martedì 27 gennaio 2009

Che situazione!

Si lavora tanto e duro. Sto cercando di mettere la nave in grado di navigare, con tanto sforzo. Quello che mi hanno chiesto, quello per cui mi hanno voluta. Faccio più o meno le cose che ho sempre fatto ma con maggiore carico perchè la barca è acciaccata e gli ingranaggi necessitano di revisione e di attenzione continua. Il guaio è che i miei sforzi (e risultati) vengono apprezzati dal capo e, paradossalmente, è successo qualcosa di estremamente antipatico. Mentre l'organizzazione comincia a delinearsi, un collega, quello che mi ha pubblicizzato e chiamato, è nel mirino del capo che si accanisce contro di lui in ogni istante. Perchè è scarsamente incisivo e i fatti dicono che è stato dispersivo, ma anche perchè si sente presa in giro. L'aria è appestata, pesante, faticosa. E io non so proprio cosa fare. Non c'entro nulla. Non posso smettere di essere efficace per proteggere lui, non posso fare di più di quello che faccio. Perchè ascolto lui e lo consiglio di stare calmo e non fissarsi. Perchè ascolto (meno) lei e le chiedo di non esagerare e di avere pazienza. L'assurdo è che lei, il capo, è sempre più logica e mi aiuta nel lavoro mentre lui comincia a stancarmi, nel senso letterale del termine. Perchè, anche se capisco la difficoltà in cui si trova, non riesce a smettere di brontolare e urlare e agire in modo approssimativo sul lavoro, cosa che tutti vedono, lei per prima. Situazione imbarazzante, io cerco di fare il possibile per aiutarlo e lui finisce per essere un "ostacolo" allo svolgimento del lavoro con il caos che diffonde e il malumore con cui riempie l'aria. Lui parla male di lei (continuamente) e lei di lui (meno). Come si esce da tutto questo? Come si ferma una guerra se nessuno intende rinunciarvi?

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