giovedì 1 aprile 2010

John Coltrane I wish I knew

Lui dice tante cose, entra e corteggia, ammicca, esagera, lambisce con parole potenti, invita e sorride. Passano i mesi. Ogni tanto sparisce, ogni tanto ricompare.
Non molla. Ritorna all’attacco. Lei è incuriosita, a volte affascinata, a volte perplessa. Poi, un paio di volte, si perde nei suoi occhi liquidi. Pensa a lui e lo dimentica. Poi un giorno lui trova la chiave di volta, trasforma quell’invito in modo che sia più facile accettare, si propone adattandosi ai ritmi di lei.
Lei, sorpresa e grata della sua capacità di trovare il tempo e il modo giusto, accetta. Accettare e rischiare e giocare e osare e ascoltare. Non importa che piani abbia lui. Gioca bene le sue carte. E lo fa disinvolto, si espone e offre.Qualcuno che cura e offre e sorride e avvolge con attenzioni. Un paio di ciabatte, un accappatoio, una spazzola, una tavola apparecchiata, profumo di cannella, un pezzo di formaggio, vino, spaghetti e insalata. Il suo ritmo e le sue parole sono difficili da gestire. Ma la distanza dell’estraneità aiuta. Niente da controllare o da pianificare.

Un pomeriggio
Estate.

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