Che non sai mai quando arriverà e quanto durerà.
Mi chiedono come sia andato in fine settimana, rispondo "bene" e mi accorgo che l'ho detto con "quella voce". Mi guardano, sorridono e decretano che si vede, benissimo. E sono serena e calma e morbida in tutto quello che faccio. Che poi non so mica cosa e quando e come.
Ma quella sensazione c'è, oggi, nel quì e ora.
Il collega carino cerca con me un accessorio per il nostro i-pod e mi racconta del suo letto del settecento sulla cui testata si vedono i segni delle testa dei passati proprietari. "Tristissimo, vedi che uno deve essere morto molti anni prima dell'altro". Che stai dicendo? Ma lui è convinto.
I fornitori arrivano pieni di sereno entusiasmo. I musicisti di Branduardi sono particolarmente piacevoli, il gruppo di parrocchiani arrivano chiedendo di me, gentili e affabili, le vecchiette tedesche emanano grande pace e la loro tour leader è precisa e molto simpatica. Esco dal lavoro tardissimo e non piove: gioia. Al supermercato ci scambiamo cenni di condivisione nel constatare che la verdura è terribile, non si può comprare. La eterogeneità dei negozi del centro mi affascina sempre e comunque.
L'amica mi chiede ma mi vuole in realtà dire. Il suo "fidanzato" è freddino. Mi dispiace per lei (se fosse venuta con noi avrebbe avuto anche lei un po' di coccole, lo sa anche lei). Che di colore e abbracci e baci e possibilità è pieno il mondo.
Non c'è stress, solo cose da fare e pregustare.
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