lunedì 16 novembre 2009

Gli abbracci spezzati

Rientro a casa dopo le ultime ore di lavoro in cui assisto preoccupata alla mia stanchezza fisica e mentale che prende tutto lo spazio. Mi domando perchè, mi domando se ci sia qualcosa a spiegare questo malessere che mi invade. Racconto i miei dubbi e mi viene detto che è assolutamente naturale che sia a pezzi vista la situazione. Mi innervosisco con me stessa che si giudica debole anche quando sta male. Non importa se altri reggerebbero meglio. Per me è troppo ed il limite è già oltrepassato. Mi sdraio un'oretta e non mi riposo. I muscoli sono indolenziti da giorni, il cerchio alla testa è indelebile. Mr C ha un problema nuovo che gli da dolore, rinuncia ad uscire e si prepara al ricovero della mattina seguente. Credo sia meglio l'ospedale vicino a casa sua anche se per me sarà più difficile andare lassù sulla collina. L'amica non esce più, è stanca. Anche la sua vita ultimamente è una corsa stressante. Però Lù, anche lei reduce da settimana difficile, c'è per il cinema. Andiamo nella sala comoda vicino a casa, garanzia di parcheggio facile e poltrone larghissime e scomode. Mi offre Pringles e acqua naturale per festeggiare la nuova auto rosso fiammante. Serata di relax totale.

Almodovar non delude mai. La Penelope Cruz in questo film è simpatica (il suo personaggio non esattamente). La fotografia mi piace, la luce anche, i colori sono i suoi e quelli della Spagna che racconta. Molte piccole scene di dolci cose (il rapporto fra il protagonista e il giovane Diego e fra la madre e il figlio). La solita mescolanza di stranezze e ordinarie cose. La trama ha una lieve struttura di mistero da svelare, leggera e ironica, come sempre. La musica di chiusura mentre scorrono i titoli regala l'atmosfera lieve da portarsi a casa.

Ribadisco la piacevolezza del cinema, quello del biglietto alla cassa, del buio nella sala e della completa immersione nello schermo gigante e nell'avventura raccontata. Niente a che fare con un dvd da vedere sullo schermo del maledetto elettrodomestico di casa. Che sia grande e figo quanto il divano (per chi possiede le due cose, io no) non mi farà cambiare idea.

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