mercoledì 3 novembre 2010

Lars e una ragazza tutta sua


L'avevo addocchiato questo film e, per una volta, mi sono mantenuta l'impegno e ci sono andata. Anche se pioveva, anche se non sapevo molto del film e della serata all'interno della quale veniva presentato. Mi sono mangiata un falafel ottimo di Persepolis e sono salita nella spoglia sala dove lo proiettavano. Film delizioso, divertente, commovente, intelligente, delicato e mai gratuito. Un gran bel film, girato bene e dal ritmo che ti tiene per tutta la visione attento e partecipe di ogni piccola sfumatura. Un inno alla solidarietà e alla complicità che si nutre di comprensione e tolleranza, uno sguardo sulla sofferenza mentale che viene mostrata prima di tutto quale dolore sentimentale, difficoltà emotiva, paura di essere nel mondo e di agire in esso. Il tutto condito e accompagnato con semplicità da trovate molto spassose dove il surreale dialoga con il reale, dove tutto sembra ed è possibile se c'è l'amore e la forza dell'aiuto spassionato. Mentre la storia scorre veloce anche noi spettatori cominciamo a credere che Bianca esista oltre alla sua fattezza di bambola, esiste per Lars e, man mano che entra a far parte della piccola comunità della campagna del Nord America, quando cominciano tutti a parlarle e la accolgono fra loro, anche noi la viviamo come personaggio che ha la sua vita. E quando Lars comincia a parlare con lei, poi con la dottoressa, poi con tutti gli altri, quando esprime sè stesso e inizia la sua difficile entrata nel mondo, siamo tutti con lui e siamo grati a Bianca. Bianca è la crisi che serve a risalire, il pretesto per svoltare, lo strumento per parlare con il mondo, la principessa amorevole che vuole che Lars cominci a vivere.

Le luci si accendono e parla la psicanalista. Dopo qualche minuto ribadisce la sua interpretazione univoca. Il mio vicino sorride e sbuffa, non gli sembra vero che forzino così un film a scopi freudiani (poco ortodossi, aggiungo). E alla terza volta che la tizia parla di donna desiderio e donna ideale e di nevrosi, di identità mediata con unico riferimento il sesso...
Il vicino ri-sbuffa e mi comunica il suo dissenso, che un film così bello non può essere usato così. Gli sorrido, non so cosa dire. Dieci minuti dopo decido che non voglio mi rimangano quelle parole ma preferisco ripassarmi il film senza bla bla. Ed esco dalla sala piena di gente, salgo sulla mia moto e me ne torno a casa respirando un po' di magia ricordando scene e dialoghi del film.

1 commento:

giorgio ha detto...

Hai perfettamente ragione.
Solo immagini e parole che trasmettono anima. Niente bla bla cerebrale spesso narcisistico e manualistico.
Giorgio