giovedì 23 ottobre 2008

Novanta chili di dolcezza

Vestito da pinguino, gessato grigio, caro.
La cravatta di seta è rimasta nella mia borsa.
Andiamo alla fantomatica trattoria D. Surreale tutto. Mangiamo benino. Ridiamo molto. Mi dici, a un certo punto, che mi pensi spesso quando ti trovi ad avere a che fare con gruppi che tu chiami "tribù". Perchè, mi spieghi, e non lo sapevo, per te, io e te siamo diversi. Uguali nell'essere diversi. Buffa questa definizione a cui tieni molto. Che mi accomuni a te nel non credere nelle manie, nei fanatismi, nelle estreme passioni che escludono altro, la cosa mi rende fiera e felice. E parliamo di tutto e sento che ci sei, con il cuore e con la mente. E mi fai ridere quando asserisci che l'errore madornale di Mr C è stato non farmi guidare la Harley (tu, mio motociclista preferito). E mi fai ridere quando racconti della tua relazione e mi inciti ad avere pazienza con l'assiduo corteggiatore, facendo paralleli puntuali ed incontestabili. Love dear. Grazie per come mi sai prendere in giro con amorevole ironia.
Ritorno a casa serena, sapendo che averti incontrato vent'anni fa ha un bel senso.

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