lunedì 14 gennaio 2019

I LOVE scrivere

...un cartoncino adesivo con un piccolo cuore. Mi piace e lo attacco sul frigo. Il giorno dopo lui produce un bigliettino di tono contrario e lo appiccicca di fianco al mio.
Dubbi. Soltitudine. Impasse.
Ennesima o diversa?
Che succede?
Dove, quando mi sono arenata?
La crisi segna e indica. Indica che qualcosa va cambiato. Cosa? Tutto?
Cosa significa tutto?

Ogni lasciata è persa. Sono imbavagliata. Auto-imbavagliata.

Non riesco più a commentare, a dire la mia. Come se non ci fosse un "mio".
Oltre a questo silenzio e questo senso di abbandono in cui mi sento rinchiusa, auto-rinchiusa.

Il mio collega l'altro giorno mi ha esortato a trovare il tempo per "parlarmi". Ha detto che è pericoloso non darsi ascolto. Vero, verissimo. Dolorosamente vero.

Dalle piccole alle grandi cose, ristagno, vegeto, faccio il morto.
Ma il dolore non si sposta, rimane spalmato, impregna tutto.
Esci, vai all'aria. Sola? Sola fuori, sola dentro. Lo sai che l'aria ti fa bene, esci.
Non ci riesco. Non riesco più a creare relazioni. Nemmeno con l'asfalto e il cielo.
 
Distanze, quelle sì, ci sono, si ampliano, crescono. Crescono con il mio senso di delusione perenne.
Ormai siamo alla vergogna. Cosa vuol dire vergogna?
Vergogna per essere diversa in questo mio malessere, in questo mio sforzo non riuscito per rimettermi in armonia con il resto del mondo, un latente senso di colpa per questo mio sentirni isolata, fuori connessione con il mondo che corre e si incontra. Vergogna per il mio perdermi nella mia agorafobia e nel
Non riesco a sentirmi viva. Non riesco a vedere speranza davanti a me.
E la mia piccola anima ribelle?
Che egoismo in questo individualismo. Che spreco questa libertà. Libertà di seconda mano. Usata, logorata, lisa fino alla trasparenza. Una passeggiata che male può fare?

Parole trattenute, pensieri trattenuti perchè non espressi.
Non giudicare, lasciar andare, glissare.
Cosa rimane? Questo vuoto in uno spazio troppo grande o troppo stretto.
Scrivere? Una delle mille cose che ho smesso di fare. Quando? Perchè?

Mi sembrava di essere. Mi sembrava di avere un bel futuro. Finalmente una casa vera. Un tetto e una vita da vivere con qualcuno che si dichiara, seppur con alcune ambiguità, la mia "famiglia".
Eppure è scivolata via la vita ed è rimasta la lavatrice, la polvere, le litigate sul formaggio che non si dovrebbe acquistare in quantità da caserma. E io che mi sento senza una vita. Che mi sento ospite non pagante nella mia casa, nel mio letto. Letto con lenzuola e coperte da litigarsi. Io piccola, lui grande. Discussioni su dove debba essere posta una coperta. Ridiamo qualchla  volta. Qualche volta ci abbracciamo e tutto sembra possibile. Poi la routine riporta tutto al punto dolente. Io sono ferma. Immobile. Triste e mi sento in colpa perchè sono triste. E non ho più parole per nessuno. E mi sembrano tutti esseri che corrono e mentono. Non ci sono più le parole di un tempo. Solo messaggi Whatsap che mentono, mentono, mentono. Il vuoto riempito da disegnini e cuoricini e piccoli filmati inutili.

Messaggi lanciati come fossero cicche sul selciato, inutili, che non si capisce se siano comunicazioni o decorazioni, fiorellini stupidini a decorazione del nulla.

E poi ti domandi se ci sia un senso...e la radio suona cose belle che ricordano tempi in cui si perdeva tempo a parlarsi, a raccontarsi i propri sogni, i propri dubbi.
E si usciva per stare insieme, per scambiarsi idee e stupidaggini.
----------------continua



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