venerdì 7 gennaio 2011

Acqua, fazzoletto, cotone!!!

Questo racconto mi fece mia madre sul regionale veloce da Venezia, ieri sera.

Riassunto delle ultime puntate:
primi giorni dell'anno lavorando...al limite della possibilità fisica (che già ero stanca, stanchissima). Un appuntamento con una dottoressa che finalmente mi aggiorna senza spilorceria di tempo e argomenti sullo stato della situazione di Mr C. In moto nella serata più gelata dell'anno mi domandavo che accadrà quando il rubinetto delle lacrime si aprirà. Mezz'ora di starnuti, tre aspirine e una fetta di panettone chiudono la serata glaciale, che la sveglia è un'ora prima dell'alba. Giorno dopo recupero l'auto e filo velocissima in collina, la situazione che trovo è peggiore del previsto, tre persone disperate a cui non so come dare conforto, cerco solo di parlare poco ed a segno (che le cose si devono fare). La mamma di Mr C respira e scaccia le lacrime, sapendo che non potrà crollare. Mattina del sei gennaio, a un'ora dall'appuntamento, la sorella chiama che non riesce a venirci a prendere che le due ragazze sono ribaltate dall'influenza. E la nonna? La nonna che ci aspetta dopo due anni? Accendo una sigaretta e mi siedo al pc, che cavolo di piano B mi invento? Fatto, tre telefonate, carta di credito, incastriamo tutto e saliamo su un treno per Venezia. Soldi, spesa improvvisa non preventivata, tanto per cambiare. Valeva la pena, assolutamente, la giornata è perfetta, nonostante tutto.

Sul treno di ritorno. Parliamo di un po' di cose. La mamma ha un'aria dolce e serena che non vedo spesso. Io sono talmente stanca che le parole mi escono morbide come non mai. Mi dice "acqua, fazzoletto, cotone".
E' il racconto di qualcosa che la mia mamma non ha mai detto a nessuno in 65 anni.
E' il racconto di un dolore grande di una bambina di cinque anni, di un dolore terribile e di due sogni ricorrenti di cui ha avuto paura fino al matrimonio ed oltre.

"acqua, fazzoletto, cotone" era il suo grido nella notte agitata, era la sua richiesta agli adulti perchè le fornissero i suoi strumenti di consolazione e protezione. Acqua sul comodino da bere al risveglio dall'incubo. Fazzoletto da succhiare insieme al pollice tentando di addormentarsi. Cotone idrofilo in quantità industriale (che si prendeva dall'ambulatorio medico del padre) che veniva messo sotto ai piedi per essere strofinato in maniera autistica fino all'arrivo di Morfeo. Che tenerezza pensare a quella bambina che non si fidava della propria madre...

Su quel treno ieri ho visto qualcosa che credevo non avrei conosciuto mai.

Love Mom, gli anni passano e i dolori si trasformano, vero?

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