martedì 27 maggio 2014

Dieci giorni in Grecia

Viaggio e numeri

Tre aerei
Una nave
Undici ore di bus
Dieci taxi
Una metropolitana
Tre autobus cittadini
Lunghe camminate in città e sul lungomare
Tre notti di albergo
Una notte su un bus che sale su una nave per poi fare 500 km verso la capitale
Due notai, un avvocato
Due volte al cimitero
Il giorno della memoria
In chiesa una specie di torta appoggiata sull'altare
Confetti argento a scrivere il suo nome
Gigli bianchi fissati su lunghi bastoni ai lati dell'altare
Uomini di settant'anni che hanno letto sul giornale l'annuncio della commemorazione e sono venuti a salutare la loro compagna delle elementari
Quel signore elegante che ci porge il suo biglietto da visita e specifica che al cellulare risponde sempre ma, ovviamente, dice, solo a cose scritte (è sordomuto dalla nascita).
E cinque tavolini del bar (caffenio). Acqua, caffè, brandy.
Al bar si ride.
Arriva la torta dalla chiesetta e sparisce nelle mani del cameriere
Sacchettini bianchi di carta con disegnato un giglio bianco e la scritta GIORNO della memoria
Dentro un dolcetto morbido incartato, un tovagliolo di carta e un sacchettino di carta con un cucchiaio di plastica infilato in questo miscuglio di grano cotto, uvetta, melograno, zucchero a velo e prezzemolo (ho detto proprio PREZZEMOLO)
Era questa la cosiddetta "torta"

Una tomba che è un giardino,
 un bellissimo ulivo piantato a fare compagnia alla nonna e piante mediterranee profumate
Dieci ristoranti, qualche caffè, qualche birra, salsette agliose, verdure fritte, spiedini vari, piazzette in mezzo alla città, taverne in riva al mare con vista sul castello
Due file e mezzo all'agenzia delle entrate più sgarruppata di Europa
Una parata per l'anniversario dell'unione alla Grecia delle isole Ionie (Eptanisa)
Una metropoli con tante stradine in salita e dieci colli e stradoni a quattro corsie che corrono veloci con semafori che impongono riflessi prontissimi
Piazze e piazzette, chiese e chiesette e tante taverne e caffetterie.
Numeri per tutto
Il PRIMO....cimitero monumentale, il più grande.
Poi ci sono tutti gli altri
"Dove è sepolta quella persona? Qualcuno è sepolto in quel posto?"
Quale ospedale?
Dieci ortopedici, le maternità, l'universitario primo e il secondo, dieci civili, quelli militari, gli ospedali pubblici e quelli privati (cliniche in edifici di dieci piani), privati greci e ospedali americani oppure inglesi.
Le ambasciate, i musei, tantissimi musei
Il MEGARO MUSIKIS
Aeroporti. Grandi e piccoli. Hostess, caffè greci e poi tedeschi.
Gatti e cani randagi.
Tassisti simpatici e comprensivi.
Il Nonno con i suoi 103 anni che un po' c'è con i suoi sorrisi strepitosi e poi si assenta per ore, che spaventa sdraiato in quel letto dove vive ormai fisso ma che poi chiede di alzarsi e stare un po' in compagnia, che a volte ha lo sguardo fisso nel vuoto e non riconosce nessuno ma dopo ti chiama e ti chiede, gentile e perentorio, di spegnere la luce o di portare via il piatto che stava mangiando, che mi guarda e gli si illuminano gli occhi e mi chiede di sciogliere i capelli "sono sempre bellissimi i tuoi capelli, mi piacciono", che ascolta le spiegazioni mediche dell'infermiere venuto a cambiare il catetere e, per un attimo, si ricorda perfettamente che è un medico e ci stupisce che tutte che le cose della medicina sono ancora chiarissime nella sua mente...

Al rientro a Bologna l'aeroporto sembra sporco e improvvisato e la gente scostante e poco serena rispetto ai Tedeschi e pure ai Greci, sarà la stanchezza

domenica 4 maggio 2014

Voglio essere libera e voglio essere felice

Citazione da un vecchio post di un'amica.
Che continua dicendo che il resto vuole sia funzionale a quell'obiettivo.

Giornate confuse e faticose, parole e scontri con la mia metà mi hanno lasciato un piccolo senso di amaro che però ora si sta stemperando. Forse che quando la rabbia esce si crea dello spazio libero?

Siamo riusciti a tirare la corda senza romperla...ci siamo rivisti con una decisione presa, quella di non rinunciare ma anche di concederci spazio, tempo, libertà.

E allora ben venga così. Non vado al pranzo famigliare. Forse è meglio inserire la variante di piccola distanza da quelle routine che mi appassionano poco. Ed è anche meglio abituarci a mettere in pratica la teoria (mia) che gli obblighi fanno male alla coppia.

Che, anche se mi ha chiamato per dirmi che se voglio posso andare anche se avevo detto di no, se saltiamo un pranzo istituzionale in accordo fra noi, è tutto di guadagnato.

La cena con gli amici ieri sera, quella sì che era "nostra"...che l'ambiente aiuta, che ci siamo sentiti bene insieme e siamo usciti dalla casa degli amici volendoci bene.
Invece, il pranzo stile famiglia non è funzionale alla nostra ricerca della serenità e dell'intimità. Sottrazione giusta. Ecco.

Libera un passo alla volta.
Felicita e libertà richiedono  impegno e concentrazione, non me lo devo dimenticare.

Pink Floyd ,The Wall.

Impagabile vedere F che canta e balla dicendo che il pezzo rock più bello del mondo gli mette allegria. Questo è colore utile alla vita, altre cose si possono lasciare in disparte, a volte.