mercoledì 22 ottobre 2008

Equilibrismi quotidiani

Sogno strano: entrando da qualche parte, mi dice una frase e mi volto di colpo dicendogli "ok, me ne vado, ci sentiamo domani". Mi rincorre, mi sveglio.

La collega: ho detto al mio fidanzato che se non riesce a mettere un po' di sorriso e allegria nella nostra vita, non potrò resistere.

Il piccolo della mia amica non vede l'ora che venga la sua seduta di "elettricità" ( psicomotricità, a quattro anni la vita ha le sue difficoltà).

La nipotuzza sa per certo che suo padre ha bisogno del suo aiuto.

Serata casalinga creata e mangiata: la famiglia accogliente si inventa fra noi.

Il baby si è fatto male, il padre è distrutto. Capisco e abbraccio come posso. Non è chiaro cosa succeda da quelle parti.
Vorrei... ma non posso, credo dovrò aspettare. Aspettare che decida come muoversi, che si senta pronto. Tengo a freno qualcosa dentro di me, qualcosa che vorrebbe agire in modo impulsivo, in modo distruttivo, in modo impaziente, in modo, forse, giudicante.
Mi prendo solo una pausa, innocente pausa...

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