sabato 19 marzo 2011

La luna bella nel cielo bello

Tante cose, tante emozioni, tante immagini. Vorrei scriverle tutte, ricordarle tutte.

La candelina l'ho accesa e l'ho messa davanti al sorriso dolce e malinconico di Mr C che mi guarda nella cornice che mi ha regalato il signore gentilissimo. Tanto gentilissimo che molti pensavano fosse un parente.
Ho sentito chiamare il mio nome mentre stavo guardando i ragazzi che buttavano le rose bianche nella fossa. Era lui, sorriso dolce, con i miei tulipani colorati in mano che aveva capito dall'inizio che volevo gli facessero compagnia i colori della primavera che amava tanto.

Il piccolo cimitero circondato dalle colline verdi, il sole che scaldava gentilmente. Noi con i piedi nel fango. Gli uomini belli con i loro gilet d'ordinanza che facevano picchetto d'onore ai lati della cassa, poi con me immobili ad aspettare che la terra lo coprisse.

Ore in cui ovunque mi voltassi c'era uno sguardo attento a capire, ad aiutare, ad avvicinarsi se solo facevo un cenno. La Maria che mi teneva sempre a portata di occhi, che si lasciava accarezzare dai ragazzacci con gli stivali grossi. Lei così piccola occhi negli occhi con il biker di due metri.
E gente che piangeva e non sapevamo chi fosse. Un ragazzo giovane, giovane che ha pianto dall'inizio alla fine e ho capito che era il figlio di B, padre motociclista, figlio motociclista, padre e figlio con la stessa passione. Che poi è venuto ad abbracciarmi e gli ho detto di non preoccuparsi che C ora starà bene, Che mi raccontava tante cose di questo piccolo uomo in gamba.

Le risate che scoppiano improvvise a tutti. Anche la Maria. La cugina che chiamo a dirle che le due comari hanno rotto le balle e lei mi dice che sì, rompono. Che si sono inventate che bisognava dare uno psicofarmaco alla mamma e che la tiravano per un braccio per portarla a casa. Lei, leonessa incattivita che alza la voce. Vi pare di dire bagianate così? Mi volete impedire di seppellire il mio bambino?
E allora ho sgomitato mentre lei cercava il mio sguardo, ho fatto schermo allontanando le comari e le ho dato la mano come in questi due anni. Andiamo?

E T. aveva risolto il problema dello psicofarmaco incombente...ha mentito, me lo dice sorridendo, ha detto alle comari che le aveva dato un calmante. Brava, menzogna a fin di bene, non ci avevo pensato.

Andiamo. Cammino verso la macchina, sono confusa. Vedo le moto accendersi, sono tante, cinquanta. Poi incrocio lo sguardo di S sotto il casco e gli grido "hai un casco"? e salta giù e grida che lo sentono anche quelli già partiti. Corre e lo guardo correre e vedo altri correre. Poi vedo un casco che vola e lui che lo acchiappa e mi sorride da lontano. E, seduta dietro a quest'omone che non si è fatto vedere in questi mesi difficili e duri, lo abbraccio e piango con l'aria sulla faccia. Accellera e raggiungiamo Mr C e il gruppo che era con me a casa subito prima che ci lasciasse. Non ci avevo pensato ma sono felice di quest'ultimo giretto in moto che abbiamo fatto insieme e so che lui c'era e sorrideva.

Nessun commento: