domenica 13 dicembre 2009

Non c'è due senza tre

Che la mattina domenicale inizia con un capuccino al tavolino della Linea. Sereno stare quì a ciacolare con l'amica dal sorriso luminoso, i piedi sono gelati, che è inverno e, anche se è moda piacevole, il tavolino all'aperto ha le sue controindicazioni. La raggiungiamo al banchetto dell'associazione per salvare quei poveri orsi. Compriamo due cosette per sostenere l'organizzazione che si batte contro la tortura dei bestioni in questione (che qualcuno si alza la mattina e considera un lavoro andare a mungere la cistifellea di poveri orsi segregati per ricavarne bile per presunti medicamenti). Firmiamo. Dopo un giretto ritorno al banco e arriva l'orsacchiottone alto che adoriamo entrambe. E ci scappa il bicchiere di vino che ci scalda per benino insieme alle battute deliziose di cui lui è un maestro.
Quando torniamo al banco studiamo con Tizi alcune accortezze pro vendita di sostegno alla causa.

Uno: passa Babà, mi vede, rallenta, io mi giro ma vedo tutto il tragitto, finché scompare. Che strana cosa.
Due: dieci minuti dopo ricompare dall'angolo in cui era sparito, il collo attento a guardare avanti e vedere a sinistra, dove sono io, dove ero anche prima. Stavolta guardo le spalle allontanarsi, lentamente, che non è la velocità del suo passo. L'amica stavolta si domanda, scalpita "non fai niente?" No.
Tre: riappare dopo dieci minuti. Stavolta di fronte.
Continuo a fare quello che stavo facendo. Ha la spesa. E' andato.

Era una giornata carina e serena, rilassata. Quella in cui certo non ti aspetti di incrociare tre volte quel calesse che un anno fa pensavi fosse amore.
Ho passeggiato, ho comprato un regalo azzeccato che mi piace tanto, ho rivisto qualcuno col quale ho fatto belle chiacchiere. Ho pensato anche a lui ma sono tornata a casa nella pace più completa. Così.

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