mercoledì 24 giugno 2009

Guarda che luna, guarda che mare

"Resta soltanto tutto il rimpianto
perché ho peccato nel desiderarti tanto
ora son solo a ricordare e vorrei poterti dire
guarda che luna, guarda che mare!"

Il musicista poliedrico la canta con voce rauca (che non è un cantante) e dall'alto dei suoi due metri di magrezza emana la serenità che la musica racconta delle nostre piccole verità ordinarie. La notte è fredda e la campagna bellissima, ci rilassiamo riposandoci dai nostri pensieri, mangiamo una fetta di mortadella e rientriamo in città con una bella serata alle spalle e i semplici progetti del prossimo futuro. Sono con due persone che mi vogliono bene, è molto, è abbastanza. Li accarezzo con lo sguardo dal sedile posteriore e mi permetto il lusso di non parlare.
Riascolto con la memoria il ritmo afro-beat-romagnolo della ballata finale, Afro Derrick, e me la rido sotto i baffi. Sì, penso agli occhi blu, ma con calma, come deve essere.

Che mi aspetta un'avventura terribile e risolutiva: macerie in casa per esaudire un sogno che da troppi anni aspetta. Speriamo che non piova.

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