lunedì 3 novembre 2008

Partenza, cena, pioggia

Puntuali. Il treno è una specie di carro bestiame, densa presenza umana. Carellino bar sprovvisto del necessario ma propone prodotti inutili e insani. Disidratate arriviamo nella bolgia della stazione della capitale, piove, assai, per tutta la serata. San Lorenzo, ristorante affollato. Amici romani, uno, due, tre. Il numero tre viene introdotto lungamente, ante arrivo. Tant'è che, al suo arrivo lo scrutiamo senza entusiasmo che lui, allampanato estaraneo alla comunicazione diplomatica, ricambia con assoluto disinteresse nei confronti delle forestiere. La casa dove veniamo ospitate una specie di museo (mausoleo?) con vista sul Cupolone. Bella la collina su cui si stagliano i palazzotti pieni di verande e palme. Lettone, piumone, tatami e parquet. No lampadari, solo abat jour imponenti (di cui solo 1/3 con rispettiva lampadina). Assoluta assenza di specchi. Sulla scrivania la foto del padrone di casa che stringe la mano al Papa (non il tedescaccio, l'altro, il polacco simpatico).

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