domenica 23 settembre 2012

Autunno, crisi di fine estate?

Settimana che passò nervosa e faticosa. Per fortuna era cominciata con il rientro lunedì notte da un fine settimana bellissimo, al mare, al sole, nella splendida Maremma che ogni tanto bisognerebbe visitare per ricordarci di...respirare. Le cose da fare sono tante, gli impicci si sprecano (non ultimo un terribile momento topico in cui in bocca si spezzò quello che proprio non avrebbe dovuto). La mia dolce metà, dolce come il miele tranne in certi momenti che arrivano improvvisi, è finito in un suo loop depressivo che non so bene come interpretare. Autunnale demenza ansiogena? Crisi da rientro week end al massimo del relax? Dopo ore e ore di morbida gestione di un umore spento e malinconico, di atteggiamento accogliente e comprensivo, dopo mille tentativi di farlo ridere e rilassare (che sembravano perfettamente riusciti del resto), dopo una certa fatica per trattenere il mio sano egoismo, ecco che se nè esce con un paio di lamentele al mio indirizzo. Sono riuscita a non ribattere che l'ultima cosa che mi serve in questa fase già difficile è avere uno zombie brontolone che mi si aggira per casa invece di aiutare e proporre distrazioni piacevoli...rimango consapevole che non si possa pretendere soluzioni e magie dagli altri. Ma ho protestato con forza rispetto alle stupide questioni, ho rifiutato la responsabilità di insicurezze che nulla hanno a che fare con me. E mi chiedo: invece di fare catechismo, perchè non si insegna alle persone che esiste anche un lavoro utilissimo di presa coscienza e relativa elaborazione delle cose emotive? perchè non esiste condanna culturale verso la pigrizia sentimentale? perchè si continua ad insegnare alla gente, agli uomini in particolare, che devono sottostare al giudizio e alla competizione? perchè mai si permette che la gente soffra tutta la vita cercando di soddisfare le aspettative altrui? Paroline, parolone che poco hanno a che fare con la crisi della mia dolce metà. Magari un po' di blues si può accettare e lasciare andare, no?

mercoledì 5 settembre 2012

Le ultime pagine

di un libro sono sempre qualcosa di non-innocente... A volte arrivano che quasi ti dispiace, che vorresti startene ancora un pochino in compagnia della storia e dei personaggi. Altre volte leggi le ultime pagine quasi correndo e sorridendo, pregusti il finale e il momento che chiuderai il libro. Spesso sei soddisfatto e beato all'idea che l'autore ti ha fatto passeggiare con lui in atmosfere colorate, nelle vite delle persone. Ci sono anche i libri che erano bellissimi ma che nelle ultime trenta pagine ti lasciano un sapore amaro, a volte capita che ti venga una specie di tenerezza nei confronti dello scrittore perchè ti sembra che abbia lasciato la presa, che abbia perso l'ispirazione, che non abbia saputo tenere la storia fino alla fine. Ultimamente mi capita di lasciare molti libri a metà, mi annoiano, mi deludono, non mi invitano in alcun modo a desiderare sapere null'altro, non sono divertenti, non sono compagni ma giochi di scrittura mal riuscita o storie inutili di personaggi inconsistenti. Non mi forzo più di leggere se non mi diverto, forse non l'ho mai fatto. Però non lasciavo libri a metà. Ieri sera ho finito un libro di molte pagine. Non mi ha appassionato ma il protagonista mi era simpatico e c'era qualcosa che mi incuriosiva, volevo sapere dove saremmo arrivati. Gli altri personaggi erano poco più di una citazione, non mi dispiaceva. Il finale è un finale, purtroppo solo nella sua accezione più banale. Una specie di tradimento. Il protagonista diventa una persona diversa nelle ultime tre pagine, la storia si conclude semplificando e non rispondendo a nulla delle piccole ispirazioni buone del testo. Ma va bene lo stesso, l'atmosfera delle ultime cose raccontate era talmente surreale e reale che me le sono sognate e sono rimasta dieci minuti sospesa a giocare con le sensazioni evocate nelle ultime righe. Ora cosa leggo? Ci vorrebbe una bella vacanza...

lunedì 3 settembre 2012

Fermi cosi

Ore strane, passate a ragionare, parlare, camminare. Troppi discorsi, non abbastanza. Fatica, utile tutto. Non abbiamo paura. Si che l'abbiamo. Sappiamo di averne, sappiamo Non era facile ma camminare era perfetto. Stanchi, finalmente, di nuovo, si sono fermati così ... Abbracciati, immobili, ogni possibile contatto della pelle, senza sconti. Respiro, solo respiro. E ogni cosa ritorna possibile Ogni cosa racconta di questa scelta, strana scelta forse... Minuti infiniti. E quando riaprirono gli occhi il mondo era li. Tutto detto. Un, due, tre, stella! E se fosse un calesse? E risero insieme