mercoledì 31 dicembre 2008

Entriamo nel nuovo anno in pace.

Anni fa sembrava lontanissimo, e si pensava al nuovo millennio come qualcosa di speciale e irraggiungibile. Ci siamo, siamo a un ennesimo passaggio. 2009. Convenzioni. Bilanci? Che stamattina ho pensato al 2008 e mi sono sorpresa nel capire che non posso lamentarmi, non è stato male. E' stato pieno di novità e avventure e di amore. E di piacevoli cose e di piccoli sogni realizzati. E non importa se alcune situazioni non si sono stabilizzate, se l'amore con la A maiuscola non è arrivato (o non si è fermato). La bella sensazione è che c'è stato movimento e non ci sono rimpianti o pentimenti su cui struggersi. Alcune cose hanno comportato molta fatica e anche un po' di dolore, ma non è successo niente di grave e gli incontri sono stati speciali e i momenti gratificanti. E la strada è ancora quì, da percorrere con coraggio e gioia. E gli affetti consolidati sono forti e più saldi, e i cuori da abbracciare sono sempre lì. Tanti auguri, la luce e l'energia ci accompagnino anche nel 2009.
SHANTI

Vischio per tutti, sotterriamo l'ascia di guerra, fermiamo ogni ostilità.

lunedì 29 dicembre 2008

Ferite e maschere

La causa principale di una ferita proviene dall'incapacità di perdonarsi quello che si fa a se stessi o agli altri.

E quando ci imbattiamo in qualcosa che ci ricorda la ferita indossiamo spesso una maschera che dovrebbe difenderci da quello che temiamo di ferisca ancora.

E allora la cosa che ci fa più paura è anche quella che cerchiamo, quella in cui ci imbattiamo o meglio attiriamo a noi.

E può succedere, e succede, che se temi il rinnegamento e il tradimento, in realtà tu faccia in modo che qualcosa succeda che ti impedisca di tradire, o che magari sia l'altro a tradire per evitarti di esporti, quasi che tu possa accettare meglio il tradimento se viene dall'altro.

Tradire che significa? Non essere leale, non mantenere fede a un impegno preso, non fare corrispondere l'azione alle parole, non comportarsi in maniera responsabile.
Ed è comunque un tranello della paura quello che si mette in atto. E si carica di aspettative sè stessi e gli altri per timore di perdere il controllo ed essere feriti. E si recita una parte che a volte sfugge di mano.
Si tratta di un atteggiamento reattivo, e una persona in fase reattiva non è centrata, non è sè stessa ma un cumulo di meccanismi che la allontanano dal suo cuore e dal nucleo delle sue capacità e sensibilità.

E se ci si imbatte in ferite simili e maschere conseguenti, il dialogo diventa una lotta che non si risolve e non risolve.

E se le maschere prendono il sopravvento diventa impossibile la pace.

Diceva mio nonno: "la difficoltà è riuscire a camminare nel mondo con il cuore sempre aperto e un bastone pronto per difendersi al bisogno. Senza confondere i due momenti, sapendo scegliere quali siano le diverse situazioni e le diverse soluzioni".

Blues

Risveglio malinconico. Anche un po' nervoso.
Ieri un amico che non sentivo da molto tempo mi chiedeva aggiornamento sulla mia vita dell'ultimo anno. Non mi ha chiesto come stia. Voleva sapere la mia situazione sentimentale. E voleva sapere cosa sia accaduto in questo anno.
Mica facile. Avevo un fidanzato, cioè, lui si era lanciato in proposta di matrimonio, io ero perplessa. Ma, per un po' ci avevo creduto anch'io, è una bella persona e stare con lui è stato bello. Poi sono emerse "cose" che mi hanno fatto decidere che non era l'uomo per me. Nel frattempo ho conosciuto qualcuno che mi ha corteggiato allegramente per tre mesi, qualcuno che mi affascinava e mi stupiva continuamente. Quando ho chiuso con il fidanzato è iniziata una bella storia fatta di risate e allegria e tante cose condivise.
Mi sentivo alle stelle.
Un giorno questo signore mi ha proposto una strana storia. Che non ho capito.
E una mattina è finito tutto. Senza parole, senza vedersi, qualche mese di affetto e telefonate quotidiane e condivisione di lenzuola e accappatoio e fette biscottate e poi PUFF. Che da un giorno all'altro ti chiedi se fosse un sogno o che. E ti senti un po' acciaccata e vorresti passare oltre.
Come lo racconti? Così?
Qualcuno dice che è "normale".
Mi risulta più difficile capire le spiegazioni proposte del fatto in sè.
E lo so che è inutile struggersi ancora.

Anche se nessuno lo chiede, ve lo dico, mi sento stanca e un po' amareggiata.
(e un pochino annoiata...il trend negativo mi ha stufato)

domenica 28 dicembre 2008

Non è finita finchè non è finita

Così dicono i filmetti d'amore di Natale.
E dicono "andiamo a sputtanarci per amore".
E i primi ministri si innamorano della ragazza del quartiere popolare.
E le recite scolastiche sono piene di gente che si vuole bene.
E Mr Bean indossa un bel borsalino.
E le regole vengono infrante senza alcuna conseguenza.
Sono le favole, quelle che ti svuotano la mente.
Così.

sabato 27 dicembre 2008

Natalizie invenzioni e convenzioni

Vigilia con l'uomo che mi piace in collina, agriturismo e camino, un paio di persone piacevoli, il padrone di casa, affascinante uomo con mitico cane conosciuti anni fa, fidanzato ora con una splendida donna che finalmente sembra felice. Le due amiche del mio amico lo adorano, io mi unisco a loro e sono felice per lui che ha amiche così. Mi accolgono con urletto di gioia, "sei tu". E lui risponde "certo, lei è l'unica". L'amico pittore (ndr, sono stata a casa sua tempo fa) ci delizia con musica splendida. Cena perfetta alla spagnola, paella e vino della Sierra Nevada.
Rilassante. Peccato, c'era un posto in macchina per fuga nel paese Basco, mare d'inverno, peccato.

Cena natalizia a casa della famiglia della mia amica del cuore. I bambini mi abbracciano, i padroni di casa mi dicono ogni due minuti che sono felici di avermi alla tavolata. Natale con ex mariti, figli di altri matrimoni, consuoceri. Noi, la sorella ed io, ridiamo a crepapelle tutta la sera, lei mi passa il cibo che non mangerà nel piatto, non si vuole offendere la cuoca. L'orgia dei regali sconvolge piccoli e grandi. Gli abbracci finali valgono assai, sono felice di avere nel cuore gente così bella.

Pranzo con padre e sister e nipoti. Non ci riescono, mia sorella e mio padre non trovano la via del dialogo. E noi esegiuamo la richiesta parlando a raffica per impedire che loro debbano rischiare lo scontro. Triste. Babbo Natale sono io, pacchetti e carta colorata. Le anonime buste sono gradite ma i fiocchetti si fanno notare per la loro assenza.

Cinema di rito. Mr C con regalino e aria serena. Tranquilla serata, film commovente e divertente, spaghettino all'osteria. Quando ormai siamo in strada, l'oste ci richiama lanciando urlo nella notte: ha sbagliato il conto, ci deve rendere qualche soldo, e ci offre il bicchiere della staffa, e chiacchieriamo di birre e ce ne regala un sacco pieno, stanno per scadere.

Natale è andato. Fuori uno.

mercoledì 24 dicembre 2008

Auguri e sorrisi

Che nonostante il freddo terribile, in giro la gente non vedeva l'ora di scambiare affettuose cose, non so, magari oggi avevo una faccia che ispirava...
Devo dirlo: oggi mi sento serena e felice. Che quello che c'è è bello nella sua originale caratteristica. Sarà che sono contenta degli inviti ricevuti per stasera e domani sera. Che l'affetto via sms ha un benefico effetto. Che qualcuno mi ha telefonato dopo tanto tempo. E, Natale o meno, si affaccia un modo morbido di relazionarsi che mi regala quella calma di cui ho bisogno.
Anche se è tutto il giorno che avrei voglia di contattare il signore della porta chiusa. Non lo so perchè non lo faccio. Orgoglio? Saggezza? Disillusione? Paura?

Non importa, ora si va a festa spagnola, olè!
Non vedo l'ora di vedere quelle mattissime donne e di sentire la voce bassa dell'uomo che mi piace e la sua risata satanica :-)

Banalità e uomini

L'amica che abita fra i monti mi invita per bicchierino fra donne. Sono l'unica che accoglie l'invito. Al bar del Titti arrivo che la musica suona ed è bellissima. Il trio è sempre piacevole. Locale pieno di gente giovane, il locale è cambiato. L'oste mi accoglie con abbraccio ed entusiasmo. Arrivano, è con il fidanzato. Lui si muove avanti e indietro dicendo le sue cose, è fatto così. Gli prende attacco di omofobia, noi non ci scomponiamo. Un tizio ci punta. Uno di quelli che conoscono tutti, che crede di avere fascino (un tempo l'aveva). Preso da desiderio non ben identificato si viene a sedere in mezzo a noi due. E dichiara che la sua parte animale gli ha regalato momenti bellissimi. Davvero?
Vuole ascoltare quello che diciamo. E parte con le frasi banali e stereotipate (e obsolete). Voi siete nate femmine. Le femmine sono curiose. Siete nate per procreare. Ed obbedire. Fate domande, imperativo. Siete fatte così, no?
Ci guardiamo. E pensiamo che la curiosità in questo caso è nulla, zero. Non riesco a trattenere sguardo di noia e insofferenza. Lei prende in mano la situazione, usa la diplomazia, rimane gentile, dice due parole semplici e lui decide di lasciarci in pace. Poi mi dice che non riesce ad innervosirsi con questa gente. E mi dice, candida, che gli uomini di una certa età (la nostra) spesso sono "andati" e non torneranno più. E che, se non fosse per il fidanzato, sarebbe andata via da questa città, da questo paese. Che in mezzo al bosco si sta bene anche se è dura.
E, fra i ragazzini, guardo questi ragazzoni di cinquant'anni e mi chiedo se la loro lucidità smarrita potrà tornare un giorno.
La musica finisce, si accendono le luci e tutti spariscono in un minuto. Passo, il giro per osterie varie non mi attrae, vado a casa, non abito nel bosco, io.

martedì 23 dicembre 2008

Qualcuno che c'è

"L'uomo che mi piace" mi ha chiamato. Non lo vedo spesso, anzi. Ma non si scorda mai di me. Arriva sempre. E mentre sento la sua voce al telefono, mi dico che ci sono legami che hanno una forza che attinge nel profondo, che alcuni incontri sono per sempre. Che siamo una famiglia, speciale e originale, sicuramente libera dagli schemi pre-confezionati. Che non ci sono obblighi o fraintendimenti ma semplice riconoscimento e solidarietà. E l'immagine che ho quando penso a lui risale ad un pomeriggio di 25 anni fa, vedo una vespa ed un violino e un paio di lacrime fra le lunghissime ciglia nere. E risuona la frase che mi ha detto quando ci siamo rivisti dopo vent'anni: "sto lottando contro la mia supponenza e coltivando la trasparenza".
Che di amore è pieno il mondo.

Del tempo e dello spazio

"Festina lente" il motto che osservo e cerco di fare mio. Occorre velocità di reazione e flessibilità, capacità di imparare in fretta e di adattarsi continuamente a nuove situazioni e nuovi stimoli. Ma anche molta attenzione, una grande capacità di aspettare; e molta pazienza. Perché i risultati non sono immediati – e non è bene che lo siano. Che spesso ci ritroviamo a prendere male le misure e a perderci in ritmi di azione non adeguati. E le aspettative confondono la prospettiva. Che il giardino è sempre bello se è vivo ma va curato e amato e lasciato respirare, che i tempi della vita richiedono attesa e pazienza e fiducia. E bisogna essere presenti e lucidi tanto da posizionarsi nello spazio con disinvoltura e dialogare con il tempo senza forzare. E rimanere in contatto confidando nell'armonia che esiste ed è a disposizione. E seguire il flusso senza nuotare controcorrente e senza farsi trasportare dove le acque sono torbide. Una bracciata ben diretta porta lontano. Un'affannata nuotata che non tiene conto delle correnti stanca e rischia di portare in luoghi che non ci appartengono. Tempo e spazio sono lo spartito su cui scrivere la musica, la nostra composizione che avrà suoni diversi a seconda degli strumenti usati. E faremo esperimenti e variazioni e ogni tanto dovremo fermare la creazione e rilassarci nell'ascolto. E poi faremo delle correzioni e andremo avanti, e torneremo indietro e ancora avanti.
E servono anche il silenzio e il vuoto fra le note, altrimenti la musica non suona.

lunedì 22 dicembre 2008

Ascolto, empatia, solidarietà

La ricetta perfetta. E lo sappiamo tutti. E ci scontriamo quotidianamente con qualcuno che invece gioca in un altro modo. E allora, rimaniamo allibiti, cerchiamo di perdonare e di continuare per la nostra strada sapendo che i bivi sono funzionali alla nostra crescita. E rimane un amaro in bocca che è difficile addolcire. Comunque tocca accettare la regola numero uno: non posso agire sul sentire degli altri e sulle loro scelte, soprattutto quando al bivio scelgono la non-comunicazione.

Ma per uno che chiude il dialogo e ci tratta come un prodotto da consumare e gettare, ci sono altri mille anime che navigano nella vita con attenzione e cercano di essere gli uni per gli altri sostegno e spunto per camminare insieme verso un presente e un futuro luminoso e di benessere individuale e della comunità.

venerdì 19 dicembre 2008

Il nuovo job

La prima riunione del mio new job: il capo, dopo una piccola introduzione, dichiara, forte e chiaro, che a pelle, a chimica, a impressione dopo avermi vista un paio d'ore, gli piaccio (e non solo perchè sono una donna bella e affascinante). Sdramamtizzo il complimento e ridiamo un po'. Poi continua, annuncia che mia sarà la gestione del front e del back, che le procedure che darò dovranno essere seguite da tutti, che saranno la legge del metodo da seguire. Rimango sorpresa, l'investimento non è compito semplicissimo. Ma ringrazio della fiducia e del fatto che finalmente qualcuno legittima un ruolo. Osservo i volti dei miei futuri colleghi. Qualche tensione traspare. Ma passa. Perchè il capo non dimentica di dare una parola e un piccolo spazio ad ognuno. Mi chiede di dire qualcosa. Non dico molto, dico che ancora non so come e quante cose cambieranno e chiedo pazienza per i primi tempi. I volti si distendono. I sorrisi arrivano.
Ho una scadenza e un piano da predisporre che verrà presentato per essere autorizzato e messo in uso.
Ho già il mio nick lavorativo: "il generale di ferro sorridente"

Febbraio

Che la tua faccia divertita e paziente mentre alzo la voce e faccio l'offesa mi ha regalato un momento liberatorio di cui avevo bisogno. Che lo so che ha tutto senso, che quello che dici lo dici per me. Che è ora di fare e smettere di dire e ormai è più che chiaro che fissarsi è solo un perdere tempo (a proposito). Va bene, open cast sarà. Fra un po'. Che ora si pensa ad altro. Festa danzante cercasi.
E febbraio è dietro l'angolo.

giovedì 18 dicembre 2008

M'ama, non m'ama

"non riusciva a trovare neppure un'immagine che le schiacciasse il cuore così forte, che avesse la stessa impetuosa violenza nei colori e che lei riuscisse ancora a sentire sulla pelle e alla radice dei capelli e tra le gambe".

"perchè l'amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie e da lì evapora in fretta".


Che non si può sapere il perchè, che a volte si ama e a volte no, che a volte veniamo amati e altre no. Che non si sa bene che cosa definisca il termine amore. Che il sentimento viaggia su canali e frequenze misteriosi. Che le variabili del presente e la polvere appoggiata sulle nostre vite dal passato a volte prendono tutto lo spazio e il tempo, e recitiamo al nostro meglio il ruolo che crediamo giusto, e spesso sbagliamo, perchè vorremmo tutto fosse perfetto, vorremmo fare felice qualcuno, e magari vorremmo gioia e calore, e allora ci proviamo e magari ci stanchiamo e usciamo a comprare le sigarette e non torniamo più. Oppure decidiamo di smettere di fumare e iniziamo un corso di acquarello dove incontriamo l'anima gemella nel momento magico che anche lei/lui ha spazzato via un po' di polvere e ha voglia di fare una passeggiata liberatoria in compagnia per respirare aria fresca.

Oppure esiste qualcosa che decide a caso e siamo in balia della ruota che gira.

Che siamo di passaggio e che siamo eternamente quì e ora è altrettanto vero.

Sfrombolare e frombolare

Sfrombolone deriva dal verbo sfrombolare che è un tipo di azione molto intensa, travolgente, rotolante tipica degli uomini e delle donne che non stanno mai fermi.

Alla fine lo sfrombolone che riempie tutte le caselle fa frombola.

mercoledì 17 dicembre 2008

If he should ever leave you

mr Tom Jones chez Raffaella Carrà

Ever green, ever grey, ever and never

E la musica? Se la sono dimenticata (la batteria fa orrore). Così.
E la Carrà pare un ologramma. E in collegamento i fraticelli di padre Pio.

Ma che caspita di paese è questo?

Che c'è qualcuno che dice belle cose

Cara, carissima ragazza.
Mi fa il conto alla rovescia. Meno due ore, e mi sorride.
E, alla fine, mi dice: "Adesso ti dico una cosa. Tu mi hai dato questo e quello. Che io credo che sempre, quando incontri qualcuno e passi del tempo con lui, quando ci si separa sia giusto dirsi cosa ci si è reciprocamente donato."
Mi ha detto cose molto belle con una disinvoltura attinta dal suo cuore intelligente e pieno di fiducia e amore. Decisamente un grande regalo da una ventiquatrenne più matura di tanti ultra 'anta che conosco.

Peccato, quando toccava a me dirle, è arrivata LadyC.
Che, inaspettatamente, mi ha salutato con affetto dicendo che le dispiace, che, in fondo, avevamo trovato il modo di capirci. Ed è anche vero. Così l'ho detto anch'io, ed ero sincera, anche a me dispiace, un po'. Ed è giusto così.

Lasciare e sorridere, si può fare. Chi l'avrebbe detto.
:-)

Ma guarda un po'

Ore 14.00 e un pochino, meno qualche decina di minuti e non metterò più piede in questo edificio. E le mie orecchie non sentiranno sbattere il famoso portone, e non avrò una fetta di strada dove intravedere qualcuno.
E, ma che strane le coincidenze, ecco che accade: esce babà da casa sua con una minuscola ragazza asiatica (Japanese?) che gli cammina dietro di 5 metri.
E capisco che ha sviluppato la capacità di allungare la coda dell'occhio per guardare senza girare la testa. E, mentre cammina veloce, io rimango esattamente come sono, voltata nella sua direzione, gira la faccia di 45 gradi, di scatto e lancia un sonoro CIAO. A me. Senza rallentare, con i lineamenti contratti, senza sorriso, senza niente. E io lo fisso e gli faccio ciao ciao con la mano, senza entusiasmo, senza niente.

Mi chiedo che gli passi per la testa. Mi diverte l'idea che magari continuerà a fare deviazioni strane per non imbattersi in me, che magari si continuerà a chiedere come superare questo "rischio" incontro, che passando sbircerà dentro per vedere se ci sono. E non ci sarò.

E anche mi chiedo se la sua fantasia ancora inventi motivi per essere simil-arrabbiato con me e giustificare il suo voltafaccia (alibi, immagino, faticoso).
E anche, una parte di me vorrebbe dirgli che la cosa migliore sarebbe prendere un caffè e smetterla di nascondersi, che non c'è proprio niente da cui fuggire, che sarebbe simpatico potersi sorridere per una decina di minuti e andare ognuno per la sua strada, che di drammi e ostilità è già pieno il mondo.

Vabbè. Direi che come coincidenza non mi posso lamentare.

Domani, oggi, è un altro giorno.

martedì 16 dicembre 2008

New deal

E oggi, per la prima volta dal fatidico giorno X, non vorrei essere altrove e con nessun altro. Nel profondo della mia consapevolezza (uh?) stasera è la MIA serata. Che non mi muoverei per niente al mondo, che la stanchezza gioca il suo ruolo, che ogni tanto (e oggi è passato proprio tanto dall'ultima volta) ci vuole una pausa dal mondo e dalle voci che chiedono presenza quando ti serve assenza.

E realizzo che credevo di soffrire di solitudine ma la fatica è gestire la moltitudine, soprattutto quando si traduce in molteplici frasi stonate e vortici di iperattività pretenziosa. Che anche chi ti brama ti può stordire. E, ironia del gioco a chi tira più la corda, chi si agita di più, nel bene e nel male, alla fine si stanca prima. Perchè implode nel suo stesso vortice di dichiarazioni, offerte, richieste, insomma si perde nel suo stesso caos. Peccato che finisca sempre per trascinare qualcuno con sè nel baratro. Poi, il fetecchia, si alza, saluta e se ne va. Bravo.

E allora mi guardo e mi dico: ma dove cazzarola correte?
E mi rispondo: fate come vi pare, io mi fermo, rallento.
E, (ma chi l'avrebbe detto?), riguardo indietro e mi rassereno.
Chi fa da sè fa per tre? Forse.
Ma sospetto che a forza di aggiungere, moltiplicare, incastrare, fare compromessi e imbrogli piccoli e grandi, il burattinaio finisce per impiccarsi con gli stessi fili che credeva di manovrare ad arte.
E, filosofia spicciola di stasera, questo vale sia per le cosette individuali che per i grandi casini che coinvolgono l'umanità.

Pulizia e semplificazione urge
Empatia necessaria
Com-passione la grande assente
Aritmetica dell'etica indispensabile
Dialogo e ascolto (bestemmie?)
Comunicazione e attenzione? Dai.

E un po' di sana incazzatura e indignazione!

E io rido. Noi?




Chissà se qualcosa di buono arriverà.
Ma...ho come la sensazione che sarebbe più utile una pioggia, un diluvio, un alluvione di scarpe,scarponi, texani, ciabatte, zoccoli, infradito, ballerine con punta d'acciaio, tacco a spillo misura extra alta etc etc

1000 e 1 scarpe, scarponi in testa ai c......i



Ora hai un debito con me :-)

lunedì 15 dicembre 2008

Si comincia

Ho un nuovo lavoro. Oggi lo vedo e lo sento. Ho un nuovo contratto ed è molto meglio di quello che lascio. Non sarà facile ma già mi piacciono i sorrisi di oggi. Cambio zona, cambio atmosfera, cambio linguaggio, cambio orari (a parte settimana natalizia). Gli ormeggi sono liberi, si parte.

E ho comprato un regalo di compleanno che consegno stasera, va bene così.

E stamattina sono stata chiamata per dare aiuto alle mie donne in difficoltà, per un attimo mi sono spaventata, ma è passato, abbiamo risolto, più o meno.

Allegorico esorcismo




Fuggi fuggi
Non rimanere di pietra

Movimenti lenti2

Stare, andare
Andare, camminare, volare

Movimenti lenti

Andare, venire
Venire e andare

L'oblio

L'oblio vorrei fosse mio
Mio vorrei l'oblio
Oblio, vieni a me
A me, bel oblio

E, fra qualche riga, ti vedo

Non so nulla ma sento una piccola emozione. Quella di leggere nelle parole di qualcuno qualcosa che mi invita ad avvicinarmi. Che raramente ho letto parole maschili così...deliziose. Ma sì, che mi frega, vedremo.

Two is meglio che one

Che avrei voluto andare al cinema tante volte nei mesi scorsi.
E non ci sono andata. Chissà perchè?

E allora si fanno anche le "peggio" cose...

Domenica con sveglia prima dell'alba e, dopo otto ore di lavoro, il pomeriggio si trasforma in una maratona al cinema.
Con le donne-mamme il filmetto leggero al cinema parrocchiale. Dolce e allegro struggimento in una pellicola che parla di donne anziane e delle loro tenere personalità che non rinunciano a celebrare, festeggiare, giocare, ballare.
Con le donne-autonome il filmaccio violento e duro che parla di padri e figli, di dolore e amore, film bellissimo e commovente che paralizza tutti sulla poltrona ad asciugare l'ultima piccola lacrima mentre scorrono i titoli di coda.

E la musica che accompagna le due storie a raccontare che non c'è un meglio e un peggio, un prima e un dopo, un lecito e un illecito, un età per gioire o per soffrire, che le storie sono tutte valide e importanti perchè sono storie di persone e di amore. La semplice vita di tutti, difficile, tragica e piena di gioia.

E il mio cuore si sente molto meglio, un frullato di cuore ma la mente che mente si è presa il pomeriggio libero, era un po' che voleva farsi una passeggiata.

domenica 14 dicembre 2008

La voce del silenzio canta per noi

Piccoli movimenti, piccoli avvicinamenti. Al mondo e alla vita. Che mi pare che l'ultimo mese sia passato in una specie di limbo. Che la vita che avevo si è improvvisamente fermata e sono rimasta allibita e affranta a guardare le ore scorrere cercando di capire cosa sia successo. Che ho sospeso il respiro attendendo un segnale che non è arrivato. Non sono rimasta ferma. No. Ho invece fatto una delle mosse più drastiche che si possano fare. E mancano tre giorni. Tre giorni a una nuova dimensione dove mettersi in gioco. A un cambio panorama e prospettive. Che non so dove sto andando.

E si inseriscono varianti. E rivedo due donne che non vedevo da molti anni. E vengo abbracciata da due famiglie e invitata a passare il Natale in casa Natali.
E vado in provincia a sentire l'amica dell'amica che canta da mezzo soprano. E in auto parliamo con l'altra donna bellissima e incasinatissima. E il mondo si colora di altre storie e altre voci parlano e mi parlano. E si decide per un cinema pomeridiano mentre i bambini sono a teatro con i padri.

E penso ad un altro padre. Quello con cui dormivo un mese fa. Quello che non mi rivolge più la parola. E, se ci penso, mi sento ancora il sangue che si ferma e mi rivolge uno sguardo interrogativo. Come se fosse un piccolo fumetto surreale. E, in quei momenti, non riconosco il mio volto e faccio fatica a ricordare il suo.
E passo oltre. E mi chiedo quando mi scorderò di tutto questo.

E sento che devo tornare a casa. E vorrei non sentire questa scissione dentro di me. Ma i volti che vedo oggi, le emozioni di un pomeriggio fra persone "normali e speciali" mi ridanno la forza per riprendere una strada che sento frammentata un giorno, un mese fa. E non vorrei fosse così ma è così che sento.

Perchè la spiegazione non c'è, non c'è per me, non ancora. Perchè ancora sono ossessionata dal rude contrasto fra quello che sentivo e La bastonata. Perchè, anche se me lo spiegate in mille maniere, non ho capito proprio niente di questa faccenda.

E, l'unica cosa che ho capito è che non posso fare altro che accettare che vanno accettate anche le cose che non hanno spiegazione, che devo fare i conti anche con qualcosa che non dipende da me e rispetto alla quale sono del tutto impotente.

Mica piccola la lezione, quando l'avrò digerita immagino che sarà un giorno importante. E lo so che non soccomberò come so che si tratta di un piccolo istante in mezzo a tante, mille possibilità presenti e future.

E ringrazio gli sguardi e le parole che mi aiutano ad attraversare questo silenzio per ritrovare la mia voce e quella del mondo.

sabato 13 dicembre 2008

Basta

BASTA PIOGGIA!

Non se ne può proprio più.
Che mi sembrano lacrime, lacrime, lacrime.
Basta.

Solite cose

Ho accettato una birra e due chiacchiere. E mi sono trovata in un vecchio film. Che conosco e non nego. L'affetto c'è, la distanza anche. Non mi pento, evidentemente avevo bisogno di vedere qualcosa che avevo lasciato per capire che la scelta di allora era mia. Lo era, lo è. E non importa cosa sia accaduto ora. Che le due cose non hanno alcuna relazione. E, ironia, una frase dettami oggi si sistema fra quelle non dette e apre riflessioni nuove. Così. Amen.

Disse la Lella Costa

Alla domanda: meglio un grande amante di un buon marito?
Ma non si può avere un gran buon amante in un marito?
Pagando la differenza, ovviamente.

Che poi mi chiedo, ma perchè lo spazio è pieno di parole che non corrispondono? E dove, anzi quando, l'età è diventata una scusa per non badare a spese? Che, mi pare di ricordare, quando ancora si era alle prime armi, e si aveva pochi riferimenti di esperienza e conoscenza della vita e delle persone, si tentava con mille sforzi di fare la "cosa giusta" e di non ferire gli altri. Che forse ho sognato? Che magari un dì, e forse dormivo, hanno cambiato una regola e mi è sfuggita?

Cara Lella, sapere che esisti mi riesce a dare grande allegria,
me lo devo ricordare.

giovedì 11 dicembre 2008

450? Però

L'ultima frase dell'amica musicista mancata: sarò andata a letto con 450 uomini...E lo dice con tale semplicità che non mi sogno di dubitare. Né ha dette tante altre, di alcune non ho fede certa ma non si sa mai. Ma mi diverte e mi distrae e mi è vicina in questo momento in un modo tutto suo che mi aiuta a vedere le cose da mille prospettive. E mangiamo con gusto il risotto accompagnandolo con il vino rosso (lei si scola anche, dopo, la boccia che sa di tappo), e mi racconta il suo flirt inusuale ma di grande coinvolgimento, e mi copia concerti Brandeburghesi e Fiona Apple e Fossati. E la serata scorre allegra, che forse, forse l'amica sua, la regina delle registrazioni discografiche, ci darà ingressi vip per Battiato. E, nonostante quello che sostiene dall'inizio, protesta quando mi scappa di dire che babà è uno str... E' solo incastrato in qualcosa, lo siamo tutti, dice.
E mi fornisce una frase mitica del suo zio ottantenne:

"Quando parlo vorrei che le mie parole migliorassero il silenzio, per cui taccio"

mercoledì 10 dicembre 2008

Che due parole ti possono scaldare

Solo un sms di servizio dalla donna pretàporter, quella a cui cambiai tanti pannolini. La quale mi ha dato già piccolo abbraccio di consolazione. Le parole citano una cosa che le raccontavo quando era piccola e che le è sempre piaciuta tanto. Che quando aveva quasi due anni e camminava appena le piaceva farmi questo scherzetto: mentre lavavo i piatti abbracciava le mie gambe da dietro e si metteva a gridare allegra "MIA! MIA!".

Che i bambini non hanno peli sulla lingua, ci vorrebbe un bel silkepil per un paio di lingue che dico io! :-)

Piccoli passi di avvicinamento o di allontanamento

Vado al new job questa mattina, veloce approccio al programma e ad un altro paio di cose. La capessa dalla forte stretta di mano mi annuncia che si deve trovare un'altra persona che abbia voglia di lavorare, che dei fancazzisti non nè può più. Capisco poco ma le assicuro che sarà fatto. Vado. Passo per un saluto nel primo hotel dove ho iniziato a lavorare. Ci trovo Luca, passiamo mezz'ora a spettegolare dei nostri movimenti migratori in città e dei vari caratteri dei gestori alberghieri. Scambio informazioni e chiacchiere carine. Vado. Mi concedo un pranzetto economico ma soddisfacente in trattoria. Compro due cose a due euro, meraviglia dei negozietti a 99cents, che esci con un sacchettino di qualche articolo semi utile e non hai speso nulla. Sono in zona, passo per un altro saluto. La mia ex collega mi abbraccia, mi sfogo un po', lo fa anche lei. Ridiamo, che sappiamo che ogni cambiamento ha rischi ma anche potenzialità immense. Mi dichiara che per me è disposta a "tutto", carina. Ritorno nella sede del mio futuro job. C'è l'uomo carino, mi aspettava. Mi mostra due tre cose. Ridiamo. E il mio nuovo capo, amico stravagante, mi accompagna con la sua moto a casa. Piove e il caos in città è totale (la vigilessa ride, che ormai le manifestazioni non autorizzate e non comunicate sono all'ordine del giorno).
Frutta e verdura dal negozietto pak con mio fan indiano. E guardo la foto che svetta sulla cassa, il mitico signor orologiaio morto l'anno scorso. Scommetto che solo in questo negozio hanno la sua fotografia. E' giusto, era un bravissimo signore. Esco con la loro dichiarazione, se non avessi voglia di scendere, mi porterebbero a casa la spesa senza maggiorazioni, solo per me, dice il mio fan.

Fa ancora freddo. Ma, realizzo, non vedere quel palazzo tutto il giorno mi ha fatto proprio bene. Si vedrà, intanto mescoliamo le carte.

Dalle stelle alle stalle

C'è un momento della sera in cui il mio umore scivola, scivola in basso. E ogni volta che il fatidico portone produce quel suo suono sordo, il mio cuore subisce l'ennesimo colpo. A volte mi affaccio, a volte smetto semplicemente di respirare per un paio di secondi. Ha ragione chi disse che sarebbe stata dura. Lo è. Anche se la mia ratio dice che si devono accettare anche i limiti e le ostlità altrui, anche se mi sto convincendo che ho semplicemente valutato male una persona, che può accadere, che non ci sono errori che giustifichino tutto questo.

Le tensioni vanno sciolte con il dialogo. Così dice l'osservatore parlando del caos rivoltoso che si è scatenato in Grecia. E non con arbitrarie soluzioni imposte con la forza. Ecco. Non giustifico la violenza, ovviamente. Ma la protesta immediata mi ha impressionata. Dieci minuti dopo l'uccisone del ragazzo sono scesi tutti in strada in tutte le città della Grecia. Non so, è come se ci fosse una linea di confine che rompe la sopportazione e la trasforma in un urlo disperato, in una voce che grida in coro per farsi sentire, che non riesce più a trattenere la rabbia per l'inutile gioco delle parti del potere.

E ho trattenuto per un paio d'ore il mio impulso di fare qualcosa, qualsiasi cosa che rompesse questo silenzio che mi soffoca. E poi non l'ho fatto. Mi sono chiesta poi perchè non l'abbia chiamato. Credo che la delusione ormai sia piena, che nulla che potrei dire o potrebbe rispondermi cambierebbe la situazione. E non credo che mi interessi più l'ipotesi di condividere nessuna cosa con uno così, anche se non so bene così come.

Passerà, lo so. E la settimana prossima non avrò più una finestra davanti alla quale potrebbe comparire, non mi guarderò intorno per strada sperando e temendo di vedere un uomo che un giorno, l'altro ieri, credevo di conoscere e, forse, di amare. La tristezza c'è. Passerà anche quella, ci vuole un po' di pazienza, ma andrà.

lunedì 8 dicembre 2008

A house is not a home

A volte le cose non sono come appaiono, a volte il significante non viaggia con il suo significato, a volte i gesti e le parole non esprimono realmente, a volte qualcosa esce dai binari e non ci torna. Accade.

Ma accadono anche tante altre cose meravigliose e le parole portano felicità, e i gesti regalano calore, e gli sguardi raccontano molto, e l'aria fra due persone può essere carica di possibilità e di conferme.
Accade tutti i giorni.

domenica 7 dicembre 2008

No, non va bene

Il clochard a cui ho promesso ieri qualche spicciolo è venuto a riscuotere. E si è fermato a chiacchierare con me. Mi ha raccontato che gli hanno regalato un biglietto aereo per tornare a casa nel suo paese lontano, che domani è festa religiosa dell'Islam in cui si ammazzano le vacche (?), che gli hanno rubato la coperta con cui dorme in strada, che nel ricovero dei senza tetto ti fanno dormire 4 notti e poi devi stare fuori 4 notti, che sono dieci anni che è a Bologna ma che ora non va più bene "che dormire in strada non è bello".

E, come tutte le sere, esce con un tenero sorriso e gli occhi dolci dicendomi "buona notte, buon lavoro, io vado a dormire in strada, non va bene". E io gli dico la buona notte e gli faccio gli auguri, che possa veramente tornare a casa, anche se non ho proprio idea di che cosa troverà, che non lo sa neanche lui.

venerdì 5 dicembre 2008

Digestione onirica

Che ultimamente ho mangiato emozioni pesanti. L'effetto si presenta questa notte. Sogno una strana situazione in cui ci sono il babà e la Cacciottara. Lady C and Co occupano una parte della casa di lui per una grande cena, dall'altra parte della porta chiusa, lui si occupa di ristrutturare la casa. Non si incontrano, io passo da una all'altra situazione con serenità. La cosa buffa è che sono tutti calmi e morbidi, sorridenti e rilassati. Io esco e torno, vado a comprare cibo per lui che lavora con impegno soddisfatto del risultato, passo dal salone e faccio due chiacchiere con lei che si muove con grazia e soddisfazione in mezzo alla sua famiglia allegra. Chissà.

Come se sognarli mi liberi dal disagio dell'impatto con cose scarsamente armoniche.
Inguaribile romantica.
Forse ora che un'altra strada è stata aperta, liberi tutti comincia a sistemarsi nella pancia.

Ho abdicato

E mi è preso un piccolo senso di malinconia. Ho con piacere accolto la reazione pacata e sorridente della Cacciottara. Che in questo frangente si è ricordata che sa anche parlare civile e con rispetto.
E' andata.
Il tuffo è fatto, evidentemente nè avevo bisogno. Ora la svolta è cominciata.
In strada mi chiedo se mi mancheranno le facce del rione. Quando mi pare di intravedere il babà in fondo alla strada, penso che va bene cambiare zona.
La vela stroppicciata va stirata e si riparte.

giovedì 4 dicembre 2008

Fine del mondo

Per questo devo tornare a tanti luoghi futuri
per incontrarmi con me stesso
ed esaminarmi senza sosta
senz'altro testimone che la luna
e poi fischiare di gioia
calpestando pietre e zolle
senz'altro compito che esistere
senz'altra famiglia che la strada


Pablo Neruda

mercoledì 3 dicembre 2008

La gita delle mutande

Spedizione, a far man bassa di slip e frivole cose underwear.
E, stranezze delle fasi della vita, mi ritrovo a comprare, per la prima volta in vita mia, orpelli fra il sexy e il faceto. Slip pizzuti e perizoma colorati, reggicalze fucsia e calze autoreggenti. Che ben si abbinano tutti con la sottoveste osè presa a Modena.
Della serie: chi ci ha perso in questa faccenda mi sa che sei stato tu, bel tomo.
E mi piglia strana allegria e una gran voglia di lasciare quel lido e prendere il largo. Chiudere quella porta e avanzare senza paura verso le possibilità che stanno là fuori. Sono pronta ad aprire il portone.

Intanto mi lancio in una nuova sfida lavorativa, vado dove mi aspettano con gioia, dove farò parte di una squadra che lavorerà insieme, dove le persone parlano una lingua comprensibile etc etc
Il cambiamento mi farà bene, lo so già.

(Se potessi farlo, lo farei domani)

martedì 2 dicembre 2008

Si riparte dal galateo

Ho uno strano invito: serata con film noir anni '40 a casa di un tizio. Il tizio non so dove voglia parare. O lo so ma mi pare surreale. Non voleva darmi il suo telefono. Vorrebbe che mi presentassi o non andassi senza avvisarlo. Stranezze varie. Il telefono alla fine ce l'ho.

Aveva ragione: lo userò per informare che non andrò.

Che le regole classiche o meno ora mi sono più indispensabili che mai. Ma poi, da dove spuntano 'sti presuntuosi, tutti radunati da queste parti? Una volta ti si invitava a bere un caffè o una birra o al cinema, no?

Che poi, dico, il babà ha avuto costanza per quattro mesi e che mi piaceva lo ha visto la prima volta! Questo che vuole? Mah.

ps: mentre parlavo con il tizio è comparso babà, mi è parso basito, indeciso. Io ho voltato la faccia (era proprio dietro la testa del tizio e stavamo ridendo). L'ho seguito con lo sguardo fino alla vetrina dove si è fermato un po'. Mai visto camminaare così lentamente. Mah.

Vale la regola del galateo, cmq, per tutti, belli e brutti :-)

Telefonate

Il padre-
Scherzetto di apertura. Brontolino ironico a seguire (mi hai chiuso il telefono in faccia, sì scusa). Rientrato da Zanzibar (mio padre è in viaggio per il 60% dell'anno) mi/si augura che possa andarci presto anch'io perchè MI PIACEREBBE tanto, non ha mai detto una cosa così. La telefonata scorre liscia e quando mi chiede come stia mi sorprendo a dirgli la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. Senza dettagli ma gli racconto esattamente tutto. E, a sorpresa, mi comunica la sua solidarietà e propone una piccola analisi molto saggia. Scopro con piacere che mi conosce abbastanza e che ha un'opinione molto migliore di me che dell'universo maschile. Anche se scherza con me dicendo che non è così piacevole per gli altri trattare con chi ha le idee chiare.

L'amica con figli dice strane cose-
ma è la sindrome pre-natalizia, puntuale come sempre negli ultimi anni. Mi interroga sui giorni liberi, tasto super dolente. E si tratta di un invito che faccio finta di accettare. Ma come ti viene in mente? E la solita frase odiosa: è una cosa natalizia ma niente natalizie cose. Eh? Ancora la menata dei regali. Non siamo più liberi né di fare nè di non fare 'sti benedetti-angoscianti regali. p...e

L'amico forse futuro superiore-
Minchia, parlare con te è come tentare di comunicare con la Cia.
Eh? Se sono bloccata in casa da quasi tre giorni malata e il mio cellulare non ha mai squillato? Mi rimanda il colloquio che ho pensato lungamente se rimandare io. Bene, benissimo, avevo deciso di andare solo per non fare brutta figura. A volte le cose si risovono.

Fuga veloce, olè!

Che il babyboss è così carino con me ultimamente...
Che oggi mi è venuto vicino, vicino per chiedermi come stavo con un bel sorriso morbido, sotto gli occhi severi e increduli della madre-arpia. Gli ho risposto con uno scherzetto "male, grazie, più o meno come te". Ci siamo scambiati uno sguardo complice con il naso chiuso e gli occhi lucidi, serenità fra noi, inutile ma sempre meglio che nulla. Non riesco ad essere arrabbiata con lui: è un ragazzo, lui.

Gli ho chiesto se mi lasciava tentare di acchiappare il piccolo bus che passava dopo due minuti. E, via, di corsa, ridendo sono uscita in strada.

Ho sentito il motore della navetta più lenta del west. Cinquanta metri passata la fermata. Ci ho provato. Si è fermato. Un bel sorriso e sono salita. Grazie.
A casa in orario decente. Yeah.

lunedì 1 dicembre 2008

Scambi

L'amica in emergenza: senza acqua per due giorni.
Una doccia non si nega a nessuno.
La malatina accetta passaggio all'Esselunga e farmacia.
La fila sotto la pioggia come è andata?
Grazie alle amiche. Tutte.

Ok, capito, passiamo oltre

Che poi, alla fine, la comprensione arriva.
La differenza esiste e non è poca cosa. Meglio così. Che evidente è che mi sono imbattuta in qualcosa che non conoscevo. Non ci sono possibilità. E non ci sono più pensieri da fare, indagini o ipotesi. Le brave persone esistono, e ho la fortuna di conoscerne parecchie. Esistono anche altri.
Punto.
A capo.

La convalescenza è semplice, stare al calduccio, mangiare bene, non abusare delle proprie forze, credere nella guarigione.
(imparare dagli errori è sempre cosa buona e giusta).