giovedì 10 agosto 2006

Bon Bon el perro

Una landa desolata e sconfinata, vento e terra arsa dal sole.
Un uomo solo che ha perso il lavoro.
Un cane. Un enorme molosso bianco creato in laboratorio.
Un potente cane dalle mandibole mortali al quale hanno dato il nome di Dogo.
Questo si chiama Bon Bon.
L'uomo e il cane viaggiano su una jeep color panna, seduti l'uno a fianco all'altro.
L'uomo acquista un'identità tramite il cane e si incontra con le contraddizioni del suo paese.
Non ci sono morali esplicite, non c'è trama, non c'è finale.
Luce e primi piani, si respira l'atmosfera surreale di una realtà dura difficile, violenta e silenziosa.

Piccolo episodio alla cassa del cinema: riconosco nella cassiera una ragazza con cui ho viaggiato l'estate scorsa. Saluti affettuosi attraverso il vetro, complimenti reciproci.
E' veramente cambiata molto, bellissima, serena e appagata, niente più di quell'aria da cagnolino dolce e triste che aveva.
"cosa è cambiato?" chiedo.
"Sono innamoratissima", risponde.
Intanto appoggio dieci euro sul banco. Li prende, si guarda intorno - c'è un uomo sulla sessantina arrampicato sulla scala proprio sopra di noi- stampa il biglietto, lo allunga verso le mie mani con una banconota da venti euro.
Ci salutiamo, improvvisamente frettolose.

Entro, mi siedo assaporando la mia seratina nel mio cinema preferito.
Disagio. Lo scaccio augurandomi con tutta l'energia possibile che non venga scoperta.
Andrà bene, mi dico.
E cerco di allontanare con tutte le mie forze il ricordo del racconto di Michele dell'altra sera- il licenziamento di una cassiera.

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