mercoledì 11 novembre 2009

Provocazioni reiterate dell'ambiente

Il mio lavoro sta prendendo troppo spazio, il mio crudele capo sta avvelenando l'aria e ci stiamo tutti ammalando. Lo possiamo denunciare? Magari.

Che dire? Ho detto cose che mi facevano impressione mentre le pronunciavo. Ho passato la prima mezz'ora della giornata, alle sette del mattino, a fare quella "cosa lì" cioè scrivere senza fermarmi tutta la spazzatura che avevo dentro. Poi ho stirato, ho sistemato due cose rimandate sul pc e altre piccole cose.
Non sono sicura di avere fatto bene a rispondere alla mail come ho fatto. Non era mia intenzione dare malessere a nessuno. Mi domando cosa mi potrebbe aiutare, sbloccare. E, sospetto espresso all'alba al telefono, mi sa che la mia parte piccolina-infantile-depressina si sta allargando e spinge per alimentare la pigrizia dell'adulto. Che non riesce a mantenere i suoi impegni. Con sè stesso. Che sogna un miracolo, una manna dal cielo. Anche un'amnesia temporanea che liberi la mente dai suoi ricordi e dalle sue paure per il presente e il futuro.
Come si esce dal vortice del nichilismo?
Leggendo Sartre o testi di pensiero positivo? O magari azzardando una spesa folle per una settimana a mollo fra i pesci colorati? Mi piace più la seconda. Ci riprovo.

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