mercoledì 17 giugno 2009

Dall'Egitto al Brasile a Chicago

Nel fresco giardino del quartiere dove l'insalata di trasforma in un concerto appassionato. E il ragazzo brasiliano interviene sul nostro discorso senza imbarazzo, con modi garbati e rilassati. E si parla di paesi lontanissimi con popolazioni così diverse. Duecentomilioni di persone. Che numeri ragazzi. Parla consapevole della sua condizione di privilegiato che non nasconde. La sua musica era bellissima e dolcissima. Si allontana con la formula che non si usa quasi più in questo paese "è stato bello conoscervi e piacevolissima la chiacchierata".
Poi arriva Von, Von che ha chiuso il concerto con l'isurrezione dei suoi colleghi musicisti che hanno abbandonato il palco visto il suo delirio, non ricordava le canzoni e faceva un gran casino.
Dai suoi due metri di pelle scura e dentatura smagliante, mi si avvicina tendendo le braccia "Sei tu! Come stai?".
Von che è in questa minuscola città da molti anni e comincia ad avere l'aria di chi tornerebbe nella sua metropoli maledetta di corsa.

Il messaggio che mi arriva è dolce e affettuoso. Il sogno, anzi, l'argomento del sogno in realtà è vivo, in carne ed ossa, vicino fa meno male.

La strada notturna in bicicletta mi piace. Sotto casa mi distraggo e volo per terra, un po'. La mano mi fa male, è ora di chiudere questa giornata.

Che di tutt'un po' è pieno il mondo.

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