lunedì 13 dicembre 2010

Quali parole?

Mettere alcune righe su una tastiera o su di un foglio spesso aiuta. Aiuto. Ecco la parolina magica. Venerdì, sabato, domenica, lunedì. Quattro giorni diversamente difficili sono finiti. Ho riempito la vasca di acqua bollente e sale grosso, ho aggiunto qualche goccia di olio essenziale del secondo chakra, ha un ottimo profumo. Ho spento le luci grandi e lasciato due piccole e un po' di candele ovunque, ho spento la tv e acceso la radio on-line sulla voce "relax", ho lavato via le ore di ospedale usando olio e una vecchia spugna.

Ho ripensato a quello che sono state queste ore, ai dubbi, ai volti, alle parole, agli occhi, alle scelte, alle attese.
Alle lacrime di qualcuno che sono scoppiate in un'esplosione improvvisa, ho rivisto quello sguardo che cercava i miei occhi e subito dopo ho riconosciuto il braccio dell'infermiera che mi sussurrava di entrare nella stanza vuota delle medicazioni, ricordo i suoi occhi solidali e accoglienti.

Ora mi sono calmata. Grazie all'amica che mi ha sostenuto con le parole e con la piccola auto che mi ha lasciato in dotazione nei giorni in cui serviva, senza saperlo. Grazie a chi mi ha risposto al telefono mostrandosi disponibile a fare quello che gli chiedevo con grande naturalezza e dolcezza nonostante non lo veda da molti mesi. Grazie ai corridoi gelati dell'esterno dell'ospedale che hanno accolto i miei passi nervosi che studiavano cosa fare e come.

Grazie a lui, che ha resistito tante ore dicendo solo un paio di "non ce la faccio più" e che, a casa, finalmente nelle sue pantofole calde, ci ha sorriso con l'occhio vivace e dolce senza nascondere che fosse merito dei farmaci anti dolore.

Trattengo e controllo la rabbia per come sono andate le cose, che tutti sappiamo che se ci fosse stato il dottore dai capelli lunghi sarebbe stato tutto diverso, lo hanno detto anche le infermiere e le signore dell'urp...spero di riuscire a parlargli anche se da domani è il primario in un altro ospedale.

Abbracciamoci forte, ora più che mai

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