giovedì 31 agosto 2006

40+1 party

Ecco.
Fatto. Sono meno giovane di un anno.
In realtà sono solo convenzioni.
'sti du m.........i!

Serata un po' "disordinata" ma piacevole nell'insieme.
Sentito tanto l'affetto delle vecchie e delle nuove amiche,
ricevuto bei regali e splendidi biglietti di auguri, commoventi.
Mi sono divertita a sentire le varie battutacce di A. e di M.
Sono riuscita a ballare, ballare, ballare con ottimi compagni di pista.
Sono stata felice di rivivere allegri cori e balletti con L.
Erano anni che non ballavo e cantavo così.
NB: lo so che si era detto che sarebbe meglio lasciarlo perdere,
... a me quell'uomo piace tantotantotanto!!!tanto?
A sorpresa, ho visto anche J. Un po' spento ma sempre dolce.
Alle tre ci siamo salutati con il solito abbraccio e le magiche parole:
"Ti voglio tanto bene, lo sai vero? " "Sì, lo so".
Lo sappiamo.
Tutta una lunga storia anche lui!!

Lacrime di coccodrillo?
Un piccolo dolore al ginocchio destro-quello operato:
il collega ballerino scatenato.
Mal di testa: alcool, troppo.
Avrei voluto essere più carina con Cla e Plain,
spero siano state bene.


Gratitudine, bella abitudine.
Vecchietta sì, allegra e felice anche.

martedì 29 agosto 2006

Che confusione

Sentimenti contrastanti.
Un po' di ansia da vigilia di compleanno.
Chi verrà? Andrà bene?
Mi sento nervosa e preoccupata.
Vorrei sentirmi più a mio agio.
Non vorrei sentire questo strano nodo allo stomaco.
Dove sono finiti gli sguardi di amorevolezza a cui mi ero abituata?
Dove sono le persone che sentivo "casa"?
Mi passerà.
E, come al solito, domani inventerò qualcosa cercando di non forzare.

(Vorrei solo non provare questa rabbia sottile!)

Ma anche:
bellissimo film al cinema, C.R.A.Z.Y.
simpaticissimo signore inglese che mi ha fatto tanti complimenti
bella serata con madre ieri smangiucchiando ottimi cibi che ci ha preparato un dolcissimo algerino simpatico e garbato
regalino affettuoso al profumo di agrumi della mia collega
etc etc etc

Appena arrivo a casa mi cerco
a) cassetta di Caetano Veloso per struggermi un po'
b) stendo - quello che va fatto va fatto
c) me ce vorrebbe so io cosa
d) respiro respiro respiro
....come tutti, no?

sabato 26 agosto 2006

DEL CULO

Ho appena visto - e GUARDATO - un bel culo di uomo.
Sarà che mi ha anche fatto un bel sorriso.
Non il culo. L'uomo.

Ho sorriso fra me e me e il post precedente.
Il dilemma è:
e se facciamo che per un po' siano i culi a decidere?
Che né pensate mie care agenti?
Basta con la compostezza,
sono un po' stufa, ho voglia di allegra indecenza,
di cazzeggi sguaiati, di frivole serate a fare bagordi.
Si parte? Mi date una mano?

Sull'intransigenza

E sulla tolleranza. E sull'esprimere opinioni.

Non credo, Plain, tu sia intransigente.
Non credo che agire con determinazione quando siano chiari e onesti i nostri sentimenti sia un segno di intransigenza. Semplicemente tutti noi abbiamo momenti in cui non ci sentiamo di decidere per una chiusura di un rapporto.
Magari soffriamo, magari non sappiamo scegliere la strada giusta.
Per fortuna, invece, altre volte, le cose ci sono più chiare ed abbiamo il coraggio di rischiare, la forza di guardarci allo specchio e di capire, di fare la cosa utile, per noi.
Succede a tutti sia l'una che l'altra cosa.

Non siamo tutti fatti allo stesso modo.
Non "stiamo" tutti sempre allo stesso modo.
A volte lo dimentichiamo.
Ci possono sfuggire atteggiamenti rigidi, frasi sentenziose, veloci espressioni che semplificano i sentimenti che stanno tentando di esprimerci gli altri.
E ci può succedere di essere o essere recepito intollerante
(dipende così tanto dallo stato d'animo di chi ci ascolta) .

Siamo figli di un passato e dei metodi che abbiamo imparato nel corso della nostra storia, famigliare e sociale. Spesso non siamo neppure consapevoli di agire seguendo schemi comportamentali non proprio nostri, non decisi da noi.
Succede a tutti.
Nel confronto con le persone, sopr quelle alle quali vogliamo bene e con le quali esiste un mutuo accordo di fiducia e uno scambio di confidenze, possono esserci dei momenti di impasse.
Se lo teniamo sempre presente come inevitabile ma non terribile,
ce la possiamo cavare -SEMPRE- o meglio, il più delle volte.
Anche questa è questione di variabili ed impegno, ma sopr di fiducia e amore.

Non rinunciamo ad esprimere noi stessi e le nostre opinioni, non smettiamo mai di fidarci dell'amore degli altri, non chiudiamoci nella nostra corazza difensiva, non crediamo a chi suggerisce di cercare soluzioni di compromesso "perchè tanto non serve a niente".
Stiamo solo attenti a preservare la nostra lucidità, a riconoscere quando l'abbiamo persa, proviamo ad ascoltare le anime delle persone e a comunicare senza scudi protettivi.
Certo, a meno che non sia necessario.
Camminiamo sorridenti con il cuore aperto e un bastone pronto ad agire in caso di pericolo.
Pericolo vero- se seguiamo il nostro istinto, sapremo riconoscere la differenza.

mercoledì 23 agosto 2006

Mandato accordato

Non mi sono sentita "invasa", mi sono divertita molto.
Non capita tutti i giorni di arrivare ad un tavolo di un' enoteca
e trovare due donne (e che donne!!) che dichiarano di essere pronte all'azione,
che mi comunicano di aver deciso di trovarmi il/un fidanzato.
Non mi sogno di discutere. Ascolto. Rido. Mi diverto.
Mi fido? sì.
Caratteristiche base, poche, abbiamo perso tutte il vizio del dettaglio.
Piccola discussione sulla prima definizione.
"Che ti piaccia". Dice la Cla.
"Un po' ". Dice Plain. "E no. Che mi piaccia, direi".
Avanti.
Obiettivo alto: mi viene detto che la mission prevede che figli- voce del verbo figliare.
Non un pescatore. Non uno basso. Non troppo.
Non quelli "testati" sessualmente dalla Prof.
Cambiamo velocemente argomento, il sesso, sopr quello raccontato,
non ci interessa come parametro.
Certo, uno che non sia lì per sbaglio, che non metta la tariffa a tempo.
Uno che abbia intenzioni a tempo indeterminato.
Giusto. Basta con 'sta precarietà ovunque e comunque.
Dichiarazione unanime: basta con i due "sappiamo quali".
Nuove prospettive.

In realtà abbiamo riso molto e convenuto che servono occasioni di incontro in ambienti "alti".
Alti di intelletto-cuore-argomenti-entusiasmi-autonomia.

Non esageriamo. Ci fermiamo.
L'ironia fa tanta compagnia.
Grazie vecchiette.

domenica 20 agosto 2006

un'altra domenica al lavoro

Dove andrei se non fossi bloccata quì dentro?
Cosa farei se avessi il pomeriggio libero?
Piscina, credo.
Passeggiata a Villa Ghigi, credo.
Chi vedrei se fosse in città?
Non so.
Come se il tempo e lo spazio si fossero dilatati creando una pozzanghera di distanza, di distanze fra il passato - e i suoi personaggi- e la mia vita di oggi.

Parafrasando l'oroscopo di Willy,
"quando il vuoto è davanti a noi, possiamo solo fare, proseguire,
librarci ad ali tese.
Perchè non è possibile perdere niente quando tutto è già visto e digerito."

So però cosa farei se mi potessi imbarcare sulla barca dei sogni.
Madrid.Un mese.
Marocco. Un tour per colori e odori.
Istambul. una settimana di tramonti sul Bosforo.
Parigi a casa di Gemma e a passeggio sulla Rive Gauche.
Lefkada in barca a vela.
Ma anche...
Fine settimana a Lerici con Attilio.
Giro in bici in Austria con Laura.
Brasile o Goa con ChiaraLupa.
Laurea in psicologia o scuola di interprete.
Appartamento a Paggrati, vicino allo stadio antico dove farei jogging.

Sogni.
Mi devo proprio proprio ricordare che questo blog ha la sua ragione d'essere nell'agevolare la mia capacità di individuare e prendere sul serio i miei sogni.

E, allora, anche le domeniche al lavoro sono funzionali.
O no?

sabato 19 agosto 2006

Anelli

Cena alla solita locanda Ca' del Lago dopo pomeriggio in piscina
e tramonto al parco, sotto al "nostro albero".
Il fascinoso cubano ha il solito sorriso irriverente.
Siamo solo noi e una coppia con scatenata bimbetta che parla a raffica.
La scelta del menù ci appaga pienamente.

Andiamo a Ca' de Mandorli. Il parcheggio è full,
al nostro arrivo il locale pare vuoto.
E' grande e piacevole questo posto riscoperto dopo tanti anni.
Tavolini, piccoli gazebo di legno con panche e cuscini morbidi stile etnico ,
due bar all'aperto e il solito bar all'interno.
Ragazzi giovani giovani e qualche trenta-quarantenne.
Target democratico.
Incontriamo C. e M. che, dopo cinque anni di dubbi (che non ho mai capito),
finalmente hanno deciso di vivere insieme.
Tanto per complicare le cose, chissà poi perchè, hanno affittato le loro due case di proprietà in città, entrambe belle e comode, per affittarne una in paese.

Balliamo un po', spostandoci da una pista all'altra appena il dj di turno perdeva la bussola e faceva mix azzardati che smorzavano l'atmosfera.
Stiamo per avviarci alla macchina.
Scendo dalla pista e vedo uno che si sta per accendere la paglia.
"Avresti una sigaretta", gli chiedo.
Me la dà, sorride.
Mi/ci dice "se non siete impegnate, posso sapere i vostri nomi?"
Solo se non siamo impegnate?
Spiega. Se non ci sono fidanzati in giro che non gradirebbero il nostro scambio.
Sorridiamo e chiacchieriamo un po'.
Non ancora convinto, mi prende le mani per scrutarmi attentamente gli anelli.
"Non sei sposata?".
Non gli rispondo ma sorrido. Mi riprende le mani.
Mi è simpatico.
E riparte a parlare degli anelli.
Quelli di S. sono "chiari", o forse -dice- lo è il suo sguardo.
I miei lo hanno insospettito, si chiede se sono anelli da single.
Ce l'ha con me. Dice che sono belli i miei anelli.
Parlano di fedi e di come gli uomini spesso le tolgono quando vanno nei locali.
Parlano di quelle volte che qualcuno ha mentito loro.
Chiede la nostra età, specifica che lui è piccolo, trentadue anni.
Sentenzia che alle quarantenni piacciono gli uomini dai trenta ai cinquanta.
Parlano della loro abitudine a controllare subito le mani delle persone .

Non l'ho mai fatto.
Non mi sono mai immaginata come una in cerca di uomini.
Non conosco gli stratagemmi da usare per flirtare.
Non mi sono MAI sentita una ragazza "da maritare".
Se un uomo tocca questi argomenti,
mi viene subito il desiderio di tornare a casa a leggere un libro
(o di andare in Grecia ad abitare, forse prima o poi lo farò)

giovedì 17 agosto 2006

Calimero

Stanca.
Oggi sono stanca, stanchissima, distrutta.
Questi venti giorni di città mi hanno smorzato l'energia.

lavoro. disorganizzazione. sporco. noia e fatica allo stesso tempo.

Calma.
Decisioni.
Domani speriamo sia bello!

mercoledì 16 agosto 2006

ferragosto

Niente fiordi, niente Medina.
Niente onde dolci.
Niente sguardi languidi sulla spiaggia.
Solo un perfetto tour di Bologna, al tramonto, in bicicletta.
Due ore di strade deserte e silenziose, chiese e palazzi splendidi ,
luci e colori, velocità sui viali di inconsueta bellezza.
Anche questa è vita.

Una doccia e la ricerca di un locale aperto. Fame.
Trovato. In San Vitale.
Ci danno, dice, anche da bere!
Ottima, veramente, pizza al tagliere.
Un disco di legno che gira ad offrire le sue belle fette profumate di basilico.
Siamo pochi in città.
C'è spazio per tutti.
Poi?
Cerca, cerca. Tutto chiuso.
Trovato, esattamente a due passi da casa.
Sandia. Nuova gestione. Ragazzi molto gentili e professionali.
Simpatici.
Un dolce e bellissimo Pitbull di nome Tosca che gira scodinzolando fra i tavoli.
Ci scappa una crepe alla nutella.
Né mangiamo prima una poi l'altra, ci imbocchiamo.
Semplice comunione alla nutella.
Abbiamo festeggiato anche noi.

lunedì 14 agosto 2006

Welcome Eva

Nuova nascita.
Arrivata in una domenica di metà agosto.
Entro nella camera d'ospedale e trovo la mia amica in piedi nella sua camicia da notte e nel suo reggiseno a righe blu.
Aria da ragazzetta dispettosa.
Bellissima, luminosa e serena, muove i riccioli e mi sorride.
Ecco fatto. tutti i miei dubbi prendono il volo.

Vuole fumare, la neo-mamma.
Mi lascia la sua preziosa creatura e scende in strada.
Sono felice delle mie amiche.
La nana sta un pochino buona nella culla.
Poi caccia il suo strillo che dice chiaro "prendimi".
Eseguo. Si calma immediatamente.
Vado poi a prendere alla mammina una schifezzina al cioccolato.
Ecco. Come si può essere utili nella vita.

Vado.
Ho invito a cena da G. un anno esatto dal nostro ultimo appuntamento.
Strano tipo.
Cena. Paga lui. Mi ha sorpreso.
Niente "invito" a letto. Mi ha sorpreso.
Invito per ferragosto. Mi ha sorpreso.
Va bene.
Eva, già ti voglio bene.

sabato 12 agosto 2006

ho perso il mio primo post

Avevo un simpatico post di questa mattina.
Si intitolava "Dimenticavo".
Parlava del fatto che "non si batte un chiodo",
del Signor Tantrico (in verità ex-tantrico ed ex ogni cosa).
Non sono arrabbiata con lui.
In realtà un po' sì. Un po' delusa ed annoiata, direi.
Non tanto perchè mi aspettassi chissà cosa...
E che non mi piacciono più le sue "inutili" telefonate,
e che non capisco perchè mi cerca se poi è così...
come? indefinito- non chiaro-sfuggente-criptico.

Avrò anch'io le mie responsabilità,
certo quella di non avere fornito sul piatto d'argento la soluzione ai suoi dubbi.
Anzi, mi chiedo a volte, forse ho esagerato con la "disinvoltura".
Ma, come scrivevo nel post-dissolto,
NON HO PIU' VOGLIA DI ANALISI E DI ERMENEUTICA
non con le persone, non quando c'è tanto di meglio da fare.
Pota.
Seguiamo il flusso, la corrente, lasciamoci trasportare,
fino a valle. Si vedrà.

venerdì 11 agosto 2006

Buon Natale

12 agosto
freddo e pioggia.
Certo, ammetto di aver sperato in una temperatura non troppo calda per questi giorni in cui mi tocca stare in città mentre sono tutti via e a me tocca lavorare .
città deserta, quindici gradi
Capperi, un po' esagerato, no?

Stamattina giretto in bicicletta sotto le nuvole minacciose
Pedala pedala per la periferia:
negozi chiusi, un passante ogni quarto d'ora (extra comunitario),
un auto ogni dieci minuti,
silenzio e aria da day after, palazzi con le imposte chiuse,
autobus lenti e semi vuoti, strade libere e larghe senza auto parcheggiate,
le voci che escono libere dai pochi bar o negozi aperti,
ritmi rallentati nei movimenti delle persone che incrocio.

In casa silenzio assoluto, neppure un'ambulanza.
Anche se un po' mi sento isolata,
mi godo questa città diversa come se fossi anch'io una turista.
Riuscirò a non perdere la bussola?
Credo di sì.

Parole volti

Mi sveglio con una serie di pensieri aggrovigliati fra loro.
Vedo volti, vedo parole.
"Cafone". "Tantrico" . "Ragnatele".
Qualcosa non va?
Forse.
Vedo gli occhi sorridenti di Edi

"Le donne, se non hanno una relazione, hanno la ragnatela. "
Cosa significa?

Gentile Edi. Mi manchi.
Mi manca la tua splendida incapacità di recriminare,
il tuo essere sempre efficace e caparbio ma morbido e rispettoso.
Doti che spesso scarseggiano da queste parti!!
E, guarda un po', le trovo assai "secsi".

Ma sì,
parole parole parole, soltanto parole

giovedì 10 agosto 2006

locanda del lago

Il lago non c'è.
A cinque minuti dalla città un angolo di collina che ti fa sentire chissà dove.
Sembra di essere in vacanza.
Verde, tanto verde, gattoni e gerani, basilico e candele di citronella.
Fa quasi freddo.
Il gestore cubano con la faccia da schiaffi esibisce il suo fascino e il suo sguardo ironico, il suo sorriso ampio e brillante.
L'altro ragazzo gentilissimo pare uscito dal mondo degli uomini "veri e responsabili".
Mi ricorda Attilio e i suoi fratelli.
A Bo mancano questi uomini.
Pare ci siano solo "ragazzi". Ragazzi di quaranta e cinquant'anni.
Noiosi. Inaffidabili. Senza la gioia del giovane, senza la solidità dell'uomo, senza il fascino della virilità, senza la capacità di giocare con l'ironia. Presi dalla loro mania di rimanere infantili.

A. e S.
Le osservo. E capisco, per la prima volta, che l'affetto che provo per S. non mi fa vedere quello che vedono gli altri: un'anima in pena, piena di tic nervosi e stato vitale "basso".
A. racconta un episodio spassosissimo. Lo fa per sfogarsi e per scioccare S.
Un neonato di uccellino caduto dal nido.
Una signora distinta di un matrimonio-A. ha un agriturismo- la convoca perchè si occupi del fatto.
Lo fa. Prende con sé il gatto- Quattrosoldi ndr- e gli regala il piccolo bebé da sbranare.
Imita i rumori del lauto pasto sotto gli occhi spalancati di S.
Imita la voce della signora che cerca di protestare quando viene a sapere.
Racconta di una telefonata dal Brasile in cui i figli della cameriera del ristorante la accusano di essere un'assassina.
Ride. Ridiamo fino alle lacrime.
Lo scopo è raggiunto: S. è ammutolita. Non ci espone più il suo stato di depressione e le sue preoccupazioni per il suo non-ancora-iniziato flirt con lo sconosciuto incontrato due volte.

Bon Bon el perro

Una landa desolata e sconfinata, vento e terra arsa dal sole.
Un uomo solo che ha perso il lavoro.
Un cane. Un enorme molosso bianco creato in laboratorio.
Un potente cane dalle mandibole mortali al quale hanno dato il nome di Dogo.
Questo si chiama Bon Bon.
L'uomo e il cane viaggiano su una jeep color panna, seduti l'uno a fianco all'altro.
L'uomo acquista un'identità tramite il cane e si incontra con le contraddizioni del suo paese.
Non ci sono morali esplicite, non c'è trama, non c'è finale.
Luce e primi piani, si respira l'atmosfera surreale di una realtà dura difficile, violenta e silenziosa.

Piccolo episodio alla cassa del cinema: riconosco nella cassiera una ragazza con cui ho viaggiato l'estate scorsa. Saluti affettuosi attraverso il vetro, complimenti reciproci.
E' veramente cambiata molto, bellissima, serena e appagata, niente più di quell'aria da cagnolino dolce e triste che aveva.
"cosa è cambiato?" chiedo.
"Sono innamoratissima", risponde.
Intanto appoggio dieci euro sul banco. Li prende, si guarda intorno - c'è un uomo sulla sessantina arrampicato sulla scala proprio sopra di noi- stampa il biglietto, lo allunga verso le mie mani con una banconota da venti euro.
Ci salutiamo, improvvisamente frettolose.

Entro, mi siedo assaporando la mia seratina nel mio cinema preferito.
Disagio. Lo scaccio augurandomi con tutta l'energia possibile che non venga scoperta.
Andrà bene, mi dico.
E cerco di allontanare con tutte le mie forze il ricordo del racconto di Michele dell'altra sera- il licenziamento di una cassiera.

domenica 6 agosto 2006

bici terapia

Partenza alle dieci di una domenica di inizio agosto.
Mi preparo: i soliti, efficaci pantaloni corti e morbidi, canottiera, occhiali (quelli da due soldi ma leggerissimi), le tennis.
E ora la borsa.
Servirebbe un piccolo zaino che non ingombri ma che possa contenere gli oggetti da "biciclettata": pareo per stendersi al parco, l'internazionale, bustina con il mitico lettore mp3, libro, quaderno.
Dove sei zainetto?
Non ce l'ho.Mi manca.
Lo compro al più presto.
Opto per una borsa che avevo deciso di buttare.

Acqua nel porta borraccia e imbocco via V.
Sole, cielo azzurro, venticello lieve, aria profumata, silenzio o quasi.
Una pedalata, la seconda, la terza.
Ecco, già i colori mi dicono che ho fatto proprio bene a muovermi da casa.
Una ragazza sulla bici legge tranquillamente il giornale all'angolo.
Una coppia di cinquantenni passeggia tenendosi per mano.
Accellero. Mi godo la velocità.

sabato 5 agosto 2006

A cosa servirà questa solitudine?

E' arrivato il tanto temuto momento.
Il 5 di agosto. In città non è rimasto quasi nessuno.
In realtà, la solitudine ha poco a che fare con le vacanze.
E' un po' di tempo che la quotidianità mi vede a gestire rifiuti e negazioni.
Pare che qualcosa si sia "rotto"...

Fuga? Silenzi a mascherare malesseri vari?
Tempo per capire per accettare e
LASCIARE ANDARE IL PASSATO
(compresi gli amici che si perdono nelle distanze).

La barca è il mio obiettivo
La barca è il mio oggetto di cure e amore.
La meta mi verrà suggerita più avanti- lo so- lo sento

Alla deriva o in secca?

Una barca tutta per me, per ora.
Una barca da colorare e preparare per il varo e per la partenza.
Nel silenzio assordante di questo agosto in città,
nella solitudine che crea pericolosi ronzii nel cervello,
nel vuoto creato dalle assenze,
nelle lacrime che non vogliono uscire dall'anima.

Scrivere per risvegliare la creatività e per armare le vele.
Per stanare i sogni che si sono nascosti nelle pieghe degli anni.