mercoledì 17 dicembre 2008

Ma guarda un po'

Ore 14.00 e un pochino, meno qualche decina di minuti e non metterò più piede in questo edificio. E le mie orecchie non sentiranno sbattere il famoso portone, e non avrò una fetta di strada dove intravedere qualcuno.
E, ma che strane le coincidenze, ecco che accade: esce babà da casa sua con una minuscola ragazza asiatica (Japanese?) che gli cammina dietro di 5 metri.
E capisco che ha sviluppato la capacità di allungare la coda dell'occhio per guardare senza girare la testa. E, mentre cammina veloce, io rimango esattamente come sono, voltata nella sua direzione, gira la faccia di 45 gradi, di scatto e lancia un sonoro CIAO. A me. Senza rallentare, con i lineamenti contratti, senza sorriso, senza niente. E io lo fisso e gli faccio ciao ciao con la mano, senza entusiasmo, senza niente.

Mi chiedo che gli passi per la testa. Mi diverte l'idea che magari continuerà a fare deviazioni strane per non imbattersi in me, che magari si continuerà a chiedere come superare questo "rischio" incontro, che passando sbircerà dentro per vedere se ci sono. E non ci sarò.

E anche mi chiedo se la sua fantasia ancora inventi motivi per essere simil-arrabbiato con me e giustificare il suo voltafaccia (alibi, immagino, faticoso).
E anche, una parte di me vorrebbe dirgli che la cosa migliore sarebbe prendere un caffè e smetterla di nascondersi, che non c'è proprio niente da cui fuggire, che sarebbe simpatico potersi sorridere per una decina di minuti e andare ognuno per la sua strada, che di drammi e ostilità è già pieno il mondo.

Vabbè. Direi che come coincidenza non mi posso lamentare.

Domani, oggi, è un altro giorno.

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