giovedì 30 giugno 2016

Liberamente, citazione da Bukowski

Invettiva stupidità della domenica mattina.

Non mi piacciono:
Le festicciole inventate, anzi importate dalla tradizione Usa più squallida:
- i party di fine scuola con ragazzini ammassati in locali dove vengono inondati di musica di basso livello, schiuma e varie goliardie organizzate dagli adulti
- le serate che ora chiamano "i diciottesimi" in cui sempre i poveri ragazzini si scatenano in festicciole a gestione dei genitori che si dilettano a spendere soldoni per vedere delle adolescenti mezze nude con tacchi alti venti centimetri che sembrano la parodia di prostitute volgari e tonte

Tutti i vari programmi, eventi, discussioni con argomento cibo:
- gare su gare in cui qualcuno si professa santone della cucina e vengono inscenate dinamiche squallide con la scusa di produrre presunti geni dei fornelli
- l'ignorante imperante  che si atteggia a esperto di cucina e vino mentre ribadisce i due concetti inutili che affondano nel neo populismo che tira in ballo la "tradizione" per salvare maiali, lasagne , tagliatelle tanto quanto hotdog e fisi and chips

Tutto questo festeggiare ogni più piccola cosa della quotidianità con foto e post su facebook quasi fosse una gara a dimostrare chi sia più alla moda, più felice, più divertito dalle sue esperienze.

Le varie chat di whatsap (come si scrive?) e le relative catene di S.Antonio.
Ieri ho saputo da una bimba di sette anni di una terribile che incita a trasmettere il tremendo messaggio con la minaccia di morte della mamma. La bambina mi ha raccontato che, nonostante abbia provveduto a inviare il messaggio a ventisette (ventisette?????????) piccole amiche, è

comunque terrorizzata. Nonostante qualcosa le dica, ma non è sicura, che siano cose non vere.

I genitori che si occupano dei figlioletti ( fino almeno a vent'anni)...
E via a raccontare per ore e ore dove li portano, i loro progressi e successi, tutti i cellulari rotti, persi e ricomprati prontamente, le varie scarpe con tacco da sex bomb delle sottili ragazzinine dal rossetto rosso fuoco, quantità raccontate come vanto (cibo, ore di stanchezza, numero di amici su FB e di chat varie).

L'uso smodato di auto referenzialità di chiunque faccia una cosa qualsiasi...
Che ti fa passare la voglia di parlare con le persone.

Il rifiuto di votare, parlare di politica con la scusa che "sono tutti uguali". Chi?

Il razzismo del quartierino. E tutti i vari nomignoli usati con atteggiamento innocente.
Il cioccolatino, il neretto, la bimba colorata, la zingarella, l'Arabo (chiunque abbia pelle non scurissima ma non bianca, praticamente tutti i non identificati), i Rumeni ( tutti i paesi dell'est, a est di Venezia in senso generale), i Cinesi (basta che abbiano qualcosa di orientale, vagamente, mica si perde tempo a guardarli, no? ), i Musulmani ( che mica si sta a definire se sia religione, etnia, nazione o che cosa...)  Perché non abbiamo tempo...
Il tempo serve a chattare su wa o a mettere post su FB

Rimangono "  fuori" un mondo intero che non è degno di attenzione.

Ignoranza arrogante. Però sanno tutti le varie importantissime cose moderne:
Come si chiamano quelli vestiti così, con quel taglio di barba e capelli (uomini)
I nomi di brand vari che creano dipendenza fra i giovani (con nulla osta dei genitori onnipresenti)
Gli innumerevoli video giochi, cartoni animati e film fantasy per semi adulti deficienti.
I nomi di fantomatici nuovi cibi e prodotti tipici che fanno molto "in".

Insomma, a me sembra un mondo di matti!

Vabbey



sabato 4 giugno 2016

Nuvole basse, cielo di intermezzo.

Nelle nuvole di fumo il respiro si fa lento.

Avevamo occhi grandi, occhi attenti, sguardi curiosi e voglia di fare, voglia di amare.

Il passo si trascina mentre la polvere striscia a terra
Guardando in alto si intravedono specchi di cielo
Non è però il cielo luminoso e pieno di colori che vorresti
Grigio sporco
Servirebbe un pennello per ridare un po' di speranza
Verde? Azzurro? Arancio? Giallo?

Ripartiamo dal colore
Dalla musica

Festina lente

giovedì 28 aprile 2016

Dialoghi spezzati

Parole come coltelli.
Silenzio, meglio il silenzio.
Sassi che sbattono e ritornano.
Chiusure, fessure che si sfaldano.
Non si apre il cuore, non riesce ad uscire l'aria, non entra ossigeno.

Vento, il vento aiuterebbe.
Ma dovrebbe soffiare forte, dovrebbe pulire tutto e permettere il nuovo.

Vuoto, prima il vuoto e il silenzio.

Come sarebbe giusto il mare

Difficoltà di socialità

Ci sono le persone che chiedono, pretendono, urlano, fanno fretta, vogliono...

Ci sono le altre, quelle che parlano morbido, che prima ti salutano, ti chiedono come stai, ti ascoltano e ti dicono e, poi, ti chiedono. A volte ti chiedono. A volte ti danno.
Non importa cosa, non è questa la differenza.
Sono le stesse che sono anche in grado di offrire. 
Sorrisi, complicità, aiuto, leggerezza, gentili parole, allegria, scambio.
Un giorno per uno non fa male a nessuno…

Ci sono persone che ti battezzano quale colei che deve esaudire desideri, soddisfare bisogni, sono persone che hanno richieste e non hanno mai offerte, che non sono mai in pace e si propongono sgomitando o lamentandosi.

Ci sono altri che si rapportano a te in maniera paritaria, che non si pongono in veste di "bisognosi", che non ti scaricano le loro ansie addosso. Anche se ti parlano di problemi, lo fanno per consultarsi, per condividere, per chiedere un aiuto e un po' di sostegno. Sono vicine a te nei momenti di sconforto e, anche se non sanno come aiutarti, offrono il loro affetto. A volte ti ricordano che sei più forte del tuo problema, ti dicono che è e sarà dura ma ce la farai.

E gli altri, intanto, diventano fastidiosi, continuano a proporre pretese senza accorgersi che non sei più disponibile a risolvere per loro, a fare la loro segretaria o a togliere loro le castagne dal fuoco. Quelli insistono e non ascoltano ragioni. Non so proprio più come parlare a quella gente (nonostante l'affetto).
Ultimamente non ho voglia di dover convincere nessuno, semplicemente mi defilo.

Non mi piace molto "sfuggire" alle persone a cui voglio bene.

Ma non mi piace neppure essere presa nei vortici ansiosi e pretenziosi, quale che siano le problematiche altrui.

La mia tolleranza è calata, è diventata tolleranza e quindi ha un limite.
Il limite è la mia pazienza e la mia noia.
Il limite arriva quando preferisco eclissarmi, quando non ho piacere a stare alle condizioni altrui.

Un po' mi dispiace...vivere "evitando" situazioni di stress.
Finisce che evito la gente
...


mercoledì 17 febbraio 2016

Ritorno

Oggi ritorno dopo molti anni a sedermi su quella sedia, davanti ad una persona speciale che mi ha ascoltato dalla seggiolina ergonomica verde.
Non è cambiata molto, solo un pochino invecchiata, il sorriso e la risata sono le stesse, lo sguardo attento, severo, accogliente come allora.
E mi ha stupita, e divertita come faceva allora,  quando ha pronunciato una bella parolaccia perché solo quella poteva esprimere il senso del discorso.

Mi è sembrato strano essere in quell'angolo di mondo che un tempo vedevo così spesso e che da anni non frequento più. Mi sono bevuta un caffè al baretto della piazzetta, ho guardato le colline che si intravedono dietro il campanile.
Mi sono ricordata della volta che sono arrivata in scooter bagnata fradicia e ho lasciato una pozza d'acqua nel suo ingresso mentre le i mi porgeva asciugamani e mi diceva che il bello dell'acqua è che si asciuga.
Di una volta che ho preso coraggio e sono andata in bicicletta dimenticandomi  che si trattava di un paio di chilometri ma tutti in salita (in pieno luglio afoso).

Il suo sorriso mi ha fatto sentire a casa, in un piccolo angolo spazio-tempo in cui non può accadere nulla di male, in cui lo sguardo davanti a me è sempre e comunque un invito a non temere, a non rinunciare, a pretendere per se stessi il meglio possibile.

Sarà complicato riuscire a gestire gli appuntamenti ma ci proverò con tutte le mie forze: erano mesi che non mi sentivo così sicura di essere nel posto giusto, con la persona giusta.
Ho finalmente respirato e intravisto una reale speranza davanti ai miei passi.

venerdì 12 febbraio 2016

Il viaggio vale quanto e più della meta

...vecchi pensieri:


Ascoltare, guardare, amare

SIAMO TUTTI VIAGGIATORI?
SIAMO SULLA STESSA BARCA?

credo che conoscerci sia il primo passo per amarci
credo che amarci, supportarci, sia il modo migliore per unirsi
credo che unirsi sia fondamentale per vivere meglio

credo che vivere meglio sia il nostro modo per non essere succubi del gruppo dei "manipolatori" che troppo si sono specializzati nell'indebolirci

Il diverso non esiste
Il nemico neppure

Febbraio 2016 Nero su bianco

Che data!
Mi pare di riemergere da una scatolina sigillata tanto tempo fa...

Mi rendo conto che ci sono tantissime cose che non faccio più e la cosa strana e che non ho la più pallida idea di perché io abbia smesso.

E' come se mi fossi impantanata in un terreno di sabbie mobili immaginario.
Il terreno non è il peggiore con il quale mi sono ritrovata a lottare, ho visto cose terribili e mi sono rimboccata le maniche per trovare il sentiero per proseguire.
Oggi mi pare di non avere la forza di cercare la via d'uscita.

Ricomincio da un angolino dimenticato che però faceva parte della mia indole e probabilmente, della mia identità: scrivere.
Non importa come, per chi, con quale scopo e obiettivo.

Fosse solo un modo per riconoscermi, per incontrare una me stessa che ancora esiste e ha bisogno di respirare.