sabato 15 aprile 2017

Parole come coltelli

E ci sono frasi che non si possono sentire.
E fanno un pessimo effetto che mi risuona nelle orecchie, che mi rendono nervosa, che non riesco a giustificare e comprendere.
E nascondersi dietro l'età non serve...
Dice la signora che "ognuno deve stare a casa sua". E si parla di un pranzo di famiglia.
La famiglia quale sarebbe? E mi ricordo le tante occasioni in cui sono stata invitata a pranzi delle feste comandate, pranzi in cui mi hanno fatto sentire una di casa, ben accolta e ben accetta, abbracciata in una calorosa inclusione che raccontava un sentimento di condivisione che non si occupava delle convenzioni e delle "separazioni".
Ore 5.00 del mattino. Mi sveglio con quelle parole nelle orecchie. E desidero non partecipare a quel pranzo, anzi, desidero chiarire che non mi interessa proprio un rituale sterile e offensivo.
Si parla di una signora ignorante, una signora anziana. Sì, ma usa le parole senza pensare...o forse pensa, o chi se ne frega...
E spara sentenze anche quando dico semplicemente che abbiamo un invito per una birra.
Egoismo, ubriaconi, devi andare in chiesa...
Tu devi andare a F....ulo!

E mi chiedo cosa farebbe se fosse sola lei.
Peccato. Dovrebbe capitarle un giorno. Perchè capisca cosa significa sentire parole come le sue.
Ma tanto il mondo è fatto anche così, purtroppo.
Ci sono sordi e ciechi che hanno cuori e anima che superano confini e muri.
Ci sono madri di famiglia con comunicativa pessima e amore rattrappito. E il loro cibo ha qualcosa di violento, non è nutrimento e calore.
E poi ci sono altre cose, altre persone.

Ci sono Antonio e la Tania che superano momenti critici e allargano il cuore abbracciando l'amica della figlia. Ci sono i genitori di Martina che seppelliscono il mio gatto considerandomi una figlia adottiva anche trent'anni dopo.

Inclusioni ed esclusioni.
Ho problemi con il concetto di famiglia e questa famiglia mi crea dei problemi.

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