mercoledì 22 dicembre 2010

Miseria e nobiltà


Promessa mantenuta, che la madre espresse desiderio e mi sono organizzata. L'attore è molto bravo e molto napoletano. Incontrato al tavolino di un bar, ci invitò. Il teatro è walking distance dalle nostre rispettive case. Piove, questo non è bello. Gran ressa all'entrata, i posti sono ottimi, il caos un po' troppo ma c'è tanta allegria. Sono, siamo stanchi, in molti nella sala, lo spettacolo è lungo, lunghissimo. Un pisolo ci scappa quà e là. Mi affascina questo mondo sconosciuto di appassionati di teatro, di brave persone per nulla aristocratiche, bambini attori con sorelline addormentate, baristi-attori pieni di entusiasmo, Napoletani doc alleati con attori dialettali bolognesi. Lui mi piace, è bravissimo e si muove e parla come se fosse una versione "alta" di Babà. E me lo ricorda tantissimo. Struggimento passeggero a tratti. Nelle scene di monologo della moglie si sente una piccola voce arrivare dalla platea. E' Aristotele che chiacchiera, che i suoi genitori sono in scena e lui è abituato ad esprimersi, carino il cucciolo.

La fine arriva che è l'una, il pubblico allegro è decisamente stremato, bambini accasciati sulle poltrone, ovunque. Solo Aristotele è in piena forma e vuole fare un giro sul palco, sorride alla sala e vuole fare gli inchini di ringraziamento con mamma e papà. Fuori soffia vento gelato, a piedi non si affronta e chiamo un taxi.
Guardo mia madre e i suoi movimenti affaticati, l'età avanza, mi intenerisce la sua difficoltà fisica. Rifletto con amarezza sulla decadenza del corpo e sulle possibilità mancate, sulle solitudini dei giorni della festa, su quello che si potrebbe fare per vivere meglio un po' tutti...

Sogni strani e mal di gola. Come disse la madre, non siamo tanto adatte a questo clima. Vuoi mettere i teatri all'ombra del Partenone?

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