venerdì 12 marzo 2010

Ore e ore immobile

La serata mi sorprende. Faccia gonfia e il volto che brucia. Provo la febbre, che non ho quasi mai. Oggi sì: 38,2. E cosa faccio? Mi decido a chiamare la collega sapendo di obbligarla ad un brutto gioco. Le dico proprio così "non so cosa dirti, ho 38,2 dopo tachipirina e antibiotico". Mi dice che ci pensa lei, di stare a casa.

Ora, venti ore dopo, mi sento un pochino meglio e decido di uscire dal letto.
E decido anche di rimettermi in cammino. Primo passo ricordare da dove devo/voglio riprendere il tragitto. Sì perché ho capito che un giorno, mesi fa, ho rinunciato a troppe cose come se smettere di fare potesse significare smettere di soffrire. Ma non è così. Qualcuno diceva che ci sono ancora, un po' impolverata e sgualcita, ma, tolta un po' di polvere (e neve e pioggia e freddo e miserie varie), ancora sotto c'è tutto. Sta a me, a me soltanto tirare su la testa e ricominciare a nuotare.

La febbre spero mi lasci in pace. Che la settimana aveva altri programmi che sono saltati tutti, magari riusciamo a far funzionare un po' il fine settimana.

Se avessi la bacchetta magica? Mare e sabbia e sole e un bicchierino di ouzo in un baretto che dico io.

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