giovedì 11 novembre 2010

Atene, la crisi affogata in un caffè frappè



Mi dice la ragazza tanzaniana che ha sposato un compaesano che ha un bar in Atene "ma che cavolo sta succedendo laggiù? Sono tutti così tristi in Grecia!".
Elezioni comunali in Atene, come andrà? Come al solito. Leggo su un sito anarchico come avrebbe potuto essere affrontata la crisi dividendo il sacrificio fra il popolo e le banche europee. Ovvio che le multinazionali e le imprese di finanza interessano di più delle famiglie greche. Quelli che stanno meglio, i privilegiati, hanno perso "solo" cento euro al mese e tredicesima e quattordicesima. Gli altri...
Il Ministero della Salute non rimborsa le farmacie della quota dei farmaci da tre anni, praticamente chi ha una farmacia sta sovvenzionando la salute dei connazionali.
Non ridono più, dice qualcuno. Però protestano e si infuriano, a volte eccedono. E hanno una sinistra che ha messo da parte le storiche divisioni, si mormora...

Una parte di me vorrebbe tanto essere in un baretto alla Plaka con il mitico caffè (del resto carissimo ormai, mi sembra l'ultimo averlo pagato 5 €) e vorrebbe che tutta la polvere nascosta sotto il tappeto in tutti questi anni saltasse fuori alla svelta, TUTTA, costi quel che costi.
Mi pare proprio che abbiamo bisogno di risorgere dalle ceneri. Purtroppo ancora troppa roba deve ancora incendiarsi!

E c'è ancora chi pensa sia meglio andare a ragazzine minorenni a pagamento che essere gay. E non parlo del leader massimo ma del becero popolo de no'artri

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