giovedì 17 giugno 2010

Che a volte il vuoto

è uno spazio di possibilità. E lo so ma me lo scordo. Rileggo e ricordo che ci sono le cose, le persone, le immagini, le strade che mi piacciono. Intanto una delle 900 canzoni che ho sul IPod suona e mi rendo conto di non sapere proprio cosa sia e da quale banda sia arrivata a me. Mi vengono in mente piccole storie e parole legate a sorrisi simpatici.
Le due ragazze nigeriane che mi dicono, serissime, che il baby in procinto di nascere sarà una bambina e che il nome dovrà essere "utile" a lei e alla famiglia. Si scopre che le Serena sono bambine che non piangono, che Sofia è un nome pericoloso, che le Sofia sono troppo consapevoli e toste e rischiano di creare e avere difficoltà di adattamento, Irene è un bel nome ma se il cognome sarà Grandi...e le guardo e ripenso al giorno che arrivarono in Italia non sapendo nemmeno una parola di italiano. E vedo i piccoli segni che hanno sul viso di cui non mi ricordavo più. Usanza antica e barbara che però loro accettano senza discutere: il padre, che di solito ha tipo una quindicina di figli sparsi, nelle tribù di quello strano, enorme paese africano incasinato oltre ad altro anche dalla forte influenza cristiana, usa ancora fare taglietti con la lametta sulla faccia del neonato per poterlo identificare come proprio figlio.

Tornando al vuoto, ho voglia di smettere di brontolare e sentirmi "indietro", come dicevo ieri alla mia amica (che sono felice, sta molto meglio nonostante il casino che il padre di suo figlio ha messo in piedi), la libertà è sicuramente un bellissimo traguardo a cui non vorrei rinunciare.

E i temporali estivi sono divertenti.
E la ciclabile al tramonto è sempre una graziosa sorpresa e conferma.
Cocciante ha un repertorio enorme, non lo sapevo.
Babà chissà come starà? Spero bene.

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