda che vive in stato di disordine da parecchio. Andiamo d'accordo, marciamo all'unisono e ci facciamo grandi risate. Ieri mi ha detto in due parole una storia, la sua storia.
Ha una bambina di tre anni. E mi ha raccontato che quando è rimasta incinta lo ha detto al suo fidanzato di nove anni. Il quale le ha chiesto due o tre volte di chi fosse il bambino. E questo atteggiamento di lui l'ha fatta arrabbiare, molto. E, triste risultato di una mancanza di comunicazione e di una delusione che ha preso il sopravvento, alla fine lei ha deciso di non dirglielo. Ha chiuso la relazione e si è tenuta la bambina. Non sapendo i dettagli, non so cosa pensare. Ma mi ha stupito la scelta drastica e la rinuncia a convincere un padre ad accettare il suo ruolo. Le donne spesso mi sorprendono.

domenica 19 aprile 2009

Tardissimo e sambuca

Torno in casa un po' stordita dalla Sambuca (Borghetti e non Molinari come avrebbe dovuto essere). La sensazione piacevole del profumo di una mia omonima che nelle ultime due ore mi ha fatto ridere appassionatamente mentre mi si appoggiava addosso affettuosa (decisamente MOLTO simpatica, come sempre). Decisamente divertente anche l'altra omonima che fra tragedie medio grandi da comunicare e spassosi anedotti da raccontare, ha allietato la serata alla grande. Altri volti che non vedevo da qualche mese hanno raccontato gli aggiorrnamenti vari. Bella serata. Buona mangiata. Serata all'insegna dell'allegra brigata e di comunicazione serena e solidale.
Le "brutte" notizie sono i segni della crisi. Che se le leggi o li ascolti alla tv hanno un effetto, se invece parlano di gente in carne ed ossa...
L'omonima nr 1: licenziamento secco, mobilità e indennità di disoccupazione. 500 dipendenti a casa per una spa di gran successo. Dopo vent'anni a casa. A inventare cosa e come.
Ballaro, fidanzato dell'amica B., anche: cassa integrazione al 50% nonostante i venticinque anni di carriera senza ombre in un'azienda che è ancora leader nel suo settore (se non fosse che non vengono pagate le commissioni).

Chiudiamo parlando del clochard a cui, i "perbenissimo" signori del palazzo sotto il cui portico si ripara, hanno gettato il materasso in strada ALLO SCOPO di farlo infradiciare sotto la pioggia e rendere inutilizzabile. Che dire?
Dormire, consapevoli della posizione di privilegio. Amen

sabato 18 aprile 2009

Pasqua, l'altra

Che ogni anno me lo dimentico. Che la mia famiglia considera due Pasque e fra le due cerca un equilibrio. Domani è la data de "l'altra" e mia madre si strugge per la messa di mezzanotte e per la festa da festeggiare. Che non chiede mai nulla ma desidera qualche ora con la sua famiglia a fare bisbocce e abbracci. E, in versione, godereccia, mia mamma è gran simpatica. E le confermo pieno appoggio per la sagra cittadina a base di jazz e tango e pesce cucinato sulla griglia in strada.
Che di amore dobbiamo, possiamo vivere. E non si può, non si deve essere tirchi nell'elargire il proprio tempo a chi ci ama.
E non mi ha chiesto di andare alla messa!
(che l'anno scorso c'ero e si ricorda bene che ho gestito la candela accesa per due chilometri sempre con il sorriso).
E se domani non si mangerà alla greca non importa, ha detto.

Il sabato del villaggio

Stordita dai postumi da cipollotto in pinzimonio della serata piacevolissima con le donne (e il gattone dal carattere difficile), mi presento al commissariato per essere interrogata sulla folgorazione. Il sovrintendente è giovane - quanto me :-)- e simpatico, capisco subito che siamo più interessati al sole che scalda i tetti e alla musica che esce tranquilla dalle casse accanto al computer. Espletata la questione me ne vado in passeggio per strade che non bazzico spesso. Si sta veramente bene. E le facce sono distese e colorate. E apprezzo un baretto gestito da un cinese molto gentile e sorridente che parla un perfetto italiano locale e a cui un paio di vecchietti mandano bacetti dalla vetrina. E incrocio passeggini di gemellini e pance enormi che esplorano le vie tranquille esibendo la rotondità nuda al sole. E i bambini sgridano la mamma che mi passa davanti nella fila in profumeria. E vado a salutare la "santona dell'erboristeria" che non vedo da un po' (da quando mi propose un rituale che per la sua oscenità non confesserò mai a nessuno e che subito decisi di non accettare). E riprendo la moto per avvicinarmi alla strada di casa e mi infilo fra le bancarelle dove le famiglie multietniche riempiono l'atmosfera di sorrisi e colori e sandali luccicanti e schiene muscolose e dentature smaglianti (gli uomini africani in versione acquisti per i bambini). I commercianti sono definitivamente in pace fra loro, italiani, cinesi e pakistani e si dicono stupidaggini in dialetto e in lingue che fino a qualche anno fa nessuno aveva mai sentito. Rientro sotto il temporale tropicale canticchiando al vento "mi sembravi carino, ti credevo tanto dolcino e invece eri un po' cretino". Che, strana cosa, il babà non si incrocia più per strada. Poco male. Fradicia e serena, contenta dell'attuale lavoro che mi permette sabati e domeniche di riposo, rientro in casa e mi schiaccio un meritato riposino mentre il cielo insiste con la perturbazione che concilia la siesta.

giovedì 16 aprile 2009

Novità, meno male

News lavorative che cambiano la situazione, meno male, stavo uscendo pazza. Il collega "distruttore", colui che ha fiaccato la mia pazienza e, con la sua confusione intrinseca, incasinato tutto quello che era già ampiamente difficile da gestire, lascia. In realtà il mio capo si è stufato e lo caccia. Mi dispiace (umanamente, solo) per lui che non so proprio come farà. Ma per me, per noi, si apre la possibilità reale di lavorare con prospettive di pace quotidiana (mas o meno) e di futura serenità. Che è arrivata una donna con la grinta, la competenza, il linguaggio e, pare anche il carattere, per essere la mia adorata alleata. E già, in due giorni, abbiamo fatto mille cose. Finalmente non sono più sola! Evviva si parla lingua comprensibile, hip hip hurrà, remiamo insieme, incredibile, esco dal lavoro in orari decenti, delizia delle delizie, sapendo che c'è lei a sostituirmi, dormo sonni tranquilli.
Che lo so che non è oro tutto ciò che luccica, che, ovvio, non si sa...
Intanto la situazione stantia di iper nevrosi e super carico per me, cambia.
WWW.SPERANZA.ALL'ORIZZONTE.BO
Che la capessa 'sto giro mi ha ascoltato, yeah.
(Che in un momento di incazzo le avevo detto "o mi cloni o inventi qualcosa che io non ho certo voglia di ammalarmi, che anche se fossi wonderwoman non basterebbe, che l'azienda a te rimane mentre io magari taglio la corda". Un pochino avevo esagerato nei toni...)

lunedì 13 aprile 2009

La statua di sale

Torno sui miei passi. Non si poteva fare. Lo sapevo e non volevo vederlo.

Così rientro in città sapendo che così doveva essere. Che se non c'è non c'è. E non è colpa di nessuno. E sento che questa è la verità che "fa male lo so".
Perchè mi ricordo bene la differenza. Anche se non posso riavere "quello". Ma è di qualcosa come "quello" che ho bisogno.
E mi sveglio statua di sale e da questo devo, voglio, posso ripartire.
Anche se non so come, so come NON.

(Gore Vidal)

sabato 11 aprile 2009

Del motociclista

Incontro l'uomo che mi piace. E mi piace sempre. Siamo amici, è chiaro. Ed è in tenuta motociclista, quel tanto aggressivo che non guasta. L'amico ha un bel sorriso. E ci facciamo un bellissimo caffè alla moda (che finisce un pochino sulla mia felpa con sua massima soddisfazione visto che temeva accadesse a lui). Chiacchieriamo un po'. Una serena oretta in centro.
E ripenso alle moto e a come succeda che mi imbatta spesso in loro, le moto e i rispettivi amanti. Perchè ci sono uomini che vanno in moto e uomini che amano le moto. Non la velocità o la potenza, proprio LA MOTO. E associo caratteri e caratteristiche. Un motociclista non è un pavido, non è un lento, non è un brontolone. E' uno forte. Ma non è uno sbruffone (salvo svariate eccezioni). E' fisicamente "sveglio e attivo", maraglio un pochino (a volte molto o troppo), delicato e fragile mai, deciso quasi per assioma. E, spesso, ma la regola non esiste, è anche un buono, uno che tratta le donne con rispetto e gentilezza, uno che sa che l'unione fa la forza e che sa essere concentrato e attento, uno che conosce il gioco di squadra e uno che ama l'autonomia e la libertà. Uno che ama giocare e che non ha bisogno di chissà quali comodità, uno che ama l'aria e la strada, uno che ama il viaggio oltre la meta, uno che si mette in pista e va, sorridendo, sempre.

Sarà che certa gente invece mi ha deluso con la sua mollezza e vigliaccheria...

mercoledì 8 aprile 2009

Appuntamenti e orologi sbagliati, storie

Il telefono è pieno di chiamate e sms. Io sono piena come un otre di stress lavorativo. Il cuginone è stato "sequestrato" dall'hotel per via di un bonifico perso nell'etere bancario. Appuntamento alla farmacia in piazza, sotto l'orologio. Non c'è. E' sotto altro orologio e davanti altra farmacia. Manco mi ricordavo dell'altro orologio.
Aperitivo e cena di lusso offerta dalla direzione della sua ditta, ufficialmente per me. E' sincero, quasi lo ha fatto apposta, per stare insieme e parlare con me. E si parla e si racconta. E facciamo tardi. Un'altra volta.
Come mi alzerò domani non si può sapere. La serata è stata molto carina.

E parliamo della nostra vita e dei nostri sentimenti. E delle fatiche e delle libertà, e siamo sempre noi, solo un po' cresciuti. E le risate sono le stesse. Anche noi, rughe comprese.

domenica 5 aprile 2009

Le voci del mondo

Mezcla. In aeroporto finisce tutto bene.
La mia gita in taxi è stata proficua.
Conosco Klaus senza presentazioni, gli altri arriveranno in ritardo. La serata diventa un vortice linguistico e culturale, alla terza bottiglia di vino creiamo improbabili frasi a metà fra una lingua e l'altra. Un momento di perplessità ci regala risate sonore: il cuginone mi dice qualcosa infilando una frase dietro l'altra, in fretta. Rimango stordita e, sincera, gli chiedo in quale lingua stia parlando. Klaus è preso da attacco logorroico e mi parla di percorsi sciamanici di top manager. E' simpatico, "sharp like a knife", parla di Lagos e della capitale dell'Equador come noi si potrebbe di Ferrara, mi invita per un week end a Vienna. Alla quarta bottiglia realizzo che è una bella serata e sono completamente innamorata delle due ragazze. Sono semplicemente, spudoratamente, sfontatamente bellissime. Entrambe. Di una bellezza fisica sconcertante che duetta con la loro intelligenza e disinvoltura comunicativa. Più tardi, quando ci troviamo in pista per due salti ironici, osservo come il loro fascino e la loro semplicità provochi ammirazione e imbarazzo fra la folla maschile. Ci salutiamo con baci e abbracci progettando serate ateniesi future.

Che a volte incontrare le voci del mondo può farci svegliare, che il gioco è un po' più vasto delle pozze di infelicità in cui a volte ci si imbatte.

sabato 4 aprile 2009

Parenti inaspettati

Ho un cuginone greco che non vedo da dieci anni. In realtà la parentela è più lontana ma abbiamo la stessa età. Fino all'adolescenza, noi e loro, i suoi due fratelli, eravamo una banda scatenata che passava quasi tutti i mesi estivi insieme. Abbiamo decisamente fatto cose folli e divertenti (con relativi consigli di famiglia quando abbiamo esagerato). Ci volevamo tanto bene.
Ieri la telefonata. E' in città per lavoro. Ci vedremo questa sera.

Oggi, ore 08.00, squillo. Problema. E mi ritrovo a telefonare a un sacco di gente per riuscire a far partire un suo collega che ha perso il documento. E il programma odierno ora comprende un giro all'aeroporto per convincere polizia di fontiera e compagnia aerea e una cena multilingue. Speriamo di recuperare qualche cremina cosmetica all'olio d'oliva mediterraneo.

E si conferma che in Italia l'inglese è ancora lingua per pochi.
La novità: la gentilezza delle persone con cui ho parlato.

mercoledì 1 aprile 2009

Parlando di dignità

Sono andata al lavoro più tardi. Per sfuggire al mio capo un'ora, per ritagliarmi un po' di tempo per lavorare (che con lei in giro non è poi così scontato). Varie cose non fatte, vari errori terrifici del mio collega sono stati presi al volo. Una vendita inaspettata ma sperata va, quasi in porto, e devo pensarci me (che il collega in questione è preso da varie forme di dislessia e distonia mentale). Quando arriva AA, che ormai attendo con ansia ogni giorno per avere un alleato invece che un "distruttore", affrontiamo TRE situazioni d'emergenza.
Poi, si chiacchiera un po' e si ride un po'.
E mi dice (gentile, aveva, immagino, deciso di risparmiarmi):
"a proposito di dignità, ho appena preso un calcio nel sedere".
Il tizio era tornato sbronzissimo dal pranzo, aveva finito le sigarette, la sua camera è stata allagata prima che la occupasse (e abbiamo dovuto inventare in tre secondi l'alternativa). Il ricco signore, che proviene da una repubblica islamica e che non so che attività abbia, ha trovato divertente giocare con la dignità di qulcuno che stava lavorando.
Abbiamo riso tanto, non potendo fare altro.

Che non si risolve un calcio in c. con un paio d'etti di pistacchi...
Che alcuni mettono in difficoltà gli altri mentre altri collaborano.

Che, dice AA, ci sono tante situazioni peggiori.
Che, gli dico io, anche tante migliori.


Che di colore è pieno il mondo (anche se non tutti lo sanno)