sabato 9 dicembre 2006

In un' ora

Mi siedo sulla poltrona che mi è stata indicata.
Resto sola i soliti tre minuti, immagino che siano previsti come funzionali.
Mi chiedo cosa dirò. Un secondo dopo mi dimentico di preoccuparmi.
Lascio affiorare la consapevolezza, so perchè sono quì.
Riassumo quattro anni.
Mi segue, si ricorda tutto.
Parlando di lui capisco che non sono sincera da troppo tempo.
Le interessa ogni parola che dico, ogni piccolo dubbio.

Parla. Domanda.
Accompagna le parole con una carezza della voce e dello sguardo.
Le dispiace che non l'abbia chiamata quel giorno.
Un giorno specifico? Non ricordo.
Non importa.

Il pieno, troppo, invadente e invasivo.
Il vuoto, troppo, doloroso,
un compromesso dettato dalla stanchezza e dalla paura.
La forza, troppa, faticosa e prepotente.
Era necessaria, dice, non hai sbagliato. Non allora.
La fragilità. Un linguaggio nuovo, da imparare, da gestire.
L'equilibrio. Tempi giusti e modi utili.
La sua sicurezza diventa anche mia.
Sto imparando.

Un'ora. Per pulire e rassettare l'amor proprio.
(ti cito Plain
grazie per la politica degli abbracci che stai promuovendo)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere che stai cercando un modo per stare meglio.
A volte da sole non ci riusciamo.