domenica 3 gennaio 2010

La catalana vergognosa

Cenetta, pizzetta con gruppetto nuovo. Risate che mi, ci fa male la pancia.
L'uomo serio, quello che quando ci hanno presentato mi ha puntato un dito contro, che voleva dire, e ha detto, io ti conosco, ha lanciato una proposta di ordinazione che noi abbiamo accolto al volo. Una catalana? Ma certo! Lo dice lei ma noi appoggiamo con grande ilarità: "ordiniamo una catalana con otto cucchiaini, certo". E lui, l'uomo serio e allegro, ci passa la scodella con i commenti attesi. Dice che è al limite della decenza, praticamente immangiabile. L'oggetto passa di mano in mano, assaggiamo tutti, commentiamo in grande serietà. Al dunque scoppia la risata coreografata dal nostro istrione di fiducia. Una piccina catalana in otto e riusciamo a restituire la ciotolina mezza piena. E l'arguzia verbale non si placa più. Il veterinario-artista non fa pause, ci sconvolge con le sue battute, ci fa lacrimare gli occhi. E sfodera continue ricette improbabili, irripetibili. Usciamo. Lui ha berretto buffo, sciarpa mille colori, spilletta luccicante a forma di corona e guanti di pelle con disegnate le falangi, perfettamente. L'uomo serio sorride, anche a lui duole la pancia. L'uomo bello che ha il cuore spezzato per una cravatta dimenticata a casa di una donna, ride con i denti splendenti e si avvia con l'ombrello più elegante che abbia mai visto. Ognuno ha un quadro in mano. Lo scultore di pene gigante in legno africano ci racconta del suo lavoro in discarica. Ci salutiamo sotto la luna e il cielo blu.
Il mondo è una giostra, un giro tocca a tutti.

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