mercoledì 24 dicembre 2008

Banalità e uomini

L'amica che abita fra i monti mi invita per bicchierino fra donne. Sono l'unica che accoglie l'invito. Al bar del Titti arrivo che la musica suona ed è bellissima. Il trio è sempre piacevole. Locale pieno di gente giovane, il locale è cambiato. L'oste mi accoglie con abbraccio ed entusiasmo. Arrivano, è con il fidanzato. Lui si muove avanti e indietro dicendo le sue cose, è fatto così. Gli prende attacco di omofobia, noi non ci scomponiamo. Un tizio ci punta. Uno di quelli che conoscono tutti, che crede di avere fascino (un tempo l'aveva). Preso da desiderio non ben identificato si viene a sedere in mezzo a noi due. E dichiara che la sua parte animale gli ha regalato momenti bellissimi. Davvero?
Vuole ascoltare quello che diciamo. E parte con le frasi banali e stereotipate (e obsolete). Voi siete nate femmine. Le femmine sono curiose. Siete nate per procreare. Ed obbedire. Fate domande, imperativo. Siete fatte così, no?
Ci guardiamo. E pensiamo che la curiosità in questo caso è nulla, zero. Non riesco a trattenere sguardo di noia e insofferenza. Lei prende in mano la situazione, usa la diplomazia, rimane gentile, dice due parole semplici e lui decide di lasciarci in pace. Poi mi dice che non riesce ad innervosirsi con questa gente. E mi dice, candida, che gli uomini di una certa età (la nostra) spesso sono "andati" e non torneranno più. E che, se non fosse per il fidanzato, sarebbe andata via da questa città, da questo paese. Che in mezzo al bosco si sta bene anche se è dura.
E, fra i ragazzini, guardo questi ragazzoni di cinquant'anni e mi chiedo se la loro lucidità smarrita potrà tornare un giorno.
La musica finisce, si accendono le luci e tutti spariscono in un minuto. Passo, il giro per osterie varie non mi attrae, vado a casa, non abito nel bosco, io.

Nessun commento: