domenica 7 novembre 2010

Les cuisses a l'ecart du coeur



Correndo lungo la linea sottile che oscilla tra il disagio e l’umorismo, "Les cuisses à l’écart du cœur" getta uno sguardo ora ironico ora spietato sulla complessità odierna dei rapporti tra uomo e donna. Al centro di tutto c’è l’atto sessuale, spogliato di ogni sovrastruttura romantica e trasformato in una sorta di ballet mécanique che rivela la sua natura di lotta.

Ho comprato il biglietto e sono andata, bella tranquilla, a vedermi lo spettacolo di danza contemporanea, senza saperne molto. E mi sono divertita tantissimo, mi sono goduta l'oretta di danza assaporando ogni movimento e ogni trovata pazzesca della coreografa canadese Virginie Brunelle. La coreografia mi ha ricordato nei movimenti quel magnifico periodo in cui la danza faceva parte della mia vita quotidiana, quando con Claudia, magica insegnante, si sudava due/tre volte la settimana in palestre sgarruppate. La musica e la scena spoglia mi hanno trasportato in quell'atmosfera magica che la danza mi comunica quando è racconto e ribellione, armonia e denuncia senza mezzi termini oltre che la libertà del corpo che può fare tutto.
La nudità dei danzatori era perfetta, la violenza della parodia delle relazioni sessuali una descrizione precisa seppur surreale nell'espressione.
In sala tanta bella gente, facce interessanti, donne fascinose senza abiti volgari, persone sole che avevano tutta l'aria di essere esattamente dove voevano essere, come me, coppie di ogni età che si parlavano con garbo e rilassatezza. Un bell'oasi rispetto al rumore del becero di cui è pregno il mondo.
Gran finale: un ballerino si muove sul palco usando straffotenza machista, ammiccando e citando abbordaggi volgari. Il gruppo di spalle pian piano si spoglia e, uno alla volta si tolgono le mutande e gliele infilano in bocca.
Gli applausi a luce accesa hanno mostrato ragazzi giovani, volti e sguardi bellissimi. Sono uscita nella sera fresca sentendomi proprio bene.

Poi, a cena con gruppetto di amici, il mio buonumore è stato contagioso per chi "assomiglia" a me :-)

Qualcuno ha invece perseverato nel misfatto solito: voce a decibel esagerati, sgradevole atteggiamento poco spontaneo quanto molesto. Con noioso disappunto di amici e perplessi commensali ignari. Ma questo non è affare mio, messo in atto la difesa strategica (scelto posto a tavola lontano dall'urlatrice, vicino a ragazzo delizioso). Stiamo tutti bene...Spero che chi continua ad invitare quella persona si sia convinto che spesso il "no grazie" non solo è indispensabile ma è anche lecito e giusto.

1 commento:

giorgio ha detto...

Anch'io sabato pomeriggio, mentre ero seduto a tavolino, avevo di fronte una ragazza che urlava anzichè parlare. Ottima idea metterle le mutande in bocca!
Essenzialità e rispetto, questo è il problema...
Giorgio