mercoledì 5 agosto 2009

Identità e salvezza

Rifletto in questi giorni su come le persone cerchino sollievo e risposte. Sulle scelte di adesione incondizionata, su come i malesseri e gli ostacoli portino a rivolgersi a certezze precostituite, a dogmi e rituali. Alcuni seguono un percorso di dubbio e di studio. Altri si affidano in toto a un gruppo, a una fede, a regole che vivono come salvifiche. Spesso siamo alla ricerca di un "impianto" che ci aiuti a disciplinarci, tutti cercano un aiuto per dirigere la propria vita. Alcuni seguono un percorso che prevede la consapevolezza e ci arrivano cercando di non farsi prendere nelle maglie di schemi rigidi, cercano aiuto ma non si affidano a qualcosa di esterno. Ho incontrato qualcuno che non ha saputo fare di meglio che identificare la sua salvezza con l'abbandono acritico a qualcosa, qualcuno che decide per lui. Mi spaventano queste cose e sono scandalizzata che esista ancora una chiesa che convince la gente che esiste un "male" come se fosse un'entità tangibile e reale che ha il potere di decidere tutto della vita degli uomini. E mi stupisce che persone intelligenti che vivono nel complesso mondo degli anni 2000 si affidino a chi spiega tutto togliendo responsabilità e potere alle persone. E mi fa anche arrabbiare vedere come tante persone soffrano e tanti altri usino la sofferenza altrui per mietere adepti da condizionare. Come se le difficoltà possano essere gestite solo se si abbandona sè stessi per assumere l'identità che qualcun altro prepara per te, come se la salvezza fosse in vendità su uno scaffale. E il prezzo da pagare?

Nessun commento: