venerdì 2 luglio 2010

Frammenti di storie contadine

Racconti di un'epoca lontana ma non solo nel tempo. Eppure i protagonisti sono ancora quì per raccontare. Sono appoggiata al lavello della cucina e ascolto con passione. Della madre che abbandona il suo neonato per andare ad allattare il figlio dei ricchi in città, del maiale che si era riusciti a nascondere nel bosco ed a salvare dai Tedeschi e che il giorno seguente è stato centrato in pieno da una bomba, della carne che, oltre il danno la beffa, era talmente dura e saporita di piombo da essere non mangiabile. Mi raccontano queste cose con lo sguardo che dice che le sentono vicine come fossero ieri. Il vecchio è ancora furioso per la madre che lo aveva parcheggiato peggio di un polletto nell'aia...E racconta di quanto piangesse da bambino passando vicino ai casolari da cui proveniva profumo di cibo. Le lacrime della fame, della miseria. La signora invece ha un'immagine diversa della sua infanzia in mezzo ai monti. Si ricorda di quando le diedero il primo coniglio che doveva accudire (quattro anni), di come, poi, le era concesso andare al mercato a vendere i suoi conigli per comprarsi l'unico paio di scarpe o l'unica "sottanina" che portava inverno ed estate. Mi raccontano della casa che si chiamava, e si chiama, "fermati lì" perchè la frana non l'aveva investita. Dell'andare a "fare veglia" che significa camminare per 2 km fino alla casa più vicina per giocare a carte nella stalla, del fattore e del dottore. Il dottore è il proprietario terriero e il fattore è il "caporale", il tirapiedi del dottore. E si ricorda che "Gigietto" era il dottore, però era buono, che quando i bombardamenti hanno distrutto tutto, case, campi, bestie, ha accolto i suoi contadini e le loro famiglie in casa sua per un paio di mesi. Di come, dopo la guerra, gli uomini sono scesi in città a lavorare alla ricostruzione, alla ferrovia etc. Qualcuno, quelli bravi a "fare gli interessi", sono poi tornati sui monti e ai campi a riprendere la vita di prima. Un nonno aveva trovato un violino di un Tedesco in fuga e ha imparato a suonarlo, così, da solo. Era lo stesso capace di "fare gli interessi". Il nipote dice che raccontava storie fantastiche e che aveva un sorriso strepitoso.

Così, la memoria raccontata dal vivo è così commovente.

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