Non so perchè, mi sono svegliata con questo titolo in testa. Da trasformare. Il concetto non mi è chiaro. Del libro mi è piaciuto di più...il titolo. Che non è grande recensione in effetti. Non capisco questo gran successo. Lo trovo un mattoncino per niente entusiasmante. Che accenna ma non dice. L'argomento però è interessante, sparpagliato fra banalità varie.
Ma il mio mondo onirico cosa ha collegato?
Forse il diritto alla solitudine e all'originalità come qualcosa che la società non riconosce e non autorizza. E il pensierino forse mi è venuto pensando alle persone che ho incontrato ieri sera. Che l'unica omologazione che raccontano è quella di essere non classificabili. Che ho letto come atto coraggioso, che ne siano consapevoli o meno. E che importa se la perfezione è assente? La cosa simpatica è che la piccola osteria di biassanot era piena di voci libere che non recitavano e non chiedevano riconoscimenti. Che ad ognuno l'oste non chiede di essere speciale ma solo sè stesso. Che tutti abbiamo storie e limiti, chi più chi meno. Come se fosse un moderno porto franco.
2 commenti:
Io ho finalmente restituito il libro alla lù dopo forse più di due mesi che lo tenevo sul comodino senza neanche averlo cominciato.
Forse era già mio per usucapione ;-)
Mi dispiace non averti vista ieri sera ma sono contenta che non hai rinunciato per la stanchezza.
Certo che non so dove la trovi tutta questa energia..
@plain L'energia è al minimo, il fatto è che il sotto zero mi ha fatto optare per l'osteria sulla via di casa, sai, noi motociclisti non ce la passiamo benissimo. brrr!
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