mercoledì 22 novembre 2006

GITA MANCATA, GRAN RISATA

Ho un'amica, una dolce amica non proprio tutta registrata.
Un'amica che è alla ricerca della pace e della libertà da tanto tempo.
Ha sempre mille progetti e mille idee,
meticolosamente calcola al millimetro ogni mossa e ogni spesa,
è sempre in viaggio e alla ricerca della casa ideale da acquistare.
E' un'amica affettuosa e generosa.
E' anche, però, entrata anni fa nella lista delle amiche poco affidabili.
Per vari motivi.
E' una piccola energia intermittente.
C'è, non c'è. Sì, no. Vado, resto. etc etc

Avevamo preso accordi per una gita venerdì a Mantova.
Tutto fatto, tutto concordato.

Mezz'ora fa un sms:
"Caduta da cavallo, male porco al culo. Rimando."

Mi sono fatta una enorme risata.
Mi ci voleva proprio!!

Thanks to

Plain.
La tua telefonata un regalo che mi ha fatto "svegliare" dal mio momento dark.
Mi hai fatto sentire che il mio sentirmi affranta aveva finito il suo corso.
Ci sono. Con i miei momenti down e con le mie ombre da affrontare.
Ci sono. Per non smettere di tentare e amare. Per comunicare e volare.
Per scambiare e giocare.

La Cla.
Una gradita sorpresa leggerti in quest'angolino a volte occasione di sfogo.
Mi hai fatto sentire meno sola, meno "stramba", ascoltata e capita.
Come quella sera a casa tua con il micio dal carattere complesso.

Andrà.
I tuoi occhi sinceri e coraggiosi mi sollecitano un ottimo vizio:
dare le parole ad un'amica che ne sente la necessità.
Ti voglio bene perchè non ti nascondi mai, perchè esprimi e ascolti.

Amorino..
Ti adoro e sempre ti adorerò.

Le amiche e basta.
Quelle che
ci vogliamo tanto bene anche se non parliamo più la stessa lingua

domenica 19 novembre 2006

Peggio del tuo dolore

C'è il dolore delle persone che ami. Che vorresti serene e felici.
Leggere nei loro occhi la stanchezza e la disperazione ti fa mancare il respiro.

E' anche il tuo dolore ma con una punta acuminata in più:
quella avvelenata dell'impotenza e della rabbia,
quella del tuo smarrimento nel vedere che non puoi aiutare.

E allora?
Allora sono sei ore che respiro a regime ridotto
-che se entra meno aria magari mi sento meno peggio-

Mi hanno chiesto come sta mia madre.
Ho risposto che non sta bene.

Non ho detto che avrei voluto prenderla e urlare BASTA
Non ho detto che non so più cosa fare
Non ho detto che i suoi occhi mi hanno terrorizzato
Non ho detto che non so cosa dire

Ho chiesto a mia madre come stia mia sorella.
Mi ha aggiornato: un ennesimo guaio, grosso.
Sta sempre peggio: stanca, fisicamente a pezzi,
senza un lira, continue problematiche economiche.

Se smetto di respirare e parlare ed ascoltare...
si sistema tutto???

mercoledì 8 novembre 2006

NO GRAVITY

Esattamente la soddifazione massima
del mio bisogno di bello, fluido, appassionante.

Corpi che fluttuano nello spazio,
che nuotano nell'aria,
che salgono scale dall'alto al basso,
che scivolano dalla terra al cielo.
Donne e uomini che raccontano con i loro movimenti la pesantezza.
Uomini e donne che ci mostrano, divertenti e divertiti,
come si può sposare la leggerezza
e volare, danzare, dondolarsi e nuotare,
insieme.
La musica suggerisce come lasciarsi andare,
come scherzare con i muscoli e il cuore.

Serata perfetta.
Merito l'ottimo spettacolo e l'ottima amica.

Giovedì prossimo si va a sentire percussioni giapponesi!
Ultimo appello: domani acquisto ticket!

sabato 4 novembre 2006

Predica bene e razzola male

Al telefono con la mia zietta Rea.
(decido ora, seduta stante che,
metti che mi diano la possibilità
di figliare una femmina, si chiamerà Rea).

Mi ha chiamato dalla casa sul mare.
La nostra terrazza sull'infinito.
Abbiamo riso e parlato dei nonni e di tante altre cose.
Concludendo, come al solito,
che siamo proprio due belle sagge e filosofe.
Le ho quindi spiegato il modo di dire "predicare bene e razzolare male.

DETTO FATTO!

Ci sono cascata nuovamente.
ho chiamato mr Tantrico, again!

Perchè? Perchè mi gratifica sentire come MI riponde al telefono,
perchè mi piace quando dice il mio nome,
perchè mi fa sentire che sono un femmina,
perchè ha un'immagine di me divertente e lo ribadisce,
perchè parla di "noi"come se esistesse un noi.

Lo so. Lo so. Tutte fregnacce.
Razzolando razzolando, abbiamo organizzato di vederci per cena lunedì.
Ecco fatto.
Che succederà?

Danza contemporanea indiana

Teatro in periferia, all'interno di un parco.
Freddo.
Ingresso ampio e luminoso.
Due ragazze sedute a minuscoli tavolini con due minuscoli computer.
Il biglietto esce da una micro stampante elegantissima.

Sala a sinistra.
Un po' buia, enorme, una vetrata ci separa dal parco.
Un dolce indiano in abito chiaro sorride e offre piccoli piattini :
verdurine fritte, nan sottile, salsa alla menta e piccante.
Tappetini pelosetti, tondi e rosso fuoco disseminati sul pavimento lucido.
Divani quadrati a caso nello spazio.
Nell'angolo illuminato, sul tavolo,
bottiglie di vino e luccicanti bicchieri vuoti.

La musica è piacevole.
Un morsetto al cibo piccante, si sta bene.
Mi chiamano, inizia la degustazione.
Vino ottimo, simpatici i sommelier.

Inizia. Entriamo. Sul palco cinque ragazze di spalle.
Ritmo di uno strumento indiano. Si muovono come in marcia sincopata.

Siamo seduti. Qualcosa ci indica che lo spettacolo è cominciato.
Si tengono per mano e fanno movimenti lenti e minimi.
Il suono è SEMPRE, per settanta minuti, identico.
I movimenti SEMPRE gli stessi, sempre MINIMI,
impercettibili, poco significanti e significativi.

Pisolo ci scappa. A tutti.

Spero che martedì vada meglio,
ho proprio voglia di un godereccio spettacolo di danza.

venerdì 3 novembre 2006

Giornata in rosa . Notte in bianco

Perchè si chiama così?
Al lavoro. Mi tocca il turno notturno.

Giornata alle prese con la nipotuzza bella assai che compie oggi 17 anni!

Ballerine jaquard bianche e nere con fiocchetto verde.
Pranzetto greco al To steki.
Al Coin a comprare due piccole tutine per due bebè freschi freschi.
Un baby dai capelli neri e lunghi figlio della sorella peruviana ventenne
della mia nipotuzza (detta anche nana cresciuta, o donna pret a porter).
Una bimba figlia di due quarantenni che si autodefiniscono impacciati.

Allarme che suona, urla.
Mi fermo, rassegnata.
Le due belle addormentate della cassa non hanno staccato l'antifurto.
Veniamo raggiunte dal bellissimo ed elegante uomo della sicurezza.
Perfetto. Completo gessato, bel viso, pelle scura, passo elastico.
Avanza sorridendo. Lo aspetto e penso:
"ecco l'elemento più elegante e raffinato di Bologna e provincia".

Gli dico subito che non intendo tornare dalle soporifere commesse.
Facciamo noi, siamo d'accordo.
Ridiamo. Apriamo i pacchetti. Li controlliamo.
Ci scambiamo convenevoli buffi in francese.

Veloci alla moto.
Lucchetto. Caschi. Cavalletto. Partiamo.
Da dove si esce? Visto.

Un poliziotto giovane con la divisa fresca di negozio,
deambula disordinatamente parlando al telefonino.
Mi scappa, piano, un "e dai, bel poliziotto, ti sposti?!".
Non gli è piaciuto essere stato beccato in posa poco viril-autorevole.
E mi lancia la mano davanti al parabrezza dicendo che quella è una zona pedonale.
Penso:" 'ZZO DICE QUESTO??"
Dico: "Come scusi?"
Balbetta: "Vede il cartello, lì"
Dico: "Vede che sono uscita dall'apposito parcheggio delle moto,
è questa la strada prevista per uscire? O no?"
Tentenna, cerca il modo per fuggire.
Lo guardo interrogativa.
Gracchia: "Non c'è bisogno di alterarsi"
Ribadisco: "Le ho chiesto solo di spiegarmi cosa volesse dire."

Per oggi lo lascio andare. Non lo arresto per stupidità in divisa.
Ra ride.